The last writers

Essere o non essere?

Negli studi della Sirgive Company scattò un fastidiosissimo allarme.
Uno dei concorrenti aveva avuto un malore. Via vai di neri carrelli aerostatici, agitazione, chiasso, un unico medico (o almeno così mi era parso).
Incuriosita, ma spaventata, osservai la scena con la schiena poggiata ad un pilastro della sala. Gli altri concorrenti erano ancora seduti nelle loro postazioni, fortunatamente con quegli abominevoli cavi staccati.
Sembrava stesse per accadere l'apocalisse. Incrociai lo sguardo spaventato di una delle mie colleghe di disavventura e mi venne l'istinto di avvicinarmi a lei per cercare sostegno, conforto. Ma ciò non avvenne. La mano di Constantin mi indusse a bloccarmi.
-Resta qui. Non puoi parlare con gli altri. Pena l'esclusione... è il regolamento.
-Va bene. Calma. Anche questo quando me lo volevi dire?
-Scusa. In realtà non dovrei dovuto  dirti parecchie cose. Fa parte del gioco e ti ho spiegato che non voglio né perdere né perderti ...
-Ok...ok...Ma ora che succede? E quel concorrente? Lo cureranno?
-Dipende...

Non c'era affatto da restare calmi. Il programma venne sospeso e, come di consueto, il concorrente "problematico", una volta oltrepassata la porta grigia, non entrava più! L' ansia cominciava a prendere il sopravvento, ma lo spirito di sopravvivenza e, il buon senso, non erano da meno!
Chiusa in quello stanzino la mia mente tornò al mio appartamento, al mio babbo e il mio gatto. Pensai al loro senso di smarrimento e cosa stessero facendo, tutti i miei conoscenti, per ritrovarmi.
Avranno trovato il computer ancora acceso e letto quel romanzo? O nessuno avrà messo ancora piede nel mio appartamento per paura di contagiarsi?
E pur avendo una minima percentuale di probabilità di comunicare con il 2020 cosa dire? Esisto o non esisto più? Come può coesistere "essere e non essere?
Mi asciugai le lacrime appena sentii aprire la porta.
Non era Constantin.