Capitolo 11

160 24 12
                                    

Una settimana dopo le cose sembrano tornate normali. Abbie ha detto a Ross la verità, ovvero che non può avere dei figli, e come avevo immaginato il suo ragazzo l'ha rassicurata. Mi rendo conto che ci sia rimasto un minimo male, ma ama mia sorella. Ty, invece, vive ancora con me.

«Dove lo metto?» Chiedo a Ross, non appena lo vedo. Tra le mani ho uno scatolone che è più grande di me, ma almeno è leggero. Hanno approfittato del mio giorno libero per chiedermi una mano con il loro trasferimento: da oggi vivranno in una casa a Venice beach, a due piani e con una piccola soffitta. All'inizio Abbie non ci voleva venire, perché ci sono due camere in più che aveva programmato sarebbero stati dei suoi bambini, ma Ross è riuscito a persuaderla.

Ross mi guarda con gli occhi spalancati. Abbie sta praticamente saltellando in giro dalla felicità. «Non ne ho idea. La stanza che ti ispira di più.» Esce per andare a prendere altri scatoloni. Alzo gli occhi al cielo. Ti pareva che mi diceva una cosa del genere.

In corridoio mi imbatto in Ty, confuso quasi quanto me. «Perché diavolo non hanno scritto cosa contengono gli scatoloni? Almeno saprei se sto portando i piatti in camera da letto o viceversa.»

Rido, ma sono d'accordo con lui. Abbie era così emozionata che se n'è dimenticata, ha solo preso la sua roba e infilata dentro le scatole senza un ordine preciso. «Problemi loro. Dopo questa le mie braccia si meritano una bella vacanza.» Avrò portato almeno dieci scatoloni dal camion che Ross ha affittato solo per oggi.

In realtà non ero neanche sicura che Ty volesse venire, ma mi sembrava brutto lasciarlo a casa da solo mentre io sarei stata tutto il giorno fuori. Non ho neanche dovuto chiedergli se voleva venire con me: Abbie ha chiamato mentre stavamo insieme e ha dato tutto per scontato. Questo mi ha reso più felice del previsto.

Ty accenna un sorriso e mi aiuta a posare la scatola a terra, nella prima stanza a sinistra. «Grazie.» Gli dico, rimettendomi dritta e composta.

Non abbiamo più parlato di ciò che ho detto da ubriaca. Abbie si è accampata da noi per un giorno e mezzo, perciò appena se n'è andata non era tra i miei piani parlare ancora, tanto meno di un argomento del genere. E poi non c'è niente da dire. Ero ubriaca fradicia, troppo felice per il lavoro e ho detto cose che non avrei dovuto dire. Non mi ha licenziato e questo è l'importante.

«Figurati.» Accenna un sorriso. «Appena hai due minuti, comunque, ti devo parlare.» O forse ho parlato troppo presto, forse stava solo aspettando un mio momento tranquillo per sganciare la bomba. Ma cavolo, ha avuto una settimana.

Ty sembra sempre più nervoso, così come me, anche se cerco di non darlo a vedere. Scrollo le spalle e fingo indifferenza. Magari, così, riuscirò a non piangere. «Dimmelo adesso. Dubito che avremo altri cinque minuti di pausa nelle prossime tre ore.»

Lui annuisce e parla prima ancora che io possa entrare nel vero e proprio panico. «Sto vedendo degli appartamenti per me, così presto ti lascio casa libera.» Non me l'aspettavo e sono sorpresa di scoprire che fa più male questo che le parole "ti licenzio". Mi stavo abituando a dargli il buongiorno, preparare il caffè per due, chiudere a chiave la porta del bagno e a guardare con qualcuno la televisione la sera. «Ma prima vorrei prendere le mie cose a casa mia. Vorrei che tu venissi con me, però. Sei la persona di cui mi fido di più al momento, nel caso mi succedesse qualcosa...» Si schiarisce la voce e mi guarda in maniera interrogativa.

Io rifletto sulla sua ultima frase. «Se ti succedesse qualcosa?» Ripeto, corrugando la fronte. «Cosa pensi che ti farà Brooklyn?» È scontato che la mia risposta sia sì. Lo avrei accompagnato anche se non me lo avesse chiesto.

La risata di Abbie interrompe la nostra conversazione, anche se si trova al piano di sotto. Però Ty guarda la porta, come se stesse in allerta, così decido di chiuderla per parlare meglio. Non ho mai creduto che in un futuro avrei odiato qualcuno così tanto da desiderare del male. Eppure succede quando penso a Brooklyn, succede ogni volta che Ty pensa a lei e gli tremano le dita delle mani per il terrore. «Non ne ho idea.» Ha la voce roca. «Non me ne sono mai andato per così tanto tempo, né ho mai ignorato sia le sue chiamate che i messaggi. Volendo potrebbe anche uccidermi. Non è che non me l'ha mai detto.»

ComebackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora