CAPITOLO 14 - AMELIA

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Mi rimangio tutto: detesto 'stare' qui.

La mattina sono costantemente sola, perché a quanto pare vanno tutti a scuola tranne me, mi è stato severamente vietato di uscire dalla villa.

Ovviamente in cinque giorni che sono qui ho tentato di scappare minimo dodici volte, il più delle quali interrotte dalle sentinelle che mi hanno immediatamente fiutata e rintracciata.

Con Ryan non cambia nulla: che sia a 'casa' o a scuola, il suo ignorarmi è una prerogativa.

In realtà non ne comprendo il motivo, non mi costringe nemmeno più a dormire con lui.

Non che mi dispiaccia, ovvio.

Perciò passo principalmente le mattinate in tentate fughe, letture avventurose e sbuffi frequenti.

Solitamente il pomeriggio mi viene a far visita Ivy, il legame con lei si è parecchio rinforzato, difatti ha lasciato da parte ogni sua traccia di timidezza nei miei confronti, e devo dire che è alquanto frenetica come persona, lo giuro faccio fatica a starle dietro.

Passo le serate in compagnia di Michael, ci divertiamo a copiare le scene più assurde di ogni genere di film: da 'the Hunger Games' fino ad arrivare a 'la Bella e la Bestia'.

Ma di Ryan, nemmeno l'ombra.

La notte è la parte della giornata che temo di più. Tempo fa avrei detto che fosse la mia preferita, ma il silenzio che la accompagna mi da la possibilità di pensare, e non sono mai cose belle.

Perché continuo a rivivere quel momento: il momento dello schianto.

Non c'è nulla su cui concentrarmi per riuscire ad addormentarmi tranquillamente senza poi essere succube di incubi frequenti.

Ryan sembra volatilizzarsi al mio passaggio. Vorrei solo sapere cosa gli succede.

Pura e mera curiosità, ovvio, non che mi preoccupi.

Ho chiesto a Michael due giorni fa che cosa gli stesse succedendo, lui si è subito ammutolito alle mie parole, poi però si è ripreso.

'non è un buon periodo per lui' mi ha liquidata così, aumentando il mio interesse.

Questa è la mattina del settimo giorno e principalmente non ho idea di cosa fare; potrei scappare, certo, ma le sentinelle sono raddoppiate per un motivo a me sconosciuto, e ho il buon senso di evitare di compiere un'altra fuga che si concluderebbe sicuramente con la mia cattura.

Per l'ennesima volta.

Il cielo è costantemente ricoperto di nuvole grigie, pronte a rilasciare la tormenta, ma sembrano bloccate, come in attesa di qualcosa, come se fossero lì per ricordare che quel qualcosa presto arriverà.

Ma siccome amo la pioggia, non me ne preoccupo.

Decido di lasciare da parte la lettura, almeno per oggi, e dedicarmi alla cucina: pizza.

Esco da quella che dovrebbe essere la camera del rapitore-maniaco, e mi dirigo verso la cucina.

Miracolosamente riesco a non perdermi e, durante il tragitto, non incontro nessuno del branco, risparmiandomi le loro continue occhiate curiose.

Le cuoche sono le uniche componenti che non mi prestano la minima attenzione, mai, forse troppo occupate nel preparare i pasti, che personalmente adoro.

Mi rintano in un angolino dell'isola, legando i miei capelli in una crocchia disordinata e lavandomi le mani.

Prendo gli ingredienti ed inizio ad impastarli.

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