2. Warning

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Quella notte, poteva dire di aver dormito tanto profondamente, da non aver nemmeno sentito i richiami del suo, ehm... tutor? Professore? Insegnante?

Sbadigliando sonoramente, Izuku, si preparò scendendo e avviandosi al soggiorno dove, ad aspettarlo Todoroki, si ergeva una portentosa quantità di deliziosi piatti tipici
-Midorya, dovete scusarmi quest'oggi vi devo lasciare in anticipo per alcuni affari correnti, della quale non posso fare a meno di occuparmi e... mmh  mmh- schiarendosi la gola, il bicolore si soffermò sulla faccia leggermente sporca di Izuku, che lo guardò non capendo.

Abbassando i fogli che teneva in mano, sorrise obliquamente, studiando attentamente le fossette ai lati del sorriso impacciato del ragazzo, sporche di miele.
Si alzò, facendo stare sull'attenti il povero ragazzo preso alla sprovvista
-Questo...- disse agiandosi delicatamente al tavolo con i fianchi, accanto a lui, le braccia incrociate al petto, andando a creare il leggero frusciare della canidida camicia, mentre le maniche lunghe un po ricadenti andavano a stringersi ai polsi lasciandosi andare ad un drappo tratteggiato che portava con un'eleganza quasi felina -è il miele più buono di tutti i Carpazi e, da quel che vedo...- sorrise soddisfatto del rossore spontaneo che si era fatto prepotentemente spazio sulle sue guancie, ora impegnato a tastarsi per trovare ciò che rimaneva della sua brioche al miele -te ne sei accorto pure tu- la voce roca alla vicinanza improvvisa che era portato a sopportare pochi secondi dopo, il volto cereo di lui a confronto con quello paonazzo di Izuku quando le lunghe e affusolate mani di Todoroki andarono a posarsi sul suo viso, scansando le briciole rimaste, lo fecero a dir poco rabbrividire tanto erano gelide e affilate le sue unghie.

Immobile, lasciò che le mani del bicolore si allontanassero piano. Gli occhi gli uni incastrati negli altri, Izuku ebbe la possibilità di osservare con maggiore intensità la cicatrice che contornava il suo occhio celeste e, aprendo leggermente le labbra, le richiuse quando scorse la preoccupazione nel viso di lui.

-il mio aspetto ti infastidisce non è così?- fu come un fulmine a ciel sereno quella domanda, tanto che Izuku sgranò gli occhi, scuotendo la testa con violenza. Tutto, ma che una così grande mente fosse rifiutata per il suo aspetto, non lo credeva possibile. Avrebbe voluto parlare, ma lo sguardo gelido di lui gli fece scemare piano ogni singola speranza di poter rimediare e quando parlò, ne ebbe la conferma -le lezioni si terrà al sorgere della luna, ora se non vi spiace, devo andare- il tono gelido e quel tu che si era trasformato nuovamente in un Lei.

Lo vide prendere il lungo cappotto nero su di un vecchio attaccapanni macchiato dalľ umidità e dalla polvere, sentendolo uscire sbattendo nuovamente la porta mentre una  sensazione di gelo si faceva largo nello stomaco del verde, chiudendosi definitivamente.
Trascinandosi nelle sue stanze, si buttò sul letto, mugugnando dei lamenti e delle prediche di come la sua prima impressione fosse stata quella di un maleducato che si fermava alle apparenze, mentre un crescente malditesta gli fece tornare alla mente la sua adorata faccia rotonda. Prese il cellulare, digitò il numero e aspettò uno squillo dopo ľ altro.

Fuori faceva freddo, una piccola nuvoletta di vapore solcò lebbra di Todoroki, intanto a guardare il cielo, di come quel grigiore stesse poco a poco cambiando il suo umore, da scottato che era per quella lieve discussione con il suo giovane apprendista, una vaga e mera tristezza si impossessava delle sue viscere. Si passò una mano sul volto, soffermandosi per qualche secondo sulla cicatrice, quell'orrenda cicatrice che aveva cambiato così nel profondo la sua vita. Era fatto di carne e sangue ma non era umano, non era umano da più di duecento anni.(1)

Stringendosi nel cappotto per il freddo, gli venne quasi da ridere, una stupida abitudine che non aveva ancora lasciato, alla quale non era riuscito a staccarsi. Guardandosi le mani, le riconobbe come quelle di sempre, sporche... sangue innocente ci era finito sopra per la sua ingordigia e rabbia mentre la parola "mostro"  risuonava piano, come portata dal vento infame che si era levato da poco.

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