8.30 del mattino, solita palla. Scuola-casa, era così tutti i giorni.
Entrare in quel posto orribile, vedere tutte quelle teste di cazzo, fingere un sorriso, trattenere i "vaffanculo" solita storia ogni giorno.
Essere discriminata solo perché si è lesbiche, dove l'hanno scritto? Bha..
"Attenta!" una voce dolce mi risveglia dai miei soliti pensieri mattutini.
Ero a terra e lei difronte a me, c'eravamo scontrate e non me ne ero nemmeno accorta.
"Parlo con te." ancora quella voce.
"Si okay, scusa."-dissi continuando a guardarla per poi alzarmi, mentre lei era ancora a terra-"Comodo il pavimento?"
"Oh..."-disse alzandosi-"Io sono Alexandra e tu?" stavolta sorrise.
"Max." dissi cercando di fare l'indifferente.
"In che classe sei?" disse continuando a sorridere.
"4B, tu?"
"Sono appena arrivata e mi hanno messo nella..."-disse guardando il foglio, probabilmente preso in segreteria.-"5B.."-stavolta guardò me, sorridendo, ancora..
"Umh...okay, ci vediamo in giro." dissi sorpassandola.
"Aspetta.."-disse seguendomi.-"Mi faresti vedere la mia classe?"
Sbuffai.
"Va bene, seguimi." continuai a camminare con lei che mi seguiva.
"Questa è la mia classe, la tua è quella lì infondo." dissi indicando una classe, la sua.
"Grazie. Bhe...dopo ci vediamo in mensa Max?" sorrise.
"Non so Alex." dopo detto ciò entrai in classe mia.
Passarono le ore, noiosissime come sempre. Mi recai alla mensa, presi un panino e andai sul terrazzo, non volevo vedere di nuovo quella ragazza. Sorrideva e basta, è dolce e io odio la dolcezza..
Mi misi seduta a guardare tutti quelle case, macchine, persone che vi erano intorno.
"Max." ancora quella voce, così dolce.
Mi girai e la vidi, vidi Alex e tutta la sua bellezza. I suoi capelli biondi, i suoi occhi azzurri e il suo bel sorriso.
Era diversa da me e questo mi piaceva.
Io avevo i capelli rossi, un rosso fuoco, pelle non troppo chiara, occhi verdi e un carattere alquanto orrendo.
"Max.." si avvicinò a me grattandosi la nuca. Si sedette accanto a me.
"Che ci fai qui?" le chiesi.
"Non ti trovavo, poi ti ho vista salire e venire qui.." mi guardò.
"Hai bisogno di qualcosa?" guardai le mie vans nere.
"Volevo solo stare un po' con te." sorrise appena.
"Umh. Tu sorridi sempre?" le chiesi guardando quel sorriso così bello.
Sorrise di più mentre le sue guance si colorarono di un leggero rossore.
"Hahahaha, ti sei imbarazzata." risi guardandola.
"Oh."-si toccò le guance ridendo leggermente, poi mi guardò smettendo di ridere e smisi anche io.-"È la prima volta che ti vedo sorridere. E sei davvero.."-venne interrotta dalla campanella che segnò la fine della pausa.
Mi alzai.
"Ci si vede Alexandra." andai in classe sorridendo.
E così passarono anche le altre ore.
Andai a casa, feci i compiti e decisi di uscire.
Mentre camminavo mi sentii afferrare leggermente il polso.
"Max.." lei.
Mi girai.
"Dove vai?" sorrise.
"Non so." risposi.
"Vieni da me? Abito in quella villetta." disse indicando una villetta molto carina.
"Va bene." risposi seguendola.
Aprì la porta facendo entrare prima me. Mi sedetti comodamente sul divano.
"Siediti pure dove vuoi."-scherzò facendomi sorridere appena.
"Vuoi qualcosa da bere?" mi chiese sorridendomi.
"Si, una birra grazie." la guardai.
Si irrigidì.
"Qualcosa non va?" mi avvicinai a lei.
"N-no. Vado a p-prendere la birra." mi sorpassò andando in cucina.
Mi portò la birra.
"Allora Max...mi hanno parlato molto di te." disse sorridendo.
Mi girai alquanto frustata.
"Cosa ti hanno detto?"
"Che sei lesbica, che sei orfana e che sei di Londra." sorrise, ancora.
"Umh.." bevvi un altro po'.
Si avvicinò.
"Sai..anche io sono lesbica."-guardò le mie mani.-"Sono canadese, ma mi sono trasferita a New York per provare a stare lontano dalla mia famiglia." concluse.
"Hai fratelli o sorelle qui?" posai la bottiglia, ormai vuota, sul tavolino davanti a me.
"No mia sorella è rimasta con i miei genitori, tu hai sorelle o fratelli?" appoggiò la testa sulla mia spalla facendomi irrigidire.
"No, mio fratello è rimasto a Londra e mia sorella è in Italia." dissi accarezzandole i capelli.
Sorrise.
"Sei una ragazza meravigliosa." sussurrò.
"Non lo son-" mi interruppe baciandomi leggermente la guancia.
Mi alzai di scatto, prendendo il mio cellulare e andando via da quella casa.