Capitolo 8

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Una delle cose più strane della vita è che continua ad andare avanti, cieca e inconsapevole.

Anche mentre il tuo mondo personale si sta distorcendo e trasformando, disintegrando addirittura.

Un giorno hai un posto e un percorso, il giorno dopo sei perso nel deserto.

Un giorno hai una vita, il giorno dopo questa è in mano a qualcun'altro.

E comunque il sole sorge e le nuvole si ammassano e scorrono e la gente va a fare la spesa e gli sciacquoni dei gabinetti vengono azionati e le persiane salgono e scendono.

Ecco quando ti rendi conto che la maggior parte di tutto questo, della vita, non ti riguarda.

Continuerà a girare anche senza te, anche dopo che sarai morto.

Quando mi ritrovai in quel paesino ecco cosa mi sorprese di più: tutto sembrava normale.

Non so cosa mi aspettassi, non pensavo davvero che le case sarebbero crollate o che le strade si sarebbero ridotte come me, in macerie.

Ma era comunque strano vedere quel fiume di gente che camminava indisturbata, i negozianti che aprivano le saracinesche e la vita intorno continuare senza problemi, senza me.

Sembrava assurdo che loro non sapessero, che non avessero sentito il cambiamento quando invece la mia vita era stata messa totalmente sottosopra.

Cercavo di cambiare la mia espressione, sperando di riuscire ad urlare aiuto solo con gli occhi.

Ma nessuna delle tante persone che mi camminavano di fianco sembrava accorgersene.

Era come se Luke allontanasse ogni sguardo ed ogni sospetto.

Sarà per la sua aria minacciosa, la sua postura dura o i suoi occhi di ghiaccio, ma nessuno osava rivolvergli neanche un'occhiata.

Tantomeno a me, stretta al suo fianco, il palmo inchiodato al suo e le gambe tremanti.

Mi aveva costretta a tenergli la mano appena scesi dall'auto.

Un modo in piú per tenermi sotto controllo, immagino.

La stretta, tanto forte da far male alle dita, mi teneva intrappolata.

Chissà che pensava la gente...

Forse gli saremo sembrati una coppia di amici o addirittura fidanzati.

Quante cose quelle menti avrebbero potuto pensare, tutte cose distanti anniluce dalla realtà.

Perchè la realtà è difficile da capire, figuriamoci da vivere.

In quel mento smisi di cercare di attirare l'attenzione dei passanti soffermando la mia di attenzione a ció che mi circondava.

In quel piccolo paesino a due ore dal centro non si sentiva neanche l'eco di un pallone sull'asfalto.

Non si sentivano le urla dei bambini e le cantilene.

Anche di risate non se ne sentivano molte.

Solo poche provenienti da qualche bar e interrotte da tossii provocati dal fumo e dagli anni.

Gli anni.

Era quello che avvolgeva quel piccolo borgo.

Gli anni degli edifici e delle vecchie case, gli anni delle strade malandate e delle auto a pezzi, gli anni delle stesse persone che vi abitavano.

Era come se tutto fosse vecchio di anni.

D'un tratto svoltammo in una piccola strada secondaria.

Stockholm Syndrome || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora