Capitolo 3

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Osservo il pavimento, non voglio guardare di nuovo nei suoi occhi, non ne ho semplicemente il coraggio.

È come se al mio cervello quelle parole non fossero ancora arrivate, infatti ci metto tempo per capire cosa ha appena detto e durante quegli attimi sento il suo sguardo bruciarmi la pelle.

Indietreggio quasi avendo paura che mi perforassero, come se quegli occhi potessero farmi.

«Cosa vuoi da me?»

Le parole mi escono dalla labbra senza che riesca a controllarle, ma è la domanda che ora come ora non riesco a togliermi dalla testa.

Lui, Luke, fa dinuovo quell'espressione sorpresa appena sente la mia domanda.

Forse è stupito dalla mia reazione perché non è ciò che si aspettava.

Il suo sguardo sul viso è come una calamita, sono così tentata di guardarlo dinuvo che non riesco a resistere alla tentazione e le nostre iridi si scontrano.

Terra e mare.

Ci guardiamo in silenzio per quelli che sembrano i secondi più lunghi della mia vita.

«Da te?» Mi chiede all'improvviso, ed aggrottisce la fronte.

Annuisco, incapace di parlare.

«Da te non voglio nulla.» Dice duramente.

Lo guardo sperando che continui a parlare perché la voce sembra che mi sia morta in gola.
Non vorrei fargli altre domande, non so come le prenderebbe ed ho abbastanza paura della sua reazione.

E poi dando conto a ciò che c'è scritto sulla sua tuta è un detenuto... che crimine ha commesso?

Droga? È possibile visto che é abbastanza giovane, non gli darei più di venticinque anni.

Furto? Magari qualche supermercato o qualcosa di più grosso.

Poi un pensiero mi attraversa la mente.

Omicidio?

E mi sento quasi di rimettere.

Ho voglia di chiederlo ma paura nel sentire la risposta che darebbe.

Se mi dicesse che aveva ucciso qualcuno o magari più di una persona?
Come reagirei allora?

E se volesse uccidermi?

Qualcosa di duro e freddo tocca le mie spalle, sussulto e mi giro di scatto trovando il muro dietro me.

Non mi sono accorta che stavo indietreggiando.

Lui nel frattempo è entrato nella stanza, lasciando la porta aperta dietro sé, poco più di due metri di distanza tra noi.

Restiamo entrambi in silenzio, la mia attenzione è ancora una volta rivolta al pavimento.

«Qualcun'altro vive qui?» Domanda mentre si guarda intorno.

Sembra non essere davvero interessato alla risposta, come se in realtà già la sapesse.

«No.» Dichiaro «Ma viene spesso molta gente a trovarmi.» Aggiungo come per avvertirlo che noterebbero la mia assenza se mi succedesse qualcosa.

Anche se dubito che qualcuno, fatta eccezione per i miei genitori, se ne accorgerebbe.

Annuisce sovrappensiero, le labbra sempre strette in una linea dura.

«Non voglio ucciderti.»

Sbarro gli occhi e libero un sospiro che non sapevo di trattenere.

Stockholm Syndrome || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora