La Solitudine non fa paura

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Bri, così amava farsi chiamare dagli amici, cominciava a sentirsi strana.
Sempre più strana. Il lockdown lo identificó come un qualcosa di positivo poiché poteva scrivere la storia fantascientifica che la sua mente partoriva le notti, ma, allo stesso tempo, lo "sentiva" come una sorta di cappio intorno al collo. Si sentiva soffocare. Dormiva poco. L'ansia tentava di travolgerla.
La sua vita si basava su una routine ben precisa all'interno del suo "recinto casa".
Letto, bagno, soggiorno, cucina. Cucina, soggiorno, bagno, letto.
Esilarante!
Ma, poi, una notte di aprile, qualcosa l'afferró e le sconvolse la vita...

Cercó di urlare, ma la sua voce sembrava intrappolata. Poco dopo giunse un uomo con i capelli neri come la pece, estrasse un lungo ago d'argento dal suo camice e tentó di conficcarglielo nel braccio.
Era paralizzata dalla paura. Inutile scappare. L'uomo l'afferró, le prese il braccio e, questa volta, le infilò l'ago con un colpo secco. Bri avvertí un bruciore, ma meno forte di quello che si aspettasse. All'improvviso sentí gli occhi pesanti.
Stava morendo? Cosa le aveva iniettato quell'uomo?

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