1.L'amor che move il sole e l'altre stelle (Dante)

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Negli angoli silenziosi dell'universo, dove le stelle si sussurravano segreti e il cosmo dipingeva la sua danza eterna, esisteva una forza così profonda che persino i corpi celesti si piegavano alla sua volontà. Questa forza non era la gravità, né il tempo, né gli effimeri fili del destino che tessevano il tessuto dell'esistenza. Era l'amore, un'essenza così potente da far girare i pianeti e battere i cuori a un ritmo più antico del tempo stesso.
L'amore era nell'aria, scorreva attraverso gli stessi atomi che componevano la vita, infondendo vitalità in tutto ciò che toccava. Anche negli angoli più bui, dove le ombre osavano sognare, l'amore trovava il modo di filtrare, illuminando l'oscurità con il suo bagliore persistente.
Ma per un giovane uomo questa forza eterna era diventata un lontano ricordo, un'eco di una vita che non riconosceva più. Il suo nome era Phil e si muoveva per il mondo come un fantasma, la sua presenza si sentiva ma non si vedeva mai veramente. Con i capelli scuri come la mezzanotte e gli occhi che riflettevano l'abisso della sua anima, Phil era una figura di quieta intensità. La sua aura, oscura ed enigmatica, alludeva alle profondità del suo passato e ai fardelli che portava.
Phil non era una persona cattiva. Non era lui il cattivo nella storia della sua vita, ma ne aveva conosciuti molti che lo erano. Aveva percorso sentieri costellati di inganni, tradimenti e perdite, e il suo cuore, un tempo vibrante e pieno di vita, aveva smesso di battere molto tempo prima. Non poteva morire, ma la morte aveva trovato altri modi per toccarlo, portandogli via tutto e tutti coloro che aveva sempre amato. Ora vagava per l'esistenza, uno spettro solitario in un mondo vivo d'amore, che non poteva provare.
Perché lui non era un uomo comune. Dentro di sé custodiva l'anima della Luna, un essere celeste legato al cielo notturno, che vegliava sulla Terra con uno sguardo silenzioso e stoico. La sua luce era gentile, un bagliore tenue che portava conforto nelle ore più buie. Era eterno, senza tempo, eppure condannato a un'esistenza di solitudine, perché il suo amore per Sole era proibito.
All'inizio, Phil aveva cercato di aggrapparsi alla speranza, ai fugaci filamenti di felicità che la vita gli offriva. Aveva amato profondamente e ferocemente, con una passione che ardeva luminosa come le stelle. Ma uno dopo l'altro, le persone che amava gli furono portate via, le loro vite estinte dall'incessante marcia del tempo e del destino, lasciando l'uomo alle spalle, non toccato dalla morte ma segnato dalla sua crudeltà.
Gli anni si trasformarono in secoli e il cuore gli si raffreddò, racchiuso nel ghiaccio del suo dolore. Non poteva morire, e così sopportò, testimone solitario della bellezza e della tragedia del mondo. Osservò l'ascesa e la caduta degli imperi, fu testimone della nascita di nuove stelle e della morte di quelle antiche, eppure, nonostante tutto, era segnato dalla stessa stella.
Una sera, mentre il Sole tramontava sotto l'orizzonte e dipingeva il cielo con sfumature di arancione e rosa, Phil si ritrovò in una piccola strada di Londra. Gli abitanti andavano avanti per la loro vita.
Phil indugiava in periferia, un osservatore silenzioso. I suoi occhi, scuri e cupi, osservavano la scena con un senso di desiderio che non riusciva a esprimere. Era attratto dal calore delle persone, dai legami inespressi che le univa. Era in netto contrasto con il vuoto che riempiva la sua stessa esistenza.
Passò davanti a una piccola casa con un giardino pieno di rose, i cui petali brillavano dolcemente alla luce della luna. Una donna anziana si inginocchiò tra i fiori, curandoli con cura. Alzò lo sguardo mentre Phil si avvicinava, i suoi occhi incontrarono i suoi con uno sguardo che sembrava perforare le ombre della sua anima.
<<Buonasera>> disse con voce gentile e calda. <<Ti sei perso?>>
Lui esitò, la domanda risuonava di una verità che aveva a lungo ignorato. <<Forse—rispose, con la voce un mormorio basso—O forse mi sono perso da molto tempo>>
La donna sorrise, il suo viso si corrugò con gentilezza. <<L'amore riesce a trovarci, anche quando pensiamo che tutto sia perduto—disse dolcemente—A volte, ci vuole solo un po' più di tempo>>
Le sue parole erano sospese nell'aria, una fragile promessa nell'oscurità. Phil annuì, non fidandosi di parlare. Continuò la sua passeggiata, le parole della vecchia riecheggiavano nella sua mente. L'amore lo aveva trovato una volta, molto tempo prima, e forse avrebbe potuto ritrovarlo di nuovo.
Mentre vagava per le strade, il peso del suo dolore cominciò ad allentarsi, anche se solo leggermente. Per la prima volta da secoli, si permise di sperare. Era stato testimone del potere dell'amore e forse, solo forse, poteva sentirne ancora una volta il calore. Il viaggio sarebbe stato lungo e la strada incerta, ma Phil sapeva una cosa: l'amore era ovunque e in ogni cosa.
La notte era tranquilla, le stelle scintillavano in alto. Phil alzò lo sguardo al cielo, sentendo un barlume di qualcosa a lungo dimenticato agitarsi dentro di lui. L'amore, la forza che faceva girare i pianeti e battere i cuori, era là fuori, in attesa. E Phil, il giovane dai capelli scuri e dagli occhi ancora più scuri, era pronto a ritrovarlo ancora una volta.

Il paradosso degli innamoratiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora