Parte 2

76 6 0
                                    

Oikawa era in ospedale da più di due mesi. Ogni giorno, sempre di più, odiava le sue giornate. Non mangiava più, non sorrideva più e spesso rimaneva ore fermo a fissare fuori dalla finestra. Si alzava pochissimo dal letto e un'infermiera gli girava intorno per assicurarsi che non avesse attacchi di catalessia nel sonno.
Una mattina, si sentiva stranamente invogliato a fare una passeggiata e chiese alle infermiere di potersi togliere la flebo almeno per un po'. Provò a fare colazione e si stupì di sé stesso quando riuscì a mangiare. Passeggiò nel corridoio fino alla stanza dove c'erano i bambini del reparto di oncologia. Quasi ogni giorno stava lì per ore a parlare con loro, era l'unico posto dove si sentiva ancora utile. Dalla stanza davanti ai suoi occhi, uscì un ragazzo che non gli rimase sconosciuto.
- Iwaizumi, vero? - chiese biascicando le parole.
- ci conosciamo?
- sono lo stronzo della caffetteria.
- ma certo, mi ricordo bene di te! Tu mi hai quasi fatto licenziare! Non sai quanto avevo voglia di rivederti per spaccati quella brutta fac...
Il ragazzo guardò bene Oikawa, era pallido, con i capelli scompigliati e una tuta grigiastra. Aveva un ago nel braccio e placò le sue grida.
- stai male?
- starai sicuramente pensando che è il karma, eh?
- ma che dici! Anzi, scusa se ho gridato.
- figurati, tu perché sei qui?
- sono venuto a ritirare delle analisi.
- al reparto di oncologia? Mi dispiace.
- non ho niente! Almeno spero... - disse Iwaizumi grattandosi il capo.
- se può consolarti, in caso aprissi i risultati e scoprissi di avere un gigantesco cancro mortale, qui nessuno ti giudicherà, stiamo tutti morendo.
- stai morendo? - gli chiese preoccupato.
- i dottori dicono di no, ma io non ci credo.
- mi accompagni fuori a fumare?
- non vuoi prima sapere se hai un cancro ai polmoni?
Iwaizumi sbuffò e ripetette il suo invito. Oikawa lo seguì sulla terrazza dell'ospedale.
- fatti dare un consiglio, apri la busta alla svelta, o diventerà sempre più difficile.
- ti sembra strano se ti chiedo di leggerli per me?
- vuoi che il bastardo che ti ha fatto quasi licenziare ti dica se stai per morire?
- non è detto che sto per morire! Leggili e basta, per favore.
Oikawa aprì la busta e lèsse i risultati attentamente.
- sei sano come un pesce, Iwa-chan.
- sia lodato il cielo - disse facendo un grande respiro.
- come mai avevi paura di poter avere un tumore?
- mio padre è morto così.
- ah, mi dispiace.
- no, a me dispiace di averti fatto aprire la busta, avrai sicuramente altro a cui pensare.
- ma chi, io? Assolutamente niente. Passo le giornate a guardare fuori dalla finestra.
- deve essere difficile!
- deve essere difficile! - disse Oikawa quasi senza rendersene conto.
- eh?
- scusa, questo brutto vizio fa parte della mia condanna.
- che roba è? La sindrome del pappagallo? - chiese Iwaizumi dandogli una pacca sulla spalla.
- quasi, si chiama catatonia. Nemmeno sapevo che esistesse prima che me la diagnosticassero. Praticamente sono uno schizofrenico che non ci ha creduto abbastanza.
- non l'ho mai sentita. Cosa comporta?
- tante cose, tante che ancora non ho. Per adesso ripeto quello che dicono gli altri, imito piccoli movimenti, non mangio e sono afflitto da pessimismo cosmico Leopardiano.
- questi però non sono sintomi che portano alla morte, cioè il "non mangiare" si effettivamente.
- no, per ora non sto morendo. Ma questa maledetta malattia peggiora solamente, non è un disturbo fisico, ma psichico.
- allora è la tua testa che non funziona!
- simpatico scherzo, eh?
- senti un po', visto che sei malaticcio ed io devo passare a ritirare altri esami la prossima settimana, ti trovo qui?
- beh qui no, mi sto congelando, ma nella mia stanza si.
- mi ripeteresti il tuo nome?
- Oikawa Tooru.
- giusto, allora sarò felice di tornarti a trovare, Oikawa.

Last bucket listDove le storie prendono vita. Scoprilo ora