Capitolo 14

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Luke lasciò casa mia intorno alle 23, poco prima che mia madre tornasse, e io andai subito a dormire, senza preoccuparmi minimamente dei compiti per il giorno dopo. Avevo cose più importanti a cui pensare.

La mattina dopo mi svegliai in ritardo e arrivai a scuola puntuale per un soffio, e durante la lezione di biologia raccontai a Sophie quello che era successo con Luke e Niall.

«Stai dicendo che Niall ha beccato Luke in casa tua senza maglietta e ora pensa che tu lo abbia tradito? Non ci posso credere, hai aspettato di metterti con lui per tutta la vita e appena ci riesci ti porti un ragazzo super figo a casa e lo fai stare mezzo nudo, ci credo che Niall pensi una cosa del genere»

«Cosa avrei dovuto fare? Non potevo lasciarlo lì in terra svenuto, e nemmeno abbandonarlo a quella gang di teppisti, se non fossi andata io a cercarlo non lo avrebbe fatto nessuno!»

«E quindi? Non ti riguardava Kate, tu e lui avevate anche litigato, hai fatto bene ad andare a casa sua per chiarire, ma dal momento che lui non c'era te ne saresti dovuta andare a casa, non a cercarlo. Il fatto che tu lo abbia voluto cercare dimostra solo che tieni a lui, forse non sai ancora in che modo, ma ci tieni.»

«Ed è così sbagliato? Voglio dire, possiamo anche essere amici, chi lo vieta? Finché siamo solo quello e la cosa non va oltre, visto che sto con Niall.»

«Stavi.»

«Oh insomma Sophie, smettila di essere così pessimista, lui mi ascolterà e capirà il malinteso, ne sono sicura.»

«Williams, Irwin, volete rendere la classe partecipe dei vostri appassionanti discorsi? O preferite tacere e non essere mandate dal preside?»

Arrossii dall'imbarazzo e chinai il capo.

Passai il resto della mattinata a pensare a come farmi ascoltare da Niall. Non voleva parlarmi, non rispondeva ai messaggi che gli avevo mandato, né alle chiamate. Mi stava proprio evitando. L'unica cosa che avrei potuto fare era andare a casa sua, in quel caso avrebbe dovuto per forza parlarmi.

Appena uscita da scuola, dissi a Sophie le mie intenzioni. Non sembrava particolarmente entusiasta, ma non mi interessava; percorremmo come al solito la strada insieme, parlando di quella notte in cui era stata aggredita.

«Cosa vuoi che ti dica, Kate? Ti ho già raccontato quella notte, potresti pensare che io sia pazza, ma ti giuro che è così. Non ho un'altra spiegazione. C'è anche la possibilità che fossi scossa e che, essendo buio, possa aver visto male, ma non credo sia così.»

«Sinceramente, non so cosa pensare. Non ti ho detto una cosa... Ogni notte faccio sempre uno strano sogno...»

«Quale sogno?» s'incuriosì.

Io sospirai. «Probabilmente non è niente di che, sono solo io paranoica.»

«Smettila di tenermi sulle spine, di che sogno stai parlando?»

«È una cosa strana. Sogno sempre una specie di demone, che mi trascina in un vortice di fuoco. Solo che all'inizio non è un demone, ma un umano, è che non riesco a ricordarne le fattezze. Quella creatura sembra corrispondere alle caratteristiche che hai detto tu, e non capisco come sia possibile.»

La vidi riflettere per alcuni istanti, poi si strinse nelle spalle.

«Non so, probabilmente è una coincidenza. O magari hai paura che possa capitare anche a te, mi sembra la spiegazione più plausibile.»

«Si, hai ragione.»

Trascorremmo il resto del tempo in silenzio, ognuna persa nei propri pensieri. Dopo vari minuti arrivammo a casa, e la salutai.

Midnight to Hell || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora