Il furgoncino dei surgelati

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Nel palazzo di fronte David stava inginocchiato accucciato sul bordo del tetto e guardava la via. Dalla sua visuale il bagno del primo piano di quella casetta a schiera era poco più di qualche mattonella bianca. Tom era solo, ma non era questo a impensierirlo di più. Jason ci stava impiegando un secolo: evidentemente qualcuno della via era realmente interessato a quei surgelati. Gli sembrava un pensiero assurdo. Finalmente Jason uscì da una villetta stringendo la mano a una signora. Questo non era previsto. Quella signora si sarebbe ricordata di lui. L'ordine era mimetizzarsi, non farsi riconoscere. Sperò almeno avesse scritto un nome falso sul modulo, ma la situazione non lo lasciava troppo tranquillo. David puntò lo sguardo al cielo per un attimo e poi si concentrò sul mirino vedendo Jason che si avvicinava alla casa di Mrs. Sullivan.

Suonò con una disinvoltura che lo colpì. Era sempre sembrato indifferente, in ogni missione che avevano portato a termine insieme. Non vedeva il potenziale pericolo, agiva come se la possibilità di fallire non esistesse, nè fosse contemplata. Forse era per quello che era tanto incisivo nel corpo a corpo e così poco a coordinare un'operazione. David si sgranchì il collo nervoso. Vide l'agente uscire dalla casa, un altro sulla porta. Erano armati, entrambi. Era un rischio, ma presentarsi con un AK47 spianato sarebbe stato peggio. Pregò che avessero la pistola con la sicura. Questo gli avrebbe fatto guadagnare qualche istante, non molto, ma doveva farselo bastare.

Il fucile che teneva in mano non era il solito di precisione che era abituato a usare, serviva per sparare tranquillanti agli animali nello zoo della città: era un'arma pesante e scomoda ed era lento a ricaricare, quindi non doveva sbagliare. L'adrenalina entrò in circolo, reagì col siero: percepì le orecchie fischiare. Acutizzazione dei sensi. Avvertiva il vento scivolare sui peli del collo come fosse fatto di seta e il fischio acuto del treno che stava passando sui binari a due isolati da lì, diretto verso il porto. Chiuse gli occhi. Lui era il proiettile, lui era il fucile, lui era Jason che si presentava sornione sorridendo agli agenti e mostrava il suo giro visite, già completo di tre case, con tanto di firme dei proprietari. Lui era il vento e non poteva sbagliare, non l'aveva mai fatto, per quanto nessun medico o comandante fosse mai riuscito davvero a capire il motivo. Lorenz aveva compreso, gli aveva spiegato e adesso che sapeva, non aveva più paura di usare le sue capacità.

Premette sul grilletto e il proiettile schizzò verso la casa, dritto come un siluro. Non aspettò di vedere il primo agente cadere a terra. Inquadrò direttamente il secondo. Lo vide reagire e mettere le sue mani su Jason. Non aveva bisogno di vedere altro, l'importante era che non estraesse la pistola, spostò il fucile verso il giardino: il terzo correva nel prato. David sorrise: era proprio ciò che aveva sperato. Lo guardò soddisfatto franare a terra come se l'avessero spento. Quei sonniferi mandavano KO un essere umano di altezza media per ore. Erano fatti per gli orsi. Sempre di mammiferi parlavamo: solo il peso specifico era leggermente diverso. Quando puntò il mirino di nuovo sulla porta, Jason stava assestando un montante all'agente.

David mascherò una smorfia: aveva assaggiato anche lui quel destro, faceva davvero male. Quasi gli venne voglia di massaggiarsi la mascella. Poi udì uno stridore metallico. Arrivò al suo orecchio come un'onda, si propagò e mando al cervello informazioni precise: distanza, posizione, sorgente. Inquadrò deciso il garage della villetta: il portellone si stava sollevando lentamente. Forse era davvero il loro giorno fortunato e il destino voleva che prendessero quel filmato.

«Sogni d'oro» sussurrò inquadrando l'ultimo agente della squadra. Non rimase nemmeno a guardarlo cadere. Nascose il fucile in un borsone da palestra. Jason avrebbe pensato all'ultimo uomo, in casa. Quando uscì in strada, la via era deserta. I tre uomini della scorta giacevano a terra. Jason aveva un paio di siringhe in tasca con la stessa sostanza. Un gentile regalo di un altro loro vecchio compagno d'armi che ora lavorava come guardia in uno zoo della città.

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