Capitolo 12

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Mi svegliai di soprassalto, con la fronte imperlata di sudore e presi enormi boccate d'aria per riprendermi. Probabilmente avevo fatto un altro maledettissimo incubo, anche se non lo ricordavo. Mi alzai lentamente dal letto e scesi al piano di sotto, portandomi dietro il cellulare. Non avevo intenzione di rimettermi a dormire, anche se erano appena le 4 di notte.

Mi stesi sul divano e accesi la tv. Passai in questo modo l'intera ora successiva, finché il mio telefono squillò. Chi mai poteva essere a chiamarmi alle cinque del mattino?

Irritata, presi il telefono dal pavimento e scrutai il display, confusa. Poi risposi.

«Niall?»

«Ehi, come mai sei sveglia?»

«Fai sul serio? Mi chiami alle quattro e mi chiedi perché sono sveglia?» la mia voce tradiva l'irritazione che provavo.

«Ehm, si, hai ragione scusami. Katy, non volevo chiamarti così tardi e mi dispiace tanto, ma c'è una ragazza che non vuole andarsene da casa mia» sentii un'improvvisa fitta al petto.

«Non è un problema mio se ti tieni delle puttane a casa e poi ti ritrovi nei casini, non mi riguarda» il mio tono era più freddo e distaccato di quanto pensassi.

«No, non capisci, non intendevo certo dire quello! Ma che hai nella testa? Volevo dire che c'è una ragazza della mia festa che non si schioda dal bagno e continua a piangere, farfuglia cose strane su un ragazzo che l'ha tradita, penso sia ubriaca. Fatto sta che tra qualche ora i miei saranno di ritorno dal viaggio e non mi hanno dato il permesso per fare una festa del genere e devo riordinare per far sembrare di non aver fatto nulla, e questa tipa mi sta rallentando e devo farla andare via, ma io non sono capace di consolare una ragazza, quindi ho pensato...»

«Aspetta, fammi indovinare, hai pensato che io fossi la persona più adatta a fare da psicologa a una ragazzina? Accidenti, sono onorata» sbottai.

«Ehi Katy tranquilla, non c'è bisogno di scaldarsi, insomma ti ho chiamata molto tardi, lo so, ma ho davvero bisogno del tuo aiuto se non voglio passare guai, non sapevo chi altro chiamare, sei la ragazza più... Ragazza che conosca»

In altre parole, la più comprensiva? Ah no aspetta, in altre parole la meno troia, quella che poteva consolare meglio una ragazzina ferita. Non sapevo se sentirmi lusingata dalla sua affermazione o sconvolta per il fatto che una quantità sconosciuta di puttane girasse intorno al ragazzo che mi piaceva ogni giorno, ma tralasciamo.

«Scusami, hai ragione, solo che non sono al massimo dell'umore» sospirai, ripensando a Luke.

«Che ti prende?» sentii la sua preoccupazione.

«Niente di che, non preoccuparti, sono ancora un po' sconvolta da quello che è successo alla festa, tutto qui» mi sforzai di sembrare tranquilla e rilassata.

«Oh... Se lo dici tu...» non sembrava essersela bevuta, ma al momento non mi importava. «Allora? Vieni o no?»

«Certo che vengo». «Va bene, allora ti passo a prendere tra una decina di minuti»

«E lascerai una ragazzina ubriaca e in piena crisi da sola a casa tua? Fai sul serio? E se ti rubasse o rompesse qualcosa?»

«Ma no, l'ho... Ecco...».

«Tu l'hai cosa, Niall?»

«Ecco... Potrei, e dico potrei, averla chiusa nel bagno in questo preciso momento, poco prima di uscire»

«Ma sei diventato matto?»

«Oh ma insomma, non voleva uscire dal bagno così ce l'ho chiusa dentro per correre a prenderti subito, non fare tante storie e preparati, arrivo tra poco» e chiuse la comunicazione. Maledetto.

Midnight to Hell || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora