Lo osservo entrare nella mia camera e contro ogni mio istinto metto un freno a quello che sto pensando sapendo che con lui l'attacco non è la miglior soluzione. "Temevo non saresti venuto".
"Perché?". Mi chiede voltandosi.
Incrocio le braccia davanti al petto per evitare di allungare una mano nella sua direzione per accarezzarlo. "Prima sei scappato senza dirmi nulla".
"C'era Emma".
Faccio due passi nella sua direzione lasciando la porta d'entrata e addentrandomi nella stanza. "Non volevi farle sapere che ci saremo visti?".
Alza le spalle in quel gesto di indifferenza che anche Min ha iniziato a usare. "Sei pronto?". Mi chiede poi.
Non ho nessuna intenzione di uscire, non ora che lui ha messo piede in questa camera. "Ceniamo qui!".
I suoi occhi si spalancano. "Qui?".
Nel suo sguardo vedo di tutto, compresa quella voglia maledetta di accettare la mia proposta. Ma non posso rischiare puntando direttamente alla luna senza essere passato prima tra le stelle. "Nel ristorante dell'hotel".
Le sue spalle si rilassano e le sue labbra si schiudono leggermente.
"Ma ti ho invitato io a cena".
"Giusto, quindi non puoi tirarti indietro". Gli faccio l'occhiolino. E prima che possa aggiungere qualcosa apro la porta e aspetto che mi raggiunga.
Uno di fianco all'altro camminiamo lungo il corridoio, la mani che si sfiorano e quella brama indescrivibile di catturare le sue dita tra le mie. Chiudo gli occhi un solo secondo, respiro il suo profumo e memorizzo nel mio cuore questa sensazione inebriante.
Quando usciamo dall'ascensore scuoto la testa riappianando i miei pensieri e appoggiandogli una mano sulla parte bassa della schiena lo guido verso il ristorante sul retro che da sul canale. E anche se tra di noi c'è lo strato di cotone della camicia a dividerci, riesco ugualmente a sentire la sua forza sotto il mio tocco.
Gli scosto la sedia e in cambio ricevo un sorriso imbarazzato, ma nessuna parola che possa fermare i miei gesti e questa sua arrendevolezza mi disarma.
Mi siedo di fronte a lui e come è successo poco fa in camera, resto a guardarlo mentre il suo sguardo si posa sul resto dei tavoli e sui suppellettili che abbelliscono questa sala un po' più discreta rispetto a quella principale.
"Ti piace?". Lo interrompo.
"Scusa". Si affetta a dire. "Non sono abituato a tutto questo sfarzo e mi sono incantato. Devo esserti sembrato uno stupido".
Aggrotto le sopracciglia. "Ho fermato la tua perlustrazione perché ero geloso. Ti guardavi attorno senza degnare me di uno sguardo".
E vedere la sua testa che si inclina con negli occhi un misto di incredulità e confusione mi danno la forza per continuare a parlare. "Sarebbe bello se ammirassi me in quel modo".
Dalle sue labbra esce un mezzo sbuffo che si appresta a coprire con un piccolo colpo di tosse. "Cosa si mangia?".
"Cambi discorso?". Gli chiedo sorridendo.
"Si fa così con i bambini!". Mi dice con l'allegria negli occhi a illuminare il suo viso.
Scuoto la testa, ma lascio perdere rispettando i suoi tempi.
Ordiniamo la cena e ci ritroviamo a parlare come se improvvisamente ci conoscessimo da dieci anni. Ed è così facile farlo che non ci rendiamo conto nemmeno del tempo che passa. Attorno a noi la saletta inizia a svuotarsi, i camerieri rifanno i tavoli e la candela in mezzo al nostro tavolo si spegne consumata. Non lo voglio salutare, non adesso che non so se potremmo rivederci ancora in questo modo solo io e lui da soli, così mi alzo e raggiungo uno dei ragazzi che sta posando le posate lucidate sul tavolo.
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Dentro Al Mio Vuoto Ho Messo I Tuoi Baci
РомантикаL'amore non conosce tempo, luogo o attimo perfetto. Semplicemente, quando arriva arriva, accade e basta. Diego credeva che tutto quello che aveva sepolto a fondo dentro di sé non avrebbe mai iniziato a spingere per emergere con prepotenza e urgenza...