Operazione Z: Antipatie

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Passarono diversi giorni e Namir era in grado di alzarsi. Si alzò per andare da Doria, nella sua stanza ma vide Wagner discutere animamente con Doria ed allora Namir si mise ad origliare. "Quel ragazzo è solo un peso, un rivoluzionario bastardo! Non è utile a niente, quel coglione!"
Doria che era seduta su di una poltrona si stiracchiò ed inizio a dire: "avanti Wagner, fai uno sforzo, ha talento, va solo sistemato. Inoltre è giovane."
Wagner era tutt'altro che comprensivo. Dopo un secondo di pausa si asciugò il naso e iniziò a dire: "hai sentito le ultime notizie?"
"Dimmi questo che c'entra"
"Sveglia Doria, cazzo! I rivoluzionari a poco arriveranno qui a dettare legge!"
Doria iniziò ad avere timore, ma evitò di mostrarlo. "A noi non importa, il nostro lavoro lo facciamo sempre ed ugualmente sotto qualsiasi governo. Da quando ti importa delle ideologie?"
"Mi importa se quella cosa può intaccare il mio fottuto lavoro, che ne dici?"
"Senti, non mi frega un cazzo. Quando il ragazzo sarà in piedi andrete assieme. Abbiamo tracciato la posizione del bastardo, un'hotel."
"Va a fatti fottere" rispose Wagner "io non ci vado, lurida puttana" Doria allora si alzò e atterrò Wagner, quasi soffocandolo con le sue scarpe.
"Porta rispetto,stronzetto." Per poi sputargli adosso. Wagner si liberò dalla presa e, tutto rosso, si rialzò col fiatone, prendendo ad andarsene e mettendo in fuga Namir, che faceva finta di essere ancora in convalescenza. Wagner passò vicino a Namir,dicendo di come fosse tutta colpa sua. Passato Wagner, Namir si alzò ed andò da Doria. "Ah, ti sei rialzato ragazzo"
"Si, sono pronto per la missione."
"Andrai con Wagner, sappilo"
"Bhe si, che problema c'è?"
Doria esitò un'attimo e infine con gli disse nulla, finendo con un semplice "no,nulla."
"Spiega meglio: dove e come"
"Su un treno: è il treno privato di un droghiere importante se fatta bene sarà una missione molto redditizia, vedrai."
"Ottimo." Disse Namir mostrando un filo di amarezza. Nel frattempo che la guerra avanzava nel governatorio sempre maggiori erano le perdite, sempre più nomi sbarrati in rosso dalle macchine che ne conteggiavano i morti. "Eravamo partiti in 8 milioni, ne rimangono 7. Un intero milione di soldati è...morto, o ferito." Disse al collega un generale con un bicchierino di liquore alla mano,guardando al fronte.
"Quegli sporchi egiziani, tutta colpa loro! Non sono affari n-."
Il Generale tappò la mano al collega che invece fra le mani impugnava un binocolo. "Questo non possiamo dirlo, non qui."
Il Generale gli tolse la mano dalla bocca e l'amico capì,annuendo a testa e occhi bassi.
"Quanti esattamente i morti?"
" Non si sa in realtà. Sappiamo solo che abbiamo 1 milione di persone in meno ma dato che i macchinari li danno gli egiziani così come l'assistenza medica non sappiamo chi morto chi ferito e chi scomparso."
Il collega col binocolo si sedette per terra,con le gambe penzolanti nel nullo dall'alto di quella torre di sorveglianza.
"Io voglio solo tornare a casa vivo,sinceramente."
"Non abbiamo scelto noi di combattere la guerra, sapevamo cosa a noi aspettava." Disse il generale bevendo il liquore.  Poi continuò:
"Il problema sono quelle persone ingannate dai ""soldi facili"" dietro a questa guerra."
Scoppiò qualcosa. Partì l'allarme. Un'armata  di rivoluzionari stava sfondando in questo campo.
"Presto, alle armi!" Urlò il Generale gettando il liquore e mettendosi ai comandi per avvisare l'intero campo degli ordini.
Il collega si mise ai radar per capire chi fossero. Erano le armate pesanti, piene di mezzi grandi e per nulla amichevoli.

 Erano le armate pesanti, piene di mezzi grandi e per nulla amichevoli

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