Operazione 0: i giorni finali

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L'Operazione 0 diventava sempre più remota e Ruben sempre più stanco. Forse le parole di Talil lo avevano ferito più del normale, perché erano vere. La produzione degli RC03 in 3 giorni incrementò per un totale di 550 unità delle 1.500 previste. E la differenza notevole era: i Califfini iniziavano a perdere terreno e la pressione iniziava finalmente ad allenirsi sui rivoluzionari mentre la guerra nella città D stava abbassando drasticamente ogni livello di autorità e religione Califfina arrivando al punto da essere respinti egli stessi in alcuni settori tanto per fame che per immensa fatica. Armand Gustav era invece riuscito ad aggiudicarsi la fiducia rivoluzionaria e col suo baffetto gioioso annunciò al popolo che presto ricchezze sarebbero arrivate all'MND: l'intento era distruggere interi settori commerciali della città D per ottenerne tutto il maggior compenso possibile per armarsi al meglio per la guerra da condurre al nuovo governatorio: Armand aveva un popolo convinto pienamente della loro ideologia e si fidava ciecamente del loro protector. Ed egli era fiero della carica datagli, ne era orgoglioso e più di tutti voleva distruggere ogni opposizione nemica al volere dei cittadini che hanno eletto lui e solo lui. Per questo premè molto per questa cosa, e i capi dei battaglioni e della rivoluzione acconsentirono. Tuttavia, in tutta l'africa, il sistema di capitalismo accelerato era in fallimento: inflazione non controllata e piena perdita del controllo produttivo hanno portato alla creazione di nuovi modelli economici e a quindi l'indebolirsi economicamente del nuovo governatorio: c'era da ammetterlo, un governatorio come prima era irricostruibile data la preparazione quasi secolare di questa rivoluzione che non era stata efficacemente repressa dalla polizia governatoria. Assad aveva fallito forse per la prima volta, ma non si dava per vinto. Approffittando del sacco che fu organizzato da Armand nei confronti dei Califfini, alkhalas fu chiamato da Assad:
"Ha voglia di riprovarci?"
Seccato, alkhalas rispose:
"Sta zitto. Se mi stai chiamando significa che sei così disperato da non riuscire più a rimediare a questo casino: siamo nella stessa barca."
Assad, sicuro di sé disse:
"Proprio non credo" -spegnendo un bel sigaro cubano.-
"Noi siamo nella posizione di vantaggio rispetto a te: stiamo distruggendo i rimasugli non coalizzati con i rivoluzionari per arrivare dritto alla capitale: gli uomini dell'ex governatorio stanno tenendo la situazione più sotto controllo del previsto e verranno premiati, premiati da Amir Kao in persona."
Alkhalas scoppiò a ridere, dicendo
"Pensi che non si sia capito che lui è un fantoccio? In fondo sono felice per la rivolta, cosi nessuno come te potrà più toccare questo continente."
"Non finché sono vivo."
"Allora spera di morire prima che i rivoluzionari ti uccidano."
E cosi bruscamente terminò la chiamata: alkhalas aveva realizzato una sconfitta morale e militare e sapeva che nel breve sarebbero arrivati verso la base, sebbene distanti ancora migliaia di settori. Quindi non potè far altro che sperare in una buona svolta mentre iniziava a parlare con membri attivi nella guerra come Armand Gustav per una resa e un trattato di pace. Nel frattempo la guerra stava lavorando contro le Città F e G: sempre più dentro e in fondo i soldati del nuovo governatorio stavano entrando e non importava quante armi possedessi, loro ammazzavano tutti comunque. Questo portò i clan mafiosi al punto di doversi organizzare e alleare come partigiani, il marcio che combatteva il marcio, cercando un qualcosa che rappresentasse l'unità ma come simile cosa i mafiosi non avevano nulla.  Anche da GalliPolis arrivarono soldati egiziani verso le due città sempre più duramente provate e con sempre più perdite. Ben presto Namir, in 3 giorni, trovò riparo e cibo iniziando per sbrigarsi a rubare mezzi facili da guidare e darsi alla fuga. Era ancora tanto distante quando  arrivò nei territoti di Ghestev, in uno dei centri produttivi: maggiormente adagiate delle città di lavoro dei governatori erano comunque centri produttivi più altolocati. Namir realizzò di essere ancora  1.600 km distante dalla città A. Iniziò però a passare tempo in quella cittadina e iniziò a lavorarci, a nero nella bassa manodopera riuscendo quindi a decidere di trascorrere del tempo lì, senza alcun timore: i centri produttivi assumevano giovani stranieri provenienti dai governatori per pagarli un poco e un niente, senza licenze o identità precise. Questo andava a favore delle cittadine si ma formava gruppi di rivoluzionari: Namir conobbe un certo Raniero, portavoce di alcune manifestazioni organizzate nella cittadina per aumentare la qualità dei vita dei lavoratori stranieri. Namir provò ad approcciare Raniero spesso essendo giovane come lui, tuttavia quest'ultimo era schivo, troppo schivo. Namir dovette quindi  far finta di interessarsi alla sua causa.
"Ehm quindi come funziona questa roba?"
"Roba?! Stiamo scrivendo la storia, ragazzo!"
Raniero era giovane ed esaltato, molto entusiasta. Cosa che Namir dopo aver partecipato a due guerre essere stato rapito e ridotto allo stremo non gli piaceva tanto. Namir viveva per tornare a casa, gli mancava troppo, aveva una libertà che non gli piaceva insomma.
"Come intendi fare? Una manifestazione potrebbe essere repressa nel sangue, no?"
"Ragazzo, non siamo mica nei governatori! Provieni dal governatorio africano? Quale città?"
"Si, città A sto provando a tornarci"
"Ma che lo fai a fare! Qui hai la libertà di manifestare e reditto pagato sulle ore di lavoro!"
Namir guardò Raniero in maniera apatica e stanca.
"Quanti anni hai, Raniero?"
"20, p-perchè?"
Raniero iniziò a temere lo sguardò rabbioso di Namir.
"Eh Eh, Raniero. Hai 4 anni in più a me, ma ne dimostri 4 in meno a me: ti accontenti veramente di questa protolibertà? Ti stanno dando grande scelta nel poter protestare, facile protestare quando lo stato non ti ingabbia, fallo quando lo stato spara sui manifestanti. Non stai scrivendo la storia, stai scrivendo pagine di un copione trito e ritrito, e stai preferendo scappare dalla patria"
"M-Ma io"
"Ma un cazzo! Raniero, sono stato rapito e portato in un cazzo di buco di culo! Volevano giustiziarmi, sono fuggito e mi sono dovuto arruolare per una guerra di cui nulla mi importa! Tutto questo per tornare in patria! Tutto questo per rivedere i miei compagni della rivoluzione!"
Namir,  poi, iniziò ad andarsene rabbioso: 1600 km? Se parto ora si accorciano,no?
Nel frattempo Raniero denunciò al governo NordAfricano la presenza di un rivoluzionario fuggito, forse per ripicca, forse per avergli spezzato il cuoricino.
Nel frattempo, le città F e G venivano piegate dalla potenza del nuovo Governatorio, costringendo ad un'armistizio di massa per la città F. La G invece ha iniziato a giocare sporco portando ovunque il virus chimera: stragi su stragi, il risultato fu semplicemente un massacro. Mai quanto nella Città D: i Califfini ormai perdevano ogni traccia di loro stessi e la città D diventava ormai anarchia:
Distrutti i centri commerciali, produttivi, energetici, difensivi e rifornitivi della città quest'ultima iniziava una moria incredibile che diede ai soldati della MND potere incredibile sul suolo portando energia e rifornimenti. Cosa che i Califfini senza gli egiziani non potevano garantire.
Nella Città T e nella Capitale invece i supporti erano tutti egiziani, e queste ultime stettero buone. Il Sindacalissimo della città T fremeva per entrare nel nuovo Governatorio,per uscire dalla situazione di emergenza e farsi ricandidare, ma attorno aveva solo rivoluzionari. Per non parlare della capitale, popolavano i rivoluzionari interi settori. I settori rossi, così chiamati, riconoscevano i rivoluzionari come una nazione e fecero costruire ambasciate dove vi erano ambasciatori. La città, che era una reggenza militare, lasciava fare. Questo perché una guerra civile avrebbe piegato la grande capitale che è fin troppo piena di problemi.

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