Alle prime luci del sesto giorno, quando il campanile segnava già la sesta ora del mattino, Simòn si risvegliò dal lungo sonno. L'intenso odore di tabacco e quello forte dell' alcol intriso sugli abiti e le lenzuola gli diedero per qualche istante una sensazione di nausea ma era la testa più di tutto a dolergli.
Si voltò verso destra ed osservata la donna rannicchiata ancora addormentata a pancia in giù, si alzò facendo attenzione a non svegliarla poi lasciatele delle monete sul comodino afferrò la giubba e con passo felpato si riversò fuori la porta. L'aria malsana che si respirava certamente gli diede disgusto ma mai quanto l'immagine di sé stesso riflesso ad uno specchio posto lungo la parete corta. Scese le scale, ancora facendo pressione sulla gamba sana e quando arrivò alla fine di essa sfiorò la spalla notando tuttavia delle macchie di sangue fresco. Sbuffò. Poi trascinandosi in strada meditò sul da farsi. In quello stato certamente non avrebbe potuto farsi vedere da suo padre quindi pensò che fosse cosa buona e giusta quella di passare dal vecchio cerusico del paese.
Certo l'ora non era tarda ma immaginò che qualcuno avrebbe trovato disposto ad aiutarlo. Cercò di darsi un contegno poi adagio adagio si portò verso la casa del Dottor Monfort a circa venti minuti di cammino in carrozza.
A differenza del suo Sontuoso Palazzo, il Barone, faceva studio in un piccolo appartamento al centro della piazza. Posto verso il lato destro della fontana, questi era situato in una piccola palazzina di pietra chiara. composta di soli due piani. Al pian terreno il Dottore riceveva i suoi pazienti ma a quello superiore, conduceva quotidianamente, studi scientifici e per tanto spesso si rintanava in quelle stanze anche in orari insoliti e questo era cosa assai risaputa in paese. E quando dalla strada intravide la luce di una candela illuminare l'intero appartamento si compiacque con sè stesso per l'ottima pensata. Ordinò al cocchiere di fermarsi e con un balzò, poco agile, saltò fuori e in meno di qualche secondo la sua mano si ritrovò con decisione a battere il batacchio.
<Prego! Avanti!> Sentì provenire dall'interno e con non poco imbarazzo tenendo la spalla immobile con una mano si fece coraggio.
<Buongiorno> Disse a sua volta mentre entrando da una porta di legno attraversò un piccolo ingresso nudo. Non vedendo il Dottore si guardò intorno: poche sedie erano disposte disordinatamente lungo la parete spoglia che conduceva ad un'ulteriore stanza. <Buongiorno Dottore> disse ancora avanzando verso quella stanza ma grande fu la sorpresa quando entrando non trovò il vecchio Andrea Montfort ma una giovane fanciulla che vestita di abiti sobri,chiari, si precipitò ad aiutarlo.<Oh vostra Grazia.. venga, si accomodi!> Gli ripetè andando in suo soccorso ma fu in quell' esatto istante che lui capì e ricordò. Rimase in silenzio, pietrificato quando si rese conto che quella giovane donna non era altro che Sophie! La ragazza che aveva nemmeno ventiquattrore prima incrociato in quel giardino poetico. La guardò e la lasciò fare poi rompendo quell'idillio perfetto si ricompose.
<Chiedo scusa. Cercavo il Barone, il Dottor Monfort.>
<Il dottor Monfort è mio padre Sir e dovrebbe tornare non prima di qualche ora,posso esserle d'aiuto? > Gli rispose mentre stringendo le mani l'una nell'altra rimase in silenzio in attesa di un suo cenno.
<Ecco..credo mi si sia aperta la ferita, volevo che mi desse uno sguardo> lo disse così.. quasi in maniera poco spontanea, quasi come fosse stato forzato dagli eventi e quella di tutta risposta lo guardò con la coda dell'occhio poi senza scomporsi minimamente gli ordinò di levarsi la camcia e lui così fece. Sfacciato, senza ritegno alcuno, lo fece lentamente, volendosi gustare lo sguardo della fanciulla che a dispetto suo, non gli diede soddisfazione alcuna, anzi, non appena rimase a dorso nudo e la fascia venne recisa, afferrando una garza imbevuta di quell'impacco, senza avvisarlo, lo passò direttamente sulla zona sussurrando a sua volta :<Ho dimenticato di avvisarVi che potrebbe essere..doloroso> concluse celando un piccolo sorriso dietro i lunghi capelli che nascosero anche inavvertitamente ai suoi occhi, le smorfie di fastidio di Simòn che con un piglio d'orgoglio non disse nulla ma stringendo le nocche delle mani quasi ormai del tutto bianche inspirò profondamente.
<*cof -cof*> tossì poi volendo smorzare il dolore e fu allora che lei riprese <Adesso sentirà meno dolore Capitano, glielo prometto > lo disse guardandolo negli occhi e quando abbassò le ciglia per poi riaprirle all'uomo le parole vennero definitivamente a mancare e per uno come lui quello era davvero strano. Simòn era sempre stato uno spavaldo, le donne non erano mai state un problema ma con lei c'era qualcosa di diverso. Qualcosa che non sapeva ben definire ma che certamente lo incuriosiva.
<Credo di aver fatto qualche brusco movimento..non so spiegarmi altrimenti questa mia mancanza d'accortenza.> tentò miseramente di giustificarsi ma Sophie era molto più furba di quanto s'immaginasse.
< Crede che riuscirà a tenersi alla larga dalle risse nei prossimi giorni?>
<Come, scusi?>
<L'alcol. Si sente un odore fortissimo di alcol. Evidentemente era brillo..e..>
<Giusto.. quella rissa!> mentì spudoratamente.
<Adesso stia ancora fermo qualche minuto, gli richiudo la ferita e. .> prendendo un panno che gli portò all'altezza della bocca disse <tenga così non si morderá la lingua > lui annuì e stringendo gli occhi lasciò che con ago e filo ricucisse la ferita. <Fatto!> Sorrise curvando le labbra e subito non potè non notare le fossette deliziose che apparvero sul suo viso.
<Le Vostre mani sono leggere. Non ho provato dolore. >Disse lui.
<è il potere dell'acmella. Vede ogni pianta ha una sua proprietà.>
<Interessante >
<La lavanda può essere usata per curare le emicranie o per disinfettare una ferita. Oppure.. l'aloe, sì l'aloe è un forte cicatrizzante! Ma anche la salvia: un vero toccasana per i dolori allo stomaco..> Annuiva sinceramente incuriosito da quel mondo che non gli apparteneva e ad un tratto ebbe l'impressione che anche il colorito del volto gli fosse tornato ad una gradazione accettabile e potendo quindi tornare a respirare, rilassò i muscoli. Richiuse poi la camiciola e la ringraziò sommessamente.<Dovere > gli rispose lei mentre riponeva con cura gli strumenti e fu solo in quell'esatto momento, proprio in quel frangente che dalla porta principale fece il suo ingresso il Dottor Monfort in persona.
<Oh che onore, Vostra Grazia!> esordì entrando con passo svelto per poi soffermarsi accanto al giovane. <Spero che mia figlia non l'abbia annoiata troppo in mia assenza.>
<Al contrario Barone, è stata una buona intrattenitrice. > disse rubando un fuggitivo sguardo d'intesa.<Qual buon vento la porta nel mio studio?>
<È la testa! > Rispose lui portando le mani al capo non volendo in alcun modo mettere in difficoltà la fanciulla <Sì, ho una forte emicrania e.. avevo chiesto a sua figlia qualcosa per poter aiutarmi a tollerare questo dolore.><Avevo consigliato della Corteccia di Salice o..dell'olio di lavanda, Padre!> intervenne Sophie.
< Oh sì, bene, bene..provi anche della menta! Per le emicranie è una mano santa.> Concluse mentre voltando le spalle ai due, si avvicinò ad una enorme dispensa di legno sulla quale innumerevoli barattoli erano sapientemente disposti. Sophie si voltò di scatto e guardandolo dritta negli occhi mimò un sincero Grazie con le labbra e quegli di tutta risposta ammiccò.
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Anemos ( Fiore del Vento)
ChickLitSi era alzato il vento quella mattina. Si era alzato indomito e sulla sua scia aveva incontrato le anime di due giovani così tanto diversi ma decisamente uguali. Li aveva sfiorati, accarezzati e condotti l'uno tra le braccia dell'altro.. Dal capito...