Il mattino dopo mi svegliai verso mezzogiorno, data la stanchezza della sera prima.
Rimasi cinque minuti fra le lenzuola pensando già a cosa avrei dovuto indossare, ovviamente, con orrore. Per questo rimasi parecchio sorpresa quando, voltandomi verso l'armadio, trovai un vestito bianco dall'aria antica poggiato su una sedia posta poco più avanti.
Mi alzai dal letto e lo esaminai.
Era un abito a stile imperiale, molto leggero ma comunque coprente, con la gonna di veli in seta. Il vestito era di un bianco leggermente ingiallito a causa del tempo, che non aveva comunque diminuito la sua bellezza.Trovai un biglietto su di esso, con su scritto, in corsivo e con una grafia particolarmente precisa e aggraziata:
"Indossalo."
E così feci, dopo aver passato all'incirca venti minuti nella vasca da bagno, cercando di non pensare a chi fosse mai entrato nella mia stanza mentre ero spaparanzata sul letto in condizioni indecenti. Anche se sapevo che probabilmente era stato un Vanderbilt, detestavo l'idea di dovergli essere riconoscente per questo.
Mi truccai leggermente, con un po' di fondotinta sul viso, mascara sulle mie già lunghe ciglia e un sottile filo di eyeliner. Lasciai i boccoli scorrere ribelli sulle mie spalle e mi guardai al grande specchio della mia stanza, soddisfatta. Mi stava meglio di quanto pensassi. Per cinque secondi immaginai addiritutta di essere un angelo e che quel vestito appartenesse realmente a uno di loro.
Scossi quei pensieri infantili dalla testa, e mi decisi ad indossare un paio di sandali a schiava per poi uscire dalla stanza.
Magari avrei potuto fare una passeggiata in giardino prima di pranzo, senza dover incorrere nella fastidiosa presenza di altri Vanderbilt.
La luce che arrivava dalle finestre mi rese più semplice orientarmi, e riuscii a trovarmi in meno di un quarto d'ora all'entrata. Quando stavo giusto per uscire, lo scricchiolio della porta d'ingresso venne interrotto da una profonda voce dietro di me.
"Che diavolo hai intenzione di fare?!"
Sussultai e mi voltai immediatamente.
Sentii il battito accellerare quando riconobbi il ragazzo dallo sguardo vuoto della sera prima. Un quarto d'ora senza Vanderbilt fra i piedi doveva essere stato un record.
"I-io volevo solo-"
"Tu non ha il diritto di volere niente!" mi ringhiò contro.
Indossava un paio di pantalani attillati di marca e una maglietta bianca con scollo a V che metteva in risalto le sue grandi spalle e la sua carnagione diafana, illuminandola. Il contrasto fra la personalità rude e la sua bellezza angelica era disarmante.
"Diamine, volevo semplicemente sgranchirmi le gambe!"
"Stai zitta! Non puoi varcare la soglia di questa casa senza nessuno che ti tenga d'occhio! Sei di nostra proprietà ora. Pensi di poter riuscire a scappare così facilmente?"
"Allora stia zitto lei e mi accompagni, invece di blaterare assurdità! Non ho neanche la più pallida idea di dove sia questa villa, dove pensa che io possa andare?"
In realtà sapevo esattamente dove si trovasse, grazie alle informazioni trovate tempo fa su internet e un modo per scappare l'avrei comunque trovato, ma dato che non avevo intenzione di farlo non era proprio una completa bugia. O almeno è quello che ripeto sempre alla mia coscienza quando mento.
Il ragazzo allora sbiancò e ammutolì di colpo. Una delle prima cose che notai a casa Vanderbilt fu che non erano assolutamente abituati a ricevere risposte a tono. Infatti quando ciò accadeva diventavano docili come agnellini.
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"Dear Maelle,"
Romance"Mi mancano i tuoi sorrisi tristi, Maelle. Così tanto che mi si stringe il cuore al pensiero di cosa farei per poterli vedere di nuovo. Mi mancheranno sempre, Maelle, sempre." La storia non include coppie omosessuali(o almeno per ora), come si può f...