8.Sensi di colpa

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Più l'amicizia tra Phil e Daisy sbocciava, più il peso del senso di colpa cresceva sulle spalle di Phil. Ogni giorno trascorso in sua presenza era un ricordo agrodolce dell'amore che avevano condiviso attraverso innumerevoli vite e dell'inevitabile perdita che ne seguiva sempre. Era ossessionato dalla paura che non appena avesse realizzato che lei era veramente la sua amata Sole, il cielo li avrebbe puniti ancora una volta, condannandoli al ciclo di separazione e disperazione.
Ogni volta che guardava i suoi occhi cerulei, il suo cuore perdeva un battito, come se le stesse dando un battito in più per farla vivere più a lungo. Il suo cuore, freddo e triste, era in conflitto. Non voleva che la sua dolce Daisy morisse a causa sua. Meritava di amare liberamente, di far risplendere la sua luce senza che l'ombra della sua maledetta esistenza incombesse su di lei.
Daisy aveva così tanto amore da dare, e Phil aveva avuto tutto il tempo per riceverlo. Era giunto il momento di donare il suo amore a qualcuno più meritevole di lui, qualcuno che potesse apprezzarlo senza portare in cambio morte e disperazione. Più ci pensava, più si convinceva di aver bisogno di allontanarla, di proteggerla dall'inevitabile dolore che la sua presenza le avrebbe causato.
Una sera, mentre passeggiavano nel parco, la determinazione di Phil si rafforzò. Il sole stava tramontando, proiettando un bagliore dorato su ogni cosa, e la risata di Daisy riempiva l'aria come musica. Gli si straziava il cuore, sapere cosa doveva fare.

<<Daisy—iniziò con la voce tesa—dobbiamo parlare>>

Si voltò verso di lui, il suo sorriso svanì alla serietà del suo tono. <<Cosa c'è che non va, Phil?>>

Fece un respiro profondo, costringendo a uscire le parole. <<Penso che sia meglio se non ci vediamo più>>

I suoi occhi si spalancarono per lo shock. <<Che cosa? Perché?>>

<<Non è bene che tu mi stia vicino—disse, lottando per mantenere la voce ferma—Non porto altro che guai e dolore. Meriti qualcuno che possa essere lì per te senza portare l'oscurità nella tua vita.>>

L'espressione di Daisy passò dallo shock alla rabbia. <<Phil, non sei tu a decidere cosa è meglio per me. Non puoi respingermi solo perché hai paura>>

<<Non è questione di paura—insisteva, anche se il tremore nella sua voce lo tradiva—Si tratta di proteggerti. Ho visto troppa morte, troppa sofferenza. Non posso sopportare di vederti passare tutto questo a causa mia>>

Si avvicinò, i suoi occhi fiammeggiavano di rabbia e dolore. <<Non capisci, vero? Non puoi giocare con i miei sentimenti in questo modo. Non puoi semplicemente decidere quando mi vuoi intorno e quando no. Non sono un giocattolo, Phil>>

Il suo cuore soffriva per le sue parole, ma si fece coraggio. <<Daisy, per favore. Starai meglio senza di me. Fidati di me su questo>>

<<No>>sbottò lei, con le lacrime agli occhi.
<<Non me ne andrò semplicemente perché hai paura. Non puoi fare quella scelta per me. Pensavo che avessimo qualcosa di reale, ho trovato un amico in te>>

<<È così>>, sussurrò, con la voce spezzata. <<Ecco perché devo lasciarti andare.>>

Lei scosse la testa, facendo un passo indietro. <<Sei un codardo, Phil. Sono io a decidere cosa mi fa male e cosa no. Non te lo permetterò. Se vuoi allontanarmi, dovrai fare meglio di così>>

Detto questo, si voltò e se ne andò, i suoi passi echeggiarono nel silenzio che seguì. Phil la guardò allontanarsi, con il cuore in frantumi ad ogni passo che faceva. L'aveva respinta per proteggerla, ma nel farlo sembrava come se stesse strappando via una parte della sua stessa anima.
Mentre era lì, solo nella luce morente, Phil si rese conto che, per quanto ci provasse, non poteva sfuggire al dolore di perderla. Che fosse respingendola adesso o vedendola morire più tardi, il dolore era lo stesso. Ma per il suo bene, doveva rimanere forte. Doveva credere che sacrificando la propria felicità, le avrebbe dato la possibilità di vivere una vita libera dalla maledizione che li aveva afflitti per secoli.

Daisy meritava di amare liberamente, di risplendere senza che l'ombra della sua esistenza offuscasse la sua luce. E Phil avrebbe portato il peso della sua colpa, il peso del suo dolore, per tutto il tempo necessario a tenerla al sicuro.

Il paradosso degli innamoratiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora