Mani Legate

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Mattino seguente arrivarono da Assad Al Baher varietà di truppe veramente importanti per qualità con uno stemma al di sopra:

Mattino seguente arrivarono da Assad Al Baher varietà di truppe veramente importanti per qualità con uno stemma al di sopra:

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Eramo le Armate Europee. Furono inviate:
1 lancia asteroidi
1 porta aerei (aerea)
2 armate di militari dell'AE
Oltre 100 mila mezzi meccanizzati
Oltre 50 mila mecha
Oltre 20 mila motorizzate
Otlre 10 mila motorizzate pesanti
Oltre 50 mila fanti robot
Oltre 1000 droni da guerra
Assad fu sbalordito di tale invio
"Ma che sorpresa...da dove?!Per quale  grazia?"
Scese da un cavallo robotico, quasi costruito su misura, un generale di elevato ossequio: era Marco Pellegrini.
"E lei è...?"
"Marco Pellegrini, Generale d'Armata dell'EE. Capisce il Latino o dobbiamo continuare a parlare arabo?"
Assad,sentito leso nel profondo rispose: "So parlare benissimo le lingue Latine, non si sorprenda se qui abbiamo diversità di interpreti e di filosofi...siamo uno stato tecnocratico, mica spicci!"
"Ebbene mi hanno mandato qui perché lei ha un problema.."
"Problemi? Noi? Ma non mi faccia ridere!"
"Dal consiglio risulta fallimentare la sua campagna anti rivoluzionari. Noi siamo il fanalino finale che la divide dalla sua misfatta totale, se lo ricordi! Sono qui per documentare ed evitare che fallisca."
Assad iniziò a scrutare meglio Pellegrini: berretto militare, con cordicina bianca e berretto celeste. D'origini probabilmente della Capitale Napoletana del Governo Centrale ha folti capelli neri e pelle scuretta. Pieno di medaglie al petto, alternate sempre coi colori bianco e celeste. Porta guanti spessi, settecenteschi, bianchi. Medaglie raffiguranti bandiere diverse porta sulla pettorina.
Iniziò a preoccupare Assad la sua importanza.
"Bhe, se è qui per documentare, documenti anche la potenza dei rivoluzionari e riferisca!"
"Non sarei tenuto a farlo, ma ne terrò conto fra i miei appunti."
Disse Marco, che stava guadagnando sempre più l'antipatia di Assad.
Ad un certo punto da un grosso Mecha, con sopra battente bandiera di produzione francese, scesero diversi uomini.
"Al-Baher, le presento il mio team di esperti in tattiche militari. Controlleranno assieme ai suoi strateghi le soluzioni migliori per la vittoria, per una vittoria meno dolorosa possibile."
"Va bene,nessun problema"
"Ah, e soprattutto: ritiri quei poveri uomimi del nuovo governatorio da lì, li useremo sicuramente meglio in capitale, sappiamo essere un massacro lì..."
"Ma solo per la forza rivoluzionaria!"
"Staremo a vedere,ma lei ritiri,ritiri"
Assad, ormai essendo al vertice, non avrebbe pensato di tornare ad avere in superiore sebbene sia solo in ambito militare.
"Provvederò."
Poche ore dopo, Marco riconvocò Assad.
"I Piani...vanno rifatti. Vanno studiati i fattori geologici litimofri e quanto il popolo possa aiutarci. Lì si gioca un'importante battaglia. Facciamo così: ci pensiamo noi..."
"Eh no! Anche il nostro team vi sarà utile, è lì sui territori da molto tempo, o con loro o nulla!" Dibattè Assad.
"E sia, allora lavoreremo ad un nuovo piano, ma convocando il suo team."
"Perfetto." Assad andò via, ma doveva parlare con Mak, che sembrava sparito da ieri pomeriggio. Nel frattempo che lo contattava, parlò con Amir Kao  del futuro ritiro delle truppe, progressivo: ormai erano meno di 3 milioni gli uomini che potevano combattere realmente lì, e i rivoluzionari possedevano ampie zone della città. Era inutile e di elevata controproducenza, quindi continuare a stanziare i soldati in una ormai morente città. Per Assad diventava interessante la situazione contro la capitale, sebbene questo gli abbia portato a perdere il suo massimo potere. Mak Lao si svegliò di sobbalzo dal letto. Era molto sudato e ancora con gli abiti del giorno prima. Fu svegliato dalle chiamate di Assad. "Mi dica, Al-Baher"
"È sovraggiunto in nostro aiuto Marco Pellegrini, generale dell'Esercito Europeo. Presto, alzati, insomma!"
"Ehm...certo"
E staccò.
Era stato mandato da chi?
Era percaso opera di Otkas?
Mak iniziò a sudare freddo e si ricordò dell'affare alle 21: si sentiva quasi male al solo pensiero, doveva spingersi così tanto per la carriera? Come si sarebbe guardato in quello specchio ogni mattina? Si preparò e scese dal palazzo. Subito si avvicinò a lui Assad, preso dall'euforia e dalla strana sensazione di non avere tutto sotto controllo.
"Insomma, cos'è tutto questo ritardo oggi,Mak Lao?"
"Senta, Al-Baher...è stata una giornata dura ieri, deve darmi un momento se non le spiace...il tempo di una bevanda."
"Pft, screanzato, vada!"
E così Assad se ne andò indispettito. Sembrava star cambiando carattere dinanzi a figure governative di alta importanza come Marco Pellegrini, poiché attorno al palazzo governativo brulicava di caschi celesti militari e di mezzi all'avanguardia.
Così Mak, sconsolato, andò a prendere il suo aroma preferito, Caffè, a un Bar di El Cairo. Entrò in questo Bar,con a servire un robot, come normale che sia. Prese il Caffè, ma lo buttò giù,per terra. Un robot pulì poi per terra, rapidamente dopo il fattaccio. Mak chinò il capo sul bancone, esasperato. A lui sì avvicinò un'uomo, molto anziano. Non sembrava un tipo del luogo, probabilmente veniva dalla periferia, o da qualche zona industriale. "Che succede, ragazzo?"
"Mi perdoni del baccano...signore. è che..."
"Non si preoccupi, se questo fosse tutto il casino fatto dalle mie parti, ahah! Posso darti del tu?"
"Mak Lao, piacere"
"Silvestro Han, piacere. Vengo dai confini col nuovo Governatorio."
"Bhe, io sono vice presidente della Tecnocrazia..."
"Ma che onore! Ti porto subito da bere, festeggiamo!"
Mak non capiva cosa ci fosse da festeggiare, non per la situazione in cui fosse,ma proprio perché non era solito farsi feste di augurio nella Tecnocrazia. Forse erano usanze e tradizioni dei confini e periferie, pensò.
Iniziarono a parlare i due e passarono varie ore e si sa, bere fa parlare. Mak iniziò ad esprimere i suoi disagi al vecchio uomo. "Vedi, Silvestro. Rischio grosso...devo scegliere fra la carriera, ma perdere una parte di me...e in tutti i sensi... o se smettere di farlo ma perdere l'occasione di essere molto conosciuto fuori da questa nazione...ai piani alti diciamo. Questo maniaco inoltre ha già inviato alcuni delle migliori menti in supporto della guerra..."
"Vedi, ragazzo" disse il vecchio accendendosi una sigaretta.
E proprio mentre lo faceva, i robot gliela spensero
"Si.fuma.fuori."
"Ma vattene, amasso di ferraglia!"
E mentre Silvestro fece per riaccenderla, il robot gliela prese di prepotenza.
Una volta usciti da lì, Silvestro si accese 'sta benedetta sigaretta e disse:
"Ci sono persone che riescono a farsi passare addosso tutto, se pensano che è per il loro beneficio, anche se quello che fanno è orribile. E poi ci sono persone, persone vere. Che non riescono a fare alcune crudeltà  a loro stessi come...questa, ecco."
"Cosa dovrei fare...cosa?"
"Non lo so...non ho una soluzione per te."
Dopo un pò di silenzio il vecchio iniziò a rammentare:
"Io vengo dalle Baraccopoli della città ora sotto assedio, ragazzo... lì era una vitaccia. Lì ho visto chi faceva nelle piccole realtà il buono e il cattivo tempo, e non erano di certo i governi...lì, se eri scomodo,morivi. Ti uccidevano."
"Silvestro..."
"Dimmi"
Mak guardò il sole e si domandò se non fosse un pò tardi.
"Ma cazzo è tardissimo. Devo scappare, arrivederci Silvestro!"
"Chiamami pure Han, a presto!"
Namir passava sempre più nei dolori questi giorni. Era sempre lì,fermo, come se fosse legato. Legato nel tempo e nello spazio, con una maschera che gli copriva interamente il volto. Vedeva la sofferenza che accresceva attorno a sè. Vedeva Sofia, piangente. Vicino al padre, chiedendo scusa. Come se per tutto questo fosse solo colpa sua. Col suo nasino all'insù, la faccia lentigginosa, le lacrime non gli si addicevano al suo viso carino...Namir non poteva fermare nulla di quello che lo circondava. Iniziava a cresce in lui più odio che sentimento di rivalsa o che di patriottismo. Aveva iniziato un nuovo percorso, non poteva andarsene via proprio ora. Doveva ricomporsi con la sua ciurma, perché tanto dai rivoluzionari senza impronte digitali e senza volto non lo avrebbero riconosciuto, e scappare dalla guerra. Iniziava a disprezzare la guerra,ma alla fine quella cosa che vuole la rivoluzione, il cambiamento, è la guerra. Non c'è cambiamento senza una risposta  violenta...tant'è che sempre di violenza fin'ora si è parlato, nei 2 anni di vita distanti dalla casa dei genitori. Sperava solo che le mani legate d'ora sarebbero state in futuro ali libere di volare. Ma sentiva anche avvicinarsi la guerra, e sentiva militari e soldati passare e urlare alla futura ritirata delle forze governative. Non voleva essere lì al passaggio dei rivoluzionari, non in questo momento. Mak quindi arrivò da Assad. "Insomma...stavi annegando in questo caffè?"
"Mi perdoni...cos'è che serve ora?!"
"Approvare il piano di Marco e del nostro team!"
"Ah, solo questo?!"
"Questo abbiamo di cui occuparci per adesso."
"Ottimo"
Mak andò lì,sbronzo, sudato, puzzolente, e fu ripreso da telecamere di tutta la Tecnocrazia mentre firmava e stringeva le mani dei genieri e geni militari che hanno collaborato con la stesura del nuovo piano di guerra, sebbene quest'ultimi contrariati a stringergli le mani.
Il nuovo piano venne annunciato come la liberazione definitiva della Capitale Governativa, con la grande collaborazione di Gallipolis, Nuovo Governatorio,Tecnocrazia Egiziana e dell'ultimo, ma non assolutamente per importanza, Esercito Europeo, del Governo Centrale Europeo. Per questo fu trasmesso ovunque: parole forti dai vari genieri militari contro i rivoluzionari. Fu anche trasmesso in tutta la città T e divenne chiaro il declino verso cui si stava avvicinando la città. Con le forze governative in ritirata l'ordine veniva a decadere e tutti i ladri e malefattori stavano pensando a distruggere o rubare il loro più grande bottino prima di cambiare vita. Mak tornò nella sua dimora. Erano circa le 19, guardava il tramonto del sole, lobomomizzato sul letto: infondo era così importante? Prese un coltello a serramanico e lo mise sul letto. Si preparò gli abiti, i più eleganti che aveva. Un bel gruzzolo di Dollari Egiziani e si andò a fare un luunga doccia fredda. Calava la sera, e sempre più vicino si era all'appuntamento. Mak aveva fatto la sua sofferta scelta, sebbene la società la stesse premendo verso la cascata, lui iniziò a nuotare contro corrente. Andò quindi al suo appuntamento come prefissato:
"Uh,che Bello che sei Makkino,siediti pure!"
Disse Otkas in una di quelle oasi osè al più non posso, con puffi e luci soffuse.
Otkas si avvicinò a Mak in maniera "audace", che stava semplicemente seduto. Mentre Otkas si stava calando verso Mak quest'ultimo gli tirò un calcio in faccia, si alzò e con estrema risolutezza prese dalla tasca il coltello a serramanico e sgozzò Otkas, che in quel sussultò riuscì solo a pregare di non farlo. Il sussulto non venne ignorato nel sontuoso luogo privato di Otkas. Sfondarono nella camera le guardie personali di Otkas: casco bianco in testa con visiera nera e completo da FBI, stile 2100-2150. Trovarono solo Otkas in una pozza di sangue e le porte della finestra spalancata. Delle 5 guardie due si diressero fuori e  due iniziarono a scendere le scale per dare l'allarme. Audacemente una delle 5 rimase in stanza per iniziare le indagini. Usì così Mak dallo sgabuzzino in cui si era chiuso. Si avvicinò e inziò a strangolare la guardia mentre con l'altro braccio colpì ripetutamente nella schiena della guardia uccidendola e prendendogli l'arma. Con sua delusione, scoprì essere fucili taiser, con alto voltaggio ma senza la possibilità vera di uccidere. Si tenne il coltello a serramanico, sentì poi l'allarme. Mak allora pensò a fuggire dal terrazzo del balcone: colpì alla testa col fucile una guardia e ne spinse un'altra giù uccidendola ma rendendo palese la sua posizione. Una volta finita  la guardia stordita dal fucile a Mak non restò che buttarsi: era un secondo piano, c'era dell'erba. Mak si buttò a piedi uniti,piegando le ginocchia e provando a restare il meno teso possibile. Atterrato in punta di piedi si spinse in avanti con i piedi e iniziò a fare una capriola: dopo ciò si rialzò in tutta fretta e si lanciò contro una siepe. Sebbene facesse male era il miglior modo per andarsene. Aveva le mani piene di sangue, ma i vestiti intatti. Non ci sarebbe voluto niente per rintracciarlo e diventare nemico dello stato. Quindi carico di quel che aveva prese un taxi e una volta in periferia chiamò Silvestro.
"Han. Penso di aver fatto un bel casino."
I due si incontrarono. Han si affrettò a lasciare il porto dov'era per pescare e arrivò da una posizione data da Mak.
"Tu che hai fatto?!"
Disse il vecchio tossendo intensamente.
"Han, era l'unica soluzione. Basta, era tutto inutile. Preferisco rompere tutto con le mie mani che aspettare mi cada addosso, ok?"
"Ma è eccessivo, te ne rendi conto?!"
Non riesci a capire..."
"Tu non riesci a capire! E ora io che dovrei farmene di te? Perché mi hai cercato?"
"Sei l'unico che mi è rimasto..."
"Ah no, non casco a questo gioco, non ti ho mai detto nella nostra conversazione di uccidere qualcuno...soprattutto una figura così importante!"
"Devi capirmi...avevo le mani legate. Non potevo essere spettatore di quel che mi stava per succedere nè tornare indietro e cancellare il passato..."
L'uomo allora ti mise le mani nella barba.
"Posso solo aiutarti ad andare il più lontano possibile da qui. Ma una volta fatto questo, la tua vita cambierà per sempre: il tuo passato deve rimanere nascosto, la il tuo presente sepolto e il  tuo futuro il tuo unico presente."
"Mi spaventi...di che si tratta?"
"Russia...ho una mia conoscenza che è fra i ribelli..."
Detto questo Mak capì dove stava andando a parare il vecchio.
"Ma scherzi?! Io, ribelle in Russia?! Sono una minoranza incredibile-."
"È il tuo unico modo per fuggire veramente da qui! Ragiona! In quanto vuoi che ti trovino se rimani? È come se ti avessero già trovato, ragazzo!"
"Ma io..."
"No! O la Russia, o la morte! Scegli adesso, o diventa un latitante del Sahara, così vediamo quanto sopravvivi."
Mak era davanti al bivio più grande della sua vita. Ormai la sua mossa aveva cambiato la sua vita, non poteva fare nulla se non affidarsi a Silvestro, che stava provando ad aiutarlo.
"Va bene, Silvestro. Come facciamo?"
"Questo mio amico è un gestore dei Gulag in cui sono messi i ribelli in Siberia. Aiuta a far fuggire chi si arrende e lascia la causa sua, e una delle tratte di fuga è quella di Dubai. Da Dubai prenderai la tratta per la Siberia, arrivando ai Gulag invece che andartene. Farò questa chiamata per te, ma la tua vita verrà stravolta. Va bene?"
"D'accordo..."
E i due così si strinsero la mano. Mak sentiva ogni attimo scorrere e il cuore battere più veloce della luce.
Silvestro Han quindi fece ciò per Mak e alle prime  luci dell'alba Mak prese una vettura allestita da un curatore, incaricato delle tratte per la fuga dei ribelli dalla Siberia che non volevano tornare nella Tecnocrazia di Novosibrisk e Mosca.
"Grazie di tutto..."
"Che il destino sia dalla tua in Siberia...ragazzo"
Mak quindi stava partendo per un viaggio, il viaggio che avrebbe cambiato la sua vita per sempre.

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