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Flora's pov

Era tarda sera, io e mia sorella ci stavamo preparando per andare a dormire, quando mio padre venne a bussare nella nostra stanza.

Dorian: forza, vestitevi, dobbiamo andare
Flora: andare dove? A quest'ora poi?
Hestia: già papà ma cosa?!
Dorian: zitte, fate quello che vi dico ammenoche non vogliate essere punite.

Lo sguardo di mio padre era più serio che mai, il suo volto non trapelava alcuna emozione, sembrava quasi ipnotizzato. Speravo di non dover passare quella serata con Amycus e Alecto che erano già belli che pronti nella sala relax del manor.
Non pensai molto, lì per lì mi limitai a fare quello che ci disse mio padre. Presi uno dei miei tanti vestiti che non mettevo da una vita; un vestito lungo, dai toni verde smeraldo con qualche dettaglio color argenteo.
Non era più abituata a tenere quei vestiti sfarzosi, solitamente indossava la divisa di serpeverde, ogni singolo giorno; d'altronde ad Hogwarts era quello l'abbigliamento che tutti dovevano avere.

Andai nel bagno e mi preparai, cercando di sistemare quella massa informe di capelli che mi ritrovavo nella testa, ma mi arresi all'istante, raccogliendoli in uno chignon disordinato, con qualche ciuffo di capelli che cadeva dai lati del mio volto.
Mi truccai appena, odiavo essere truccata pesantemente, preferivo essere naturale, non dare troppo nell'occhio, anche mentre ero a scuola.
Aspettai seduta nel letto mia sorella Hestia, fino a vederla fuoriuscire dalla stanza.
Scendemmo le scale e subito trovammo sia i nostri genitori, che i nostri cugini.
La cosa non mi piaceva, non mi piaceva affatto. Ci avevano detto che loro non dovevano uscire di li, perché mai dovrebbero uscire con noi proprio ora, in questo momento?!
Sono rimasti chiusi in casa per settimane prima del nostro arrivo, e proprio ora che io e mia sorella eravamo li, dovevano uscire con noi.
Non capivo, era tutto troppo strano e avevo un bruttissimo presentimento.

Amycus: forza signorine, muovetevi.

Mio cugino Amycus aveva il volto che trapelava una sensazione di adrenalina pura, Alecto istintivamente alla sua frase, fece fuoriuscire dalle sue labbra una risata malefica che faceva paura solo a sentirsi.
Venimmo trascinate, prese per le braccia dai due, per poi essere portate fuori in giardino. Mio padre aveva una passaporta magica al di fuori del manor, così andammo fino al punto del giardino, dove una piccola statua in bronzo, raffigurante lo stemma di famiglia, ci avrebbe teletrasportato chissà dove.
Afferrammo la mano l'uno dell'altro, fino a quando non toccammo la statua per la materializzazione. Non potevo credere ai miei occhi. La metà dove mio padre mi aveva portato era un luogo che io conoscevo fin troppo bene; dove avevo trascorso gran parte delle mie giornate in compagnia di Hestia e del mio migliore amico Draco durante la nostra infanzia; il Malfoy Manor.
Guardai mia sorella che aveva uno sguardo terrorizzato sul volto, non riuscivamo a capire perché fossimo li.
L'elfo domestico della famiglia ci accolse a testa bassa, aprendo la grande porta decorata del Manor. Ci portò verso una grande stanza che si proiettava davanti alla grande sala da pranzo; e li vedemmo lui.

Vestito scuro, volto terrificante e occhi di ghiaccio. Il signore oscuro sedeva proprio di fronte a noi, mentre osservava i nostri volti basiti e terrorizzati. Un sorriso maligno spuntó nel suo volto, mentre attorno a lui con sguardi quasi persi, sedeva la famiglia Malfoy, assieme alla famigerata Bellatrix Black.

Subito lo sguardo di Draco si posò sul mio. Avevo capito che tutto ciò che aveva cercato di dirmi pochi giorni prima ad Hogwarts era vero. Mi aveva avvertita, ma ero stata troppo egoista per credere che quella fosse la verità, che la sua vita sarebbe cambiata in quel modo a causa di Voldemort. Tremavo, le mie mani erano gelide e i miei occhi erano persi nel vuoto. Non sapevo cosa fare, come reagire. Perché ero lì? Perché Voldemort ci voleva?

Hestia: no Flora dimmi che non è vero ti prego
Flora: zitta Hestia

Voldemort: oh, molto bene. La famiglia Carrow ci ha dato l'onore di avere la loro presenza qui con noi durante questa serata memorabile. Qui; questa notte amico cari, avrete l'onore di assistere all'unione di tre membri molto importanti nel nostro gruppo. Il piccolo Draco Malfoy è le gemelle Carrow. Prego, prendete posto a sedere, non temete. Sarà rapido e indolore.

Voldemort pronunció quelle parole con un sorriso spregevole sul volto. Parlò di unione, Unione al gruppo. Che cosa voleva dire? Perché io mia sorella e Draco dovevano unirci? Che cosa avevamo fatto per essere lì? Non poteva essere vero.
Alecto mi prese per un braccio, strattonandomi nella grande sala fino a farmi sedere di forza su una delle sedie della tavolata. Draco era seduto di fronte a me, accanto a sua madre e a suo padre. Mia sorella era accanto a me, rabbiosa di quello che stava succedendo, mentre io ero paralizzata dall'odio che provavo verso la mia famiglia per averci portato lì.

Il signore oscuro si alzò in piedi. Inizió a camminare lentamente per la stanza, attorno alla grande tavola dove tutti noi eravamo forzatamente seduti. I miei cugini lo affiancavano come due ombre, mentre lui si dirigeva verso Draco.

Voldemort: vorrei dire che cominciamo prima dalle signore, ma per questa volta faremo una piccola eccezione solo per lei, signorino Malfoy.

Draco's Pov

Il signore oscuro si avvicinò a me.
Già sapevo quali fossero le sue intenzioni; sapevo che quella notte la mia vita sarebbe cambiata, sarei diventato uno di loro, un mangiamorte.
Annuii arreso alle sue parole. Non potevo ribellarmi o lui avrebbe fatto del male a qualcuno, senza alcuna pietà.
Mi alzai, voltandosi verso di lui.
Afferrò rudemente il mio braccio.
Deglutii appena, cercando di non far trasparire alcuna emozione, ma la mia confusione e disapprovazione espresse dalla mia espressione corrucciata erano ben palpabili. Sentivo una sensazione strana allo stomaco; come se stessi cadendo nel nulla, come se la mia mente stesse viaggiando in un oblio di dubbi e perplessità a cui non potevo rispondere.

Voldemort teneva tra le sue grandi mani il mio braccio, stretto in maniera violenta, rude.
Tutti gli occhi erano puntati li, sul mio braccio, dove la bacchetta del signore oscuro si stava posando per infliggere senza alcuna pietà il marchio che avrebbe cambiato irreversibilmente la mia vita.
Il suo sguardo gelido era puntato su di me.
Mormoró una frase che mi fece ribrezzo. " cosa sono quei musi lunghi? Voi siete tutti i miei gioielli, le mie pedine. Dovreste essere contenti di essere qui. Sono certo che Draco è entusiasta di quel che sta per affrontare, non è vero Malfoy?! "
La verità è che non avevo bisogno delle sue occhiate o delle sue provocazioni. Non annuii, non dissi nulla. Squadrai il suo sguardo con freddezza, per poi posare i miei occhi su mia madre; l'unica persona che sapevo stessé morendo dentro per quel che mi stava succedendo. Era lì obbligata da mio padre, e io lo sapevo; lei era diversa da quella massa di persone vogliose di fama e potere. All'uso a un sorriso rivolto verso di lei, per poi ripuntate il mio sguardo su di lui.

Voldemort: molto bene. Iniziamo.

La bacchetta di Voldemort si mosse con velocità sul mio braccio, e lentamente una sfumatura nera di stabilì sulla mia pelle chiara. Tutto d'un tratto un dolore lancinante fece presa su tutta la lunghezza del disegno, che lentamente si stava formando grazie a quella sfumatura nera che viaggiava sulla mia pelle. Un serpente intrecciato un un teschio si muoveva, diventando più scuro e dettagliato ogni secondo che passava. Sentivo la pelle lacerarsi, come se me la stessero strappando a morsi violenti. Il mio sangue scorreva sulla incisione che si stava formando, ma trattenni il dolore dentro di me, senza emettere alcun suono, se non un mugolio inevitabile da trattenere. Il marchio era ormai completo, e io mi risedetti sulla mia sedia senza nemmeno mormorare parola. Il dolore era insopportabile.

Voldemort: molto bene, e ora voi due; Carrow.

I miei occhi si posarono immediatamente su quelli delle gemelle, ma più profondamente su quelli di Flora, che conoscevo più a fondo rispetto la sorella.
Era come se fosse morta. Non riuscivo a leggere la sua mente, non riuscivo a percepire cosa provasse. Provai a puntare lo sguardo su di lei ma i suoi occhi stavano osservando il nulla, persi in chissà quale mondo.

𝑭𝑳𝑶𝑹𝑨 𝑪𝑨𝑹𝑹𝑶𝑾 || 𝒕𝒉𝒆 𝒈𝒊𝒓𝒍 𝒘𝒉𝒐 𝒉𝒂𝒅 𝒏𝒐 𝒄𝒉𝒐𝒊𝒄𝒆 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora