-3, Levi Noire-

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Nei miei ultimi giorni da diciassettenne, raddoppiai la dose di cioccolato a colazione, le ore di sonno, il tempo passato accanto alla lapide di Maelle e dimezzai le ore impiegate per lo studio.

La notizia dopo quella fatidica sera si era diffusa velocemente e per questa ragione i professori, con una compassione innata, mi lasciavano fare qualsiasi cosa mi passasse per la testa.

Un giorno di quelli, incuriosita da così tanta pena e timore, svolsi qualche ricerca nella sala informatica della scuola.

Passai circa un paio d'ore a curiosare fra gli innumerevoli articoli di giornale e siti di gossip e bene o male riuscii a farmi un quadro completo della famiglia Vanderbilt.

A quanto pare, il gran numero di mogli, per la precisione dodici, con cui Abner Vanderbilt ha avuto a che fare ha prodotto una sfilza di figli che avrebbero potuto formare una squadra di calcio.

Quattro femmine e ben nove maschi, come se il signor Vanderbilt non avesse fatto altro in vita sua che giocare alla lotta fra le coperte.

Le quattro femmine si chiamavano rispettivamente la terzogenita Arlena, la quarta Scarlett, l'ottava Haynes e l'ultima Clarissa. Arlena proveniente dalla seconda moglie, Scarlett dalla quinta, Haynes dalla ottava e Clarissa dalla dodicesima moglie, nonché ultima, che a quanto pareva era scomparsa in circostanze misteriose. Su un blog trovai una sua foto e rimasi incantata dalla sua bellezza. Nonostante il suo viso angelico, la sua pelle chiarissima, per non dire cadaverica, faceva pensare a una malata terminale, dando quasi un senso di inquietudine al tutto.

Fra i figli maschi avevamo il primogenito Humbert, il secondogenito Zackary, il quinto Alec, i gemelli Adrian e Thomas, rispettivamente il sesto e il settimo, Alton Quentin il nono, Cairo il decimo, Blake l'undicesimo, Oliver Reed il penultimo.

Tutti e tredici erano accomunati da una bellezza disarmante, molto probabilmente a causa delle bellezze rare con cui Abner si univa in matrimonio.

Secondo quanto stava scritto, Abner metteva fine ad ogni matrimonio subito dopo che le sue mogli avessero messo al mondo un figlio, per colpa della sua completa riluttanza nei confronti dei corpi delle donne reduci da una gravidanza. Poteva anche trattarsi di una diceria. Una diceria che non sembrava affatto infondata.

Vi starete chiedendo, quindi, che decisione io abbia preso riguardo il mio futuro. Bene, diciamo che l'idea di passare la mia intera vita in una villa gigantesca con un numero a dir poco immenso di cognate e cognati che paiono essere usciti da una rivista di Cosmo, un suocero con qualche squilibrio mentale, un marito megalomane che di certo non starà lì a guardarmi mentre si gira i pollici non è particolarmente allettante, ma è sempre meglio che passare la propria vita sentendosi sulla coscienza tutte le ragazze del Noire costrette a prendere parte a quegli spettacoli a dir poco riluttanti.

Alec dopo tutto non era così male, magari era anche, che ne so, più sano di mente del padre?

Alla fine non sarei mancata a nessuno in particolare lì in mezzo. Maelle è stata la mia unica amica e non sono mai stata una di quelle persone che ama tanto socializzare. Si può dire quasi che, a parte pochi conoscenti, non sia mai stata parte integrante di questo orfanotrofio. Nessuno sentirebbe la mia mancanza...

"Scusami, ti resta qualcosa da fare?"

Mentre mi dondolavo spaparanzata con la penna in bocca sulla sedia girevole, una voce calda e parecchio impaziente mi destò dai miei pensieri.

Levi.

Possibile che mi colga sempre nei momenti più imbarazzanti?

"S-si, scusami..."

"Tsk, detesto le nullafacenti. Sei una studentessa no? Invece di girovagare fra i siti di gossip, vai a studiare, a riordinare la tua stanza, a dare una mano alle bambinaie, qualsiasi cosa ma renditi utile insomma. Solo perchè un belloccio ricco fino alla nausea ti ha proposto di sposarlo non vuol dire che tu sia finalmente fuori da qui.

Fossi in lui non sposerei mai una ragazza così inutile."

Mi allontanai sorridendogli spiacente, mentre lui mi guardava con gli occhi che oramai erano due fessure.

Mi prenderete per stupida, dopotutto chi di voi incasserebbe così tanti rimproveri da una persona che di voi non sa niente e che non riveste neanche un ruolo autoritario? Beh, anche se Levi sapeva essere davvero insopportabile, quei rimproveri erano le uniche attenzioni che avrei mai ricevuto da parte sua e di certo non potevo rinunciarvi. Mi piaceva quel tono autoritario in fondo e quella piccola rughetta che gli si formava sulla fronte quando era irritato da qualcosa. Levi mi piaceva e proprio per questo non avrei mai voluto cambiarlo.

Dopo quella sfuriata tornai nella mia stanza e ci rimasi fino a notte inoltrata. Stavo sgattaionaldo fuori per la mia abituale visita a Maelle, quando, proprio accanto alla sua lapide, vidi Levi, intento a guardare fisso la grande statua che si ergeva sopra di lui.

Cercai di avvicinarmi senza fare alcun rumore.

"Ehi, tu con gli occhi azzurri, guarda che ti ho vista."

Un brivido percorse la mia spina dorsale.

E ora? L'avrebbe detto a Maya? E io e Maelle come avremmo fatto?

"Non ti bastano mai le sfuriate che ti faccio ogni giorno? Allora è proprio come sembra, fai finta di ascoltarle e poi te ne dimentichi subito dopo. Ah, come devo fare io con te..."

Quel lieve sorriso sulle labbra, il modo così lento e leggero in cui si passava le dita fra i capelli disordinati, quasi ad accarezzarsi da solo... Quel tono così dolce e confidenziale che utilizzava nei miei confronti... Levi non era Levi in quel momento. Era tutt'altra persona.

"Ma non è vero..." cercai di contraddirlo.

"Dai, è da quando non c'è più Maelle a controllarti che cerco sempre di mettere una fine al tuo continuo vagabondaggio. Eppure sei più sveglia di quanto sembra, è proprio uno spreco..."

Seguì una lunga pausa, nel quale cercai di realizzare di aver appena sentito uscire dalla bocca di Levi qualcosa di diverso da un rimprovero. Come se non bastasse, Levi conosceva Maelle... Mi chiedevo cosa ci fosse sotto a tutto questo.

"Ah, comunque... Io sono Levi."

Mi porse la mano con un mezzo sorrisetto sulle labbra e io senza ripensarci due volte, gliela strinsi con un docile:"Leila".

Non avrei mai creduto che qualcosa del genere sarebbe mai potuta succedere e non potei evitare di sorridere come una bambina.

ANGOLO AUTRICEEEE

Volevo chiedervi un piccolissimo favore, care punzelle.
Mi piacerebbe tanto se mi desse un piccolo parere sulla storia, anche solo per antipatia, che sia positivo e negativo. Dopotutto è la mia prima storia e mi piacerebbe molto riuscire a fare sempre meglio grazie specialmente al vostro aiuto.
Grazie mille!

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