Il mio non era un quartiere particolarmente pericoloso, pericolosa era la mania di mia madre di tenermi lontana da ogni rischio.
Durante il mio primo giorno in questa casa mio padre mi disse che ne avevano scartate almeno tre o quattro proprio perché lei non le riteneva 'Abbastanza sicure'.
Da una parte trovavo davvero dolce il fatto che si preoccupasse per me in questo modo, ma in quel momento non avrei potuto detestarlo di più.
Temperai la matita che avevo tra le mani e continuai a tracciare le linee sul foglio, sotto di esso molti altri simili.
Stavo disegnando la pianta della casa da quella mattina e, contando il fatto che erano quasi le sei di sera, avevo iniziato seriamente a mettere in discussione la mia sanità mentale.
Avevo il terrore di aver dimenticato qualche porta o finestra attraverso la quale sarei potuta scappare, per questo continuavo a segnare inutilmente ogni uscita.
Inizialmente credevo di aver accettato il fatto che il mio destino fosse in mano ad un pazzo ma la mia mania del controllo mi aveva fatto fare marcia indietro.
Io non accettavo affatto che il mio destino fosse in mano ad un pazzo, il mio destino era, appunto, mio.
Con questo discorso sarei anche potuta partire da sola per la conquista del mondo, ma nel mio caso non serviva a molto.
Le mie possibilità di sopravvivere erano, come avevo capito ma non accettato ormai da un po', davvero poche e tutte in mano a Luke.
Luke.
Quel ragazzo era ancora un tale mistero per me.
Lui era serio ed un attimo dopo ironico, rude e subito dopo quasi gentile, lasciava quel sapore di amaro quasi dolce che mi confondeva più di tutto.
Per non parlare dell'altro giorno..
"«Vorrei farlo io.» Mormorò.
«Cosa?» Sussurrai.
«Morderti le labbra, vorrei farlo io.» Disse prima che i suoi denti intrappolassero la mia pelle, tirandola lentamente. "Continuavo a rimuginare su quei fatti ormai da due giorni, tempo durante il quale niente del genere si era ripetuto, anzi, sembrava che il biondo mi evitasse.
Ero a dir poco sconvolta dalle sue azioni, andavano contro ogni mia aspettativa nei suoi confronti.
Ed ero ancora più sconvolta da me stessa e dal fatto che quel gesto mi fosse piaciuto in un modo che mai mi sarei aspettata.
Le sensazioni, il formicolio lungo la spina dorsale e i brividi lungo le braccia, cose che mai avevo provato prima e che, considerando chi fosse l'artefice, non avrei mai voluto provare.
Odiavo quelle sensazioni proprio perché le avevo amate, proprio perché avevo il terrore che una qualunque cose mi potesse spingere a provarle di nuovo, e quella sarebbe stata la mia fine.
L'unica cosa che però mi chiedevo in quel momento era perché lo aveva fatto.
Prima di allora non mi aveva mai toccata in quel modo o con quelle intenzioni, anzi aveva sempre messo una chiara barriera tra me e lui, barriera che aveva distrutto in pochi secondi come niente.
Eppure credevo che per lui fosse così importante avere il suo spazio, mi teneva sempre alla larga standomi il più lontano possibile.
«Vestiti.» Una voce prepotente si fece spazio tra i miei pensieri facendomi sussultare per lo spavento.
I fogli erano stati ormai abbandonati sulla scrivania ed io, in preda alle mie riflessioni, non avevo sentito la porta aprirsi.
«Cosa?» Chiesi confusa.
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Stockholm Syndrome || Luke Hemmings
FanfictionResponsabilità, indipendenza e libertà. E' questo che cerca ogni ragazzo dell'età di Allison, ma la differenza è che lei li ha finalmente ottenuti. Avere una casa propria, non doversi preoccupare di nessuno, cos'è meglio? Per i genitori lei è intell...