Her.

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Luglio, 8.04 am.

Mi alzai dal letto dopo aver salutato con un bacio Alex, che ancora si trovava tra le braccia di Morfeo.
Presi il mio adorato zaino dal pavimento e scesi giù senza far romore, passai una mano tra i capelli e uscii di casa.
Misi le cuffiette alle orecchie e feci partire una canzone a caso. Iniziai a camminare verso la stazione, pochi minuti dopo ero già in treno.
Ricordo che da piccola amavo venire qui, era, ed è un posto così bello; persone che vanno, persone che vengono, lacrime, addii, sorrisi, baci.

Mi sedetti nel vagone D e mi appoggiai al sedile, osservai per un attimo i miei compagni di viaggio. Tutti impegnati a leggere il giornale, ad osservare il cellulare e a lavorare al computer.

Il viaggio verso la mia vecchia città dovrebbe durare cinquantadue minuti, ma non capita mai: è una linea vecchia e decrepita, funestata da problemi segnaletici e lavori di manutenzione, che sembravano non finire mai.
Il treno decise di partire, poggiai la mia testa al finestrino così da poter guardare il retro di alcuni edifici, anch'essi vecchi e malandati.
La velocità di quel treno fu pari a quella di un corridore non troppo in forma, tanto da far emettere un sospiro d'irritazione dal signore seduto dietro di me.
Osservai le casette in stile vittoriano, sorrisi ricordando che in una di quelle casette ci abitava la mia vecchia baby sitter. Ebbi, anche se per pochi, fugaci secondi, l'opportunità di sbirciare nella vita di quelle persone.
In una casa potei vedere una famigliola seduta al tavolo, probabilmente facevano colazione.

Sorrisi.
I ricordi iniziarono ad impossessarsi di me.

9.00 am.

Scesi dal treno, uscii dalla stazione e iniziai a vagare per le vecchie stradine della mia vecchia, e adorata città. Alcune cose non erano cambiate per nulla.
Sorrisi quando passai davanti alla vecchia pasticceria, entrai dentro e mi guardai intorno; un buon profumo di dolci mi invase le narici.

«Buongiorno.»
sussurrai ad una signora sulla quarantina d'anni, che mi sorrise attendendo la mia ordinazione.

Presi alcuni macarons, muffin ed altri dolcetti per me e per Alex. Sapevo che ne andava matta.
Pagai, per poi uscire mettendo la busta nel mio zaino.

Ripresi a camminare per quelle stradine e sorrisi sentendo un leggero venticello sfiorarmi la pelle e accarezzarmi i capelli.

Mi soffermai a guardare la vetrina di un negozio d'abiti, uno in particolare catturò la mia attenzione. Era di color rosa pastello, alcune paillettes ricoprivano leggermente il corpetto, era lungo con uno spacco sulla gamba sinistra.
Immaginai Alex in quel vestito così entrai nel negozio; c'erano vestiti di ogni genere: dai più eleganti ai più buffi, per i miei gusti.

Mi avvicinai alla commessa appoggiata al bancone in attesa di qualche cliente.

«Buongiorno, vorrei prendere quel vestito rosa messo in vetrina.»
sorrisi cordialmente.

«Certo!»
esclamò la commessa annuendo e ricambiando il mio sorriso.
Il tempo di cinque minuti ed ero già fuori un altro negozio.

Nulla di interessante, ripresi a camminare.

9.30 am.

Chiamai Alex, ma non rispose, probabilmente dormiva.
Così decisi di scriverle un messaggio:

"Amore, sono in giro. Tornerò per pranzo.
Ti amo, xx."

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 20, 2016 ⏰

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