XI

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Tooru, mentre camminava, aveva immaginato svariate volte come sarebbe stata la casa di Iwaizumi ma appena si trovò sulla soglia si rese conto che tutte le sue ipotesi erano sbagliate.
La dimora era graziosa e piccola, tutta la struttura era circondata da un giardinetto che sembrava avere avuto giorni migliori.
Hajime aprì la porta e lasciò le scarpe all'entrata, l'altro lo imitò.
"Shittykawa tu vai in camera mia che si trova in fondo al corridoio, io intanto accompagno a letto mia mamma, ok?"
Tooru era un po' stranito da ciò che aveva detto il moro, soprattutto perché egli aveva utilizzato un tono autoritario come quello di un professore che chiama uno studente interrogato, nonostante tutto decise di non fare domande e seguì le sue direttive.
Hajime andò verso la madre che, come al solito era accasciata sul divano, la prese in braccio e l'accompagnò nella sua stanza.
"Hajime scusa se ogni sera devi sempre fare questo...dovrei essere io a rimboccarti le coperte"disse le donna ancora mezza addormentata con un filo di voce: "Tranquilla" Hajime sorrise: "Non ti devi preoccupare so che stai facendo del tuo meglio."
Il ragazzo lasciò un bacio sulla guancia della madre ed uscì dalla camera: "Buona notte, mamma."
Egli estrasse una sigaretta dal pacchetto che aveva in tasca e andò nella propria stanza.
Trovò Tooru seduto sul suo letto con le gambe incrociate, sul viso aveva uno sguardo furbo e curioso: "Tutto bene? Ti vedo un po' scosso."
Hajime si accese la sigaretta: "Tutto bene" mentì: "Cosa stavi guardando con tanto interesse prima?" cambiò argomento.
"Stavo guardando quella pianola, sotto a quel cumulo di vestiti...suoni il piano?" Gli chiese.
"No, ho preso qualche lezione da piccolo ma non ricordo nulla."
Tooru si alzò, estrasse una sigaretta da un pacchetto abbandonato sul comodino e si avvicinò allo strumento, buttò a terra tutto il ciarpame che lo ricopriva e si accomodò sul seggiolo: "Ti faccio sentire qualcosa."
Le dita del ragazzo si muovevano abilmente sui tasti, quella pianola non era di grande qualità ma il suono, grazie alle mani esperte di Tooru era comunque gradevole.
Hajime osservava quel ragazzo e si ritrovò stregato dalla sua bellezza: i dolci lineamenti, i capelli ricci e ben acconciati, gli occhi nocciola attenti, i quali seguivano lo spostarsi frenetico delle dita che percorrevano i tasti.
Non aveva mai pensato di poter essere così ammaliato da un essere umano, ma d'altronde Tooru sembrava più essere la reincarnazione di una di quelle statue romane che aveva dovuto studiare per storia dell'arte che un umano.
"L'hai riconosciuta?" Lo risvegliò il castano il quale poi si accese la sigaretta che aveva tenuta spenta durante l'esibizione.
Hajime si riscosse: "Mhh era il notturno di Chopin?"
"Esatto. Non ti facevo un esperto di musica Iwaizumi Hajime, mi hai sorpreso!" Ammise il castano incrociando lo sguardo con l'altro ragazzo.
"Ed io non ti facevo un pianista talentuoso Oikawa Tooru"
"Sono pieno di sorprese" rispose l'altro dondolandosi sulla sedietta.
"Ora ti faccio sentire qualcosa io." Disse Hajime.
Oikawa alzò le mani dalla pianola com'è per dire "tutta tua" e si riandò ad accomodare sul letto.
Hajime non sapeva suonare ma aveva imparato le prime note di "per Elisa" di Beethoven.
Il ragazzo dopo vari tentavi riuscì a trovare le note giuste ed eseguí qualche passo del componimento.
Oikawa lo guardò con uno sguardo che Iwaizumi avrebbe definito ammaliatore e dopo poco disse: "Per Elisa, Beethoven, 1810."
"Con l'anno di composizione devo ammettere che mi hai stracciato." Ammise Hajime ridacchiando per poi sedersi vicino all'altro ragazzo.
Tooru ruppe il silenzio che si era creato: "Sei una persona davvero fantastica Hajime, anche se ti nascondi dietro la tua facciata da duro."
"Stai zitto Shittykawa" rispose scherzosamente il moro: "Anche tu sei speciale Tooru e spero davvero che un giorno anche tu possa sentirti tale."
Tooru allungò una mano verso quella di Hajime e lentamente le loro dita si incrociarono.
I loro sguardi a quel contatto si scontrarono, i due iniziarono a guardarsi negli occhi, a perdersi nell' immensità che uno sguardo può trasmettere.
Non lo dissero ad alta voce ma era chiaro ad entrambi che desiderassero la stessa cosa.
Il cuore di Hajime non aveva battuto più forte prima d'ora, si sentiva quasi soffocare, avrebbe voluto distogliere lo sguardo e correre via ma era pietrificato e non aveva la forza di farlo.
Tooru si avvicinò all'altro non sapeva cosa gli stesse prendendo e non aveva meditato nemmeno una volta se quello che stava per fare  fosse giusto o sbagliato.
Respirò, e con il cuore che gli martellava nel petto baciò Hajime.
Un bacio casto il quale non aveva niente di perverso, esso era soltanto una meravigliosa metafora per esprimere tutto ciò che i due si volevano dirsi ma per cui non bastavano parole terrene per descriverlo: per Hajime, Tooru era stato un lampo di luce in un baratro buio, il quale gli aveva insegnato cosa significasse "essere felice,"per Tooru, invece Hajime era stato una spalla sulla quale appoggiarsi, che non si sarebbe scostata per nessuna ragione e che non avrebbe preteso nulla in cambio.
Hajime si allontanò, spostò una mano sulla guancia dell'altro, sorrise e riunì nuovamente i loro volti approfondendo il bacio.







Spazio autore:
Sono vivaaaa!
Si, ci metto sempre un sacco ad aggiornare, spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo e spero che la storia vi stia piacendo.
Lasciate una stellina ed un commentino, mi fa sempre molto piacere ily.❤️
Bye
Mars🐊
Ps
Una volta che la storia sarà conclusa verrà revisionata quindi correggerò gli eventuali errori di battitura, struttura ecc...
Ovviamente se li trovate fatemeli notare.<3

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 27, 2021 ⏰

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