-9, Oliver Reed Vanderbilt-

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Dopo il direi più che macabro discorso di Abner, mi portarono un pasto decente e abbastanza invitante ma riuscii a mangiare poco e niente. Sentivo ogni Vanderbilt tenermi d'occhio come uno stormo di avvoltoi.

Fui più che contenta quando la cena finì e mi fu concesso di ritirarmi nella mia stanza. Anche questa volta il caro e dolce Abner si prese la premura di lasciarmi avventurare fra i corridoi bui completamente da sola. Avevo una voglia assurda di torturarlo facendogli ingogliare ogni fottuto pezzo della sua argenteria, ma decisi bene di trattenermi. Magari gli omicidi li riservo per dopo.

"Hai bisogno di essere accompagnata?" mi chiese una voce alle mie spalle, mentre io cercavo di orientarmi facendo mente locale ad ogni bivio.

Mi voltai di scatto, spaventata, trovandomi il ragazzo che avevo visto un paio d'ore prima con quella donna molto più grande di lui.

"N-no, grazie mille, penso di ricordarmi la strada..." rispondo distogliendo lo sguardo, sperando che mi credesse.

Dio, almeno lasciatemi perdere in santa pace.

Il ragazzo, intuendo la mia impazienza di vederlo a metri e metri di distanza da me, si avvicinò e mi sussurrò all'orecchio:"Ti conviene venire con me... Vedi quell'uomo laggiù?" disse indicando un uomo di mezz'età, appoggiato allo stipite di una porta poco lontana da noi "Vedendoti tutta sola e sperduta nei corridoi, potrebbe avere intenzioni molto meno... ehm... gentili delle mie."

Spostai immediatamente lo sguardo su quell'uomo, sentendo un brivido lungo tutta la spina dorsale.

Mi squadrava con uno sguardo a dir poco disgustoso, terrorizzandomi.

"Mi accompagni, per favore." mi affrettai a dire.

"Brava ragazza." mi disse picchiettandomi fastidiosamente la fronte con l'indice. Fui profondamente tentata di staccarglielo a morsi.

Ci incamminammo verso i corridoi, l'uno affianco all'altro.

Con la mia solita curiosità da bambina mi ritrovai a fissarlo. Aveva i capelli rossicci, gli occhi chiari e dei lineamenti particolarmente armoniosi. Al naso portava un piercing che penso si chiami septum. Il fisico non era particolarmente muscoloso e sviluppato, data la sua età, ma comunque notevole. Aveva il fascino del ragazzino scapestrato, insomma.

"Ti conviene smettere di guardarmi in questo modo, Leila. Non mi piace scopare in mezzo ai corridoi."

Arrossii, ma più di rabbia che di imbarazzo. Avevo già capito che tipo di ragazzo avevo davanti e non mi piaceva affatto.

"È questa, vero?" mi chiese indicando la porta della mia stanza. Annuii, trattenendo ancora le bestemmie salite poco tempo prima.

"È proprio di fronte alla mia, macchefortuna."

"A quanto pare... La ringrazio signorino... Oliver?"

"Dio Leila, chiamami Reed. Oliver fa tanto bimbetto di periferia."

Sospirai, chiedendomi ora che avesse di tanto sbagliato un bimbetto di periferia.

"Va bene, la ringrazio signorino Reed." dissi lievemente irritata. Lievemente.

"Andiamo, dammi del tu."

"Non le va mai bene niente, eh?" sbottai. Ne avevo seriamente abbastanza di questi bambini viziati.

"Su, non scaldarti. Dicevo solo che considerando il fatto che presto finirai nel mio letto, rivolgersi a me in un modo così formale fosse decisamente eccessivo. Sai, solitamente due anni in più per me sono pochi, ma per te farei anche un'eccezio-"

La sua voce fu interrotta da un sonoro schiaffo sulla sua guancia destra, gentilmente regalato da me, ovviamente.

"Ho i conati di vomito solo al pensiero. Non si azzardi anche solo a sfiorarmi se non vuole che le tagli le palle e gliele faccia ingogliare."

Gli chiusi la porta in faccia, lasciandolo completamente spiazzato in mezzo al corridoio. Speravo che le mie cinque dita sulla sua guancia gli bruciassero tanto da corrodergli la carne.

Non mi aspettavo niente di diverso da dei ragazzi cresciuti con un padre del genere, ma di certo non potevo fermare le mie più che giuste reazioni. Non avevo nessuna intenzione di subire in silenzio, quello schiaffo se lo meritava tutto.

Decisi di farmi un bagno caldo, magari sarei riuscita finalmente a smaltire la rabbia.

Così corsi nel mio bagno personale - nonchè l'unica cosa che apprezzassi di quella casa - e dopo aver riempito la spazziosissima vasca gettai i miei "vestiti" a terra e mi immersi nell'acqua.

La sensazione era paradisiaca, proprio come si vede nei film e si legge nei libri. Nel nostro orfanotrofio di vasche neanche l'ombra e avevo sempre voluto sapere cosa si provasse. Ma anche se ci fossero state non credo proprio che avrei provato. Di sicuro mi sarei trovata Levi fra la schiuma a rimproverarmi l'eccessivo tempo per cui avevo occupato il bagno. Anche se l'idea non suonava così terribile. Già... Non lo suonava affatto.

Levi, Levi, Levi... Immagino che ci vorrà ancora un po' di tempo prima che tu possa tirarmi fuori da qui, vero?

Sospirai malinconica, stringendo forte il ciondolo al petto.

Mi mancava Levi, mi mancava Maelle, mi mancava ogni cosa di quell'orfanotrofio e volevo solo sgozzare a uno ad uno i membri di questa famiglia disumana, nonostante quella sorta di magnetismo che sentivo nei confronti dei Vanderbilt, di questa casa.

Subito un'idea fin troppo pericolosa mi spuntò in testa.

E se ficcassi un po' il naso in giro?

Sentii un brivido di emozione scorrermi lungo tutta la spina dorsale. Avventurarmi in una casa d'epoca era una delle mie tante esperienze "da libro" che avrei maledettamente voluto provare. Di notte poi, magari avrei potuto trovarmi davanti Tate Langdon appena svoltato l'angolo. Ma per poter attuare il tutto dovevo prima conoscere le abitudini dei familiari, per non rincorrere in uno spiacevole inconveniente con titolo 'piccolo stupro nel bel mezzo della notte'.

Magari di mattina avrei potuto fare una passeggiata in giardino, andare a vedere il lago qui davanti.

Dopo venti minuti uscii dalla vasca a malincuore, giusto perchè temevo che a lungo andare mi sarei sciolta in essa. Mi asciugai, indossai la biancheria intima e mi avvolsi nelle coperte. Non avevo proprio la testa per vedere che genere di pigiama i cari e dolci Vanderbilt avevano preparato per me. Ora come ora avrei potuto radere al suolo la casa.

E con questi benevolissimi pensieri, mi addormentai.

"Dear Maelle,"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora