La mattina dopo mi sveglio più stanca che mai, ed immagino sia normale dato che mi sarò addormentata intorno le cinque del mattino. Sbadiglio ed esco dalla mia camera, camminando probabilmente come uno zombie.
Nell'aria alleggia profumo di pasta cruda, oltre che di caffè. E quando vado in cucina, scopro anche il perché: Ty sta preparando la colazione. «Ciao.» Dico, stranita. Di certo non mi aspettavo che si mettesse a cucinare, dopo aver dormito solo per qualche ora. Io non ho neanche la forza di andare a correre, che è tutto dire dato che lo faccio quasi ogni mattina.
«Buongiorno.» Si gira a guardarmi un secondo per sorridermi, poi ritorna a cucinare. «Spero che ti piacciano i pancake.» La verità è che non faccio colazione, anche perché non mi piacciono i dolci, ma gli dico lo stesso di sì. Mi sentirei troppo in colpa a dire di no ad un gesto così carino.
Avvicinandomi lentamente, prendo due piatti e due bicchieri per "apparecchiare" e poi dal frigo una bottiglia di succo di frutta. Il latte è vicino Ty perché ha fatto l'impasto. «Se stai facendo questo come ringraziamento per l'ospitalità, sappi che non ce n'è bisogno.»
«Stai tranquilla, non è per questo.» Mi lancia di nuovo un'occhiata, questa volta soffermandosi di più su di me. «Pigiama carino, scimmietta.» Le mie guance si tingono velocemente di rosso quando abbasso gli occhi sul mio pigiama, con delle adorabili scimmie disegnate sopra. Ieri non ho proprio pensato a cambiarlo. Ero troppo stanca e incurante che lui ci avrebbe fatto caso. Ovviamente sono un'idiota, e probabilmente gli devo sembrare una pazzoide: nessuno a quasi trent'anni dorme con un pigiama del genere.
Poi però ripenso al soprannome e rido. «Per favore, dimmi che non mi chiamerai per sempre così.»
Ty mette un po' di impasto sulla padella, in modo da iniziare a fare i veri e propri pancake. «Ovvio che sì. Fino alla fine dei miei giorni tu sarai scimmietta.»
«Non voglio neanche sapere come ti viene in mente una cosa del genere.» Scuoto lentamente la testa, andando ad aiutarlo. Evito accuratamente ogni contatto fisico con lui, immaginandomi già la figuraccia. Giro il pancake che si sta facendo mentre Ty prende il piatto per metterlo dentro.
Una volta fatto, versiamo altro impasto nella padella. «È un dono, Elodie, non mi aspetto di certo che tu capisca.» Mi trattengo dal ridere, ma il tutto viene interrotto dalla porta, dato che qualcuno bussa. Ty allora corruga la fronte. «Hai spesso visitatori alle sette del mattino?»
«Ma neanche alle dieci.» Gli rispondo, prima di toccargli involontariamente il braccio quando parlo. Vorrei darmi un pugno da sola, per questo. «Tu resta qui. Intervieni solo se senti uno sparo.» Ridacchia, mentre io vado ridendo verso l'ingresso.
Apro però la porta con un sopracciglio inarcato e sono sorpresa quando vedo mio padre e al suo fianco Abbie, che sta sorridendo come una pazza. «Papà mi ha accompagnato, probabilmente ha una crisi pensando che la sua bambina presto se ne andrà di casa.» Dice, senza neanche darmi il tempo di fare un suono. Io al posto dei miei farei una festa alla notizia del trasferimento di mia sorella, ma evito di dirlo.
«Immagino.» Corrugo la fronte e inizio a socchiudere la porta in modo che non vedano Ty che prepara la colazione nella mia cucina. So che ci stiamo comportando come se fossimo amici nonostante ci conosciamo da pochissimo, ma non credo sia pronto ad incontrare la mia famiglia nel suo insieme. Ha visto Abbie in ospedale una volta, e lei era troppo spaventata per essere davvero "Abbie". «Non per essere scortese, ma cosa ci fate qui?»
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Comeback
RomanceUna sorella con la parlantina, dei genitori completamente imbranati nel ruolo e zero amici sono le caratteristiche principali della semplice vita di Elodie. O almeno, finché non si convince che aiutare gli altri lavorando all'FBI è la giusta strada...