Parte 3

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Iwaizumi bussò alla porta di Oikawa cinque giorni dopo e quest'ultimo era immobile accanto alla finestra. C'era una donna nella stanza che gli fece cenno di attendere un momento.
- tesoro, c'è un tuo amico, lo vuoi vedere?
Iwaizumi fissò attentamente il ragazzo. Era talmente immobile che sembrava una statua. La donna, che aveva identificato come sua madre, lo toccava appena e attendeva una sua mossa. Fece una specie di scatto improvviso delle spalle e poi si voltò.
- ah! Allora era vero che tornavi.
- perché pensavi non lo fosse?
- la gente promette tante cose ai malati.
- prendo un caffè - disse la madre uscendo dalla stanza.
- che noia quella donna. Sta sempre a piangere e a prendere caffè.
- sei spregevole, probabilmente è preoccupata per te.
- non è un suo problema, quello con la testa bacata sono io. Allora Iwa-chan, i tuoi risultati?
- tutto bene. Quella cosa che fai di stare fermo davanti alla finestra che roba è?
- ah, un'altra condanna, forse la peggiore.
- non sei uscito per niente da quando sei qui?
- mai.
- perché?
- perché? Scusa... dicevo, cosa dovrei uscire a fare?
- prendere un po' di sole, sei pallido.
- nah.
- hey! Ma quella è una borsa della squadra di pallavolo!
- conosci la pallavolo?
- scherzi? Ci gioco da anni!
- davvero?
- si, è più che uno sport per me.
- si, anche per me.
- giochi?
- giocavo - disse Oikawa guardando la flebo.
- non te la possono togliere?
- in teoria nulla mi impedisce di uscire, sono maggiorenne e vaccinato.
- pensi di essere in grado di venire a fare qualche tiro?
- mi stai proponendo qualche scambio?
- se ti va, se te la senti.
- accidenti se me la sento, andiamo!
Oikawa non aveva mai mostrato tutta quella voglia di camminare da quando era lì. Percorsero circa cinquecento metri a piedi, c'era un campo che nessuno usava poiché era malmesso, ma loro se lo fecero bastare.
- in che ruolo giochi Iwa-chan?
- schiacciatore.
- sembra perfetto, io ero un alzatore.
- ti prego Oikawa, alzami qualche palla!
Giocarono per più di un'ora, fino a che Oikawa non sentì una sensazione fastidiosa e dovette fermarsi. Iwaizumi gli si avvicinò e gli accarezzò la schiena.
- abbiamo esagerato?
- grazie per questa giornata, ora devo tornare.
- ti accompagno.
- no! Vai a casa.
Oikawa camminava con le braccia strette al petto e insistette più volte per andare da solo. Iwaizumi lo lasciò andare ma lo seguì da lontano per assicurarsi che stesse andando davvero in ospedale.
Iwaizumi tornò a casa e si riscaldò sotto le coperte, accese la tv e guardò un film drammatico che proprio non gli ci voleva. Prima di addormentarsi, rivolse più di un pensiero a Oikawa. Si ripromise che a partire da quel giorno, ogni volta che avesse avuto un giorno libero, sarebbe andato a tenergli compagnia.
Passò un'altra settimana e Iwaizumi si vestì di corsa per andare all'ospedale. Salì le scale e bussò alla porta, ma in camera di Oikawa non c'era nessuno. Chiese ai dottori ma nessuno seppe rispondergli.
- cerchi Oikawa? - chiese una ragazza minuta.
- si, sai dirmi dov'è?
- no, quando fa così vuole stare solo, meglio non disturbarlo.
- ah, puoi dirgli che sono passato?
- sei Iwa?
- Iwaizumi.
- lui ti chiama solo Iwa.
- ha parlato di me?
- Oikawa parla sempre di te.
Iwaizumi deglutì nervosamente e si allontanò dalla ragazza. Stava per uscire dall'ospedale ma si rifiutò di non incontrarlo. Salì le scale fino alla terrazza e lo incontrò li, sdraiato su una panca.
- Oikawa?
- ah, Iwa-chan. Ben trovato.
- come stai?
- peggio dell'ultima volta ma meglio della prossima.
- vuoi andare a giocare?
- per quanto mi piacerebbe, l'ultima volta non è finita bene. Tornatene a casa.
- vorrei stare qui.
- vorrei stare qui.
- perfetto! Siamo d'accordo.
- ti rendi conto che ti stai approfittando di un disturbo mentale?
- che disdetta! - disse Iwaizumi ridendo.
Prese un mazzo di carte dalla borsa e ci giocarono.
- perché ti ostini a venirmi a trovare, se lo fai perché ti faccio pena non mi servi.
- lo faccio perché mi piaci.
- eh? - chiese imbarazzato.
- mi piaci. Guardarti giocare è stato un po' come una scintilla per me. Il tuo stile è unico e sei talmente bravo che potresti realmente giocare ad un livello nazionale.
- stai esagerando.
- forse, o forse no. Boh!
- ho freddo.
- ti credo, sei tutto pelle e ossa.
- rientriamo.
Sulle scale, Oikawa sentì la necessità di sedersi.
- stai bene? - chiese Iwaizumi sedendosi accanto a lui.
- stai bene?
- io si, grazie - rispose ridendo.
- io si, grazie.
- Oikawa, mi sembri essere peggiorato dall'ultima volta, forza, andiamo in camera tua.
- non ci voglio andare! Ci sono troppe persone che mi fissano! Ci sono i dottori che mi mettono le mani dappertutto! Mi scoppia la testa e ci sono troppi odori di cibo! Non ci voglio andare! - disse scoppiando a piangere.
- Oikawa, dammi le mani.
Iwaizumi strinse le mani di Oikawa e gliele scaldò sotto la giacca.
- non ci devi andare adesso, dimmi tu quando vuoi alzarti.
Oikawa tirò su con il naso un paio di volte e si rattristò.

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