Epilogue

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-IZUKUUUUU!-

-SHHHHHH-
La voce squillante della castana venne velocemente zittita da una massa di dottori che comfabulavano tra loro nel candido corridoio d'ospedale, mentre Izuku rimase a guardare la scena con un lieve sorriso sulle labbra.
La ragazza prese ad avvicinarsi con fare imbarazzato e si sedette a lato del candido letto d'ospedale mentre lui appoggiò delicatamente la testa al cuscino.

Ancora i dottori non si erano capacitati di quel che era successo...

Todoroki vi era più, risucchiata nelle stesse ombre, non fece in tempo a girarsi per guardarsi indietro che i suoi pensieri furono bruscamente interroti, un forte dolore alla spalla, un fragoroso suono di vetri rotti e poi il vuoto lo inghiottì.

Sopra di lui, la figura rischiarata dalla luna del maniero si allontanava velocemente, il freddo sferzava sulla sua schiena, l'ultima cosa che sentì furono delle urla e poi un tonfo sordo.

-Izuku? Devo chiamare i dott- ma la castana venne interrotta da un segno di dissenso del verde, che gentilmente voltò il viso verso il suo
-È tutto okay, tranquilla.- disse poi, mentre la ragazza annuì e si sedette silenziosa accanto a lui.

Lo avevano trovato un gruppo di pescatori per puro caso sul fondo di quel dirupo, dove scorreva un piccolo corso d'acqua, mezzo fradicio e con il sangue a intaccargli i vestiti, il viso dal naso alla bocca. Pensavano fosse palesemente morto, ma scoprirono con orrore che il flebile battito del suo cuore non era del tutto sparito. Avevano chiamato subito aiuto e un elicottero era volato sul posto per prelevare il suo corpo completamente fratturato.
A due mesi dal suo ritrovamento non era guarito completamente, ma nessuno, nessun medico, fu in grado di capire come lui fosse sopravvissuto.

Lui ricordava ben poco di quel che era successo, solo il buio e poi un tremendo rumore di vetri rotti, il freddo ed un dolore senza eguali, in fine una figura scura sopra di lui, ma ovviamente aveva omesso quest'informazione a chiunque. Sapeva che il sangue che gli avevano trovato sul volto non gli apparteneva completamente.
Se tutti gli studi che aveva condotto in quei mesi erano corretti, Lui aveva fatto in modo che il suo corpo recuperasse abbastanza forza da rimanere in vita, in bilico tra questa e la morte almeno.

Chiunque, dai medici alle forze dell'ordine avevano tentato di strappargli la verità, una spiegazione plausibile perché lui fosse in vita, ma invano. Non espose denuncia, quindi non ci fu alcun inchiesta, gli esami del sangue risultarono perfetti con solo una piccola mancanza di ferro e fu così che fu lasciato solo alle cure dell'ospedale.
La prima persona che avevano chiamato una volta tornato in Giappone, non appena il suo corpo fu stabile abbastanza da permettere il trasferimento, fu ovviamente Ochako, l'ultima persona che aveva contattato. Lui fu breve e conciso, ancora sotto effetto dei farmaci, ma le spiegò la situazione in modo vago, semplicemente non l'amava più. Con ancora il ragazzo costretto sul letto d'ospedale, la ragazza non si sentì di accusarlo, di piangere ed urlare come avrebbe voluto anche perché, in cuor suo, lo sapeva benissimo che i suoi sentimenti erano cambiati nei suoi confronti. Lo aveva capito durante l'ultima loro chiamata, quando il verde non aveva replicato al suo ti amo, dal tono distante, dalle chiamate perse...

Ochako non era stupida e Midoriya non poteva mentirle o continuare una relazione dove palesemente lui non era più coinvolto sentimentalmente, le voleva bene nonostante tutto e quando questa propose di fargli compagnia in ospedale quando se la sarebbe sentita, per non farlo stare solo, questo non fece altro che accrescere il suo senso di rispetto e gratitudine nei suoi confronti. Izuku aveva sorriso smagliante a quella proposta e aveva annuito felice.

Dopo molto tempo e molta fisioterapia dopo, circa un anno e mezzo, con l'aiuto di stampelle e non poca attività fisica, Izuku ritornò all'università e riprese i suoi studi dove li aveva interrotti.
Non seppe se fosse normale o meno, ma più andava avanti, più quello che era successo gli sembrava solo un sogno... che fosse bello o brutto doveva ancora stabilirlo. Tutto ciò che gli assicurava fermamente che tutto quello che era successo era vero, erano alcuni segni bianchi che spiccavano sulla sua pelle diafana, quasi invisibili, ma indelebili e presenti, marchi non solo fisici sui quali passava inconsapevolmente le mani molte volte al giorno, sul collo, sul petto e tutti non fecero altro se non prenderlo come un nuovo gesto del suo solito nervosismo.

Dopo aver lasciato l'appartamento di Uraraka, Izuku si ritrovò a dover aprire ed ordinare molteplici scatoloni nella sua nuova casa ed un giorno di questi, fu come se il tempo si fermò all'istante...
La sua vecchia valigia blu, sepolta sotto un mare di altri oggetti dentro ad una grossa scatola, fece capolino.
Il verde esitò a prenderla, ma facendosi coraggio la estrasse delicatamente e ne accarezzò la superficie liscia ed impolverata, quando un brivido gli fece drizzare i capelli sulla nuca.

La aprì ed il suono della zip un po usurata rimbombò per la casa, troppo forte per il silenzio tombale che si era creato.
Piano, la vuotò dai vestiti vecchi e spiegazzati, ancora come li aveva messi prima della sua partenza e lì la trovò...

Era una vecchia foto, ingiallita, dagli angoli rovinati e un po piegati. Il sorriso del bambino al centro di essa era smagliante, incorniciato da una miriade di lentiggini, ed un'altra figura, flessuosa ed eterea accanto a lui, mostrava un piccolo sorriso appena in procinto di sbocciare sulle labbra marmoree.

Izuku, mentre le sue guance si macchiarono di lacrime salate, mentre la superficie della carta della vecchia foto si bagnò appena, lesse con un sorriso la calligrafia fluida e meticolosa sul retro di essa e seppe, che tutto quello che successe allora, fu tutto tranne che un sogno.


~𝓔 𝓫𝓮𝓷𝓮𝓭𝓲𝓻ò 𝓹𝓮𝓻 𝓵'𝓮𝓽𝓮𝓻𝓷𝓲𝓽à 𝓲𝓵 𝓭𝓮𝓼𝓽𝓲𝓷𝓸 𝓬𝓱𝓮 𝓶𝓲 𝓱𝓪 𝓹𝓸𝓻𝓽𝓪𝓽𝓸 𝓪𝓭 𝓪𝓶𝓪𝓻𝓮 𝓽𝓮 ~


|[THE END]|

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