Capitolo 7

35 8 5
                                    

Can't Take My Eyes Off You


Con la bacchetta magica stretta in bocca e davanti allo specchio del Dormitorio, Anne cercava di sistemarsi i capelli in uno chignon. Desiderava che avessero un aspetto decente, niente di più, e infilzare un'altra forcina in quell'ammasso di capelli sembrò servire a ben poco.
Un nido di cornacchia in testa: ecco il risultato finale, e uno sbuffo esasperato uscì dalla bocca semi-aperta.
«Al diavolo.» sussurrò, prendendo la bacchetta tra le labbra e stringendola con la mano destra.
Colpì la chioma con il bastoncino in legno, guardò i capelli sfilarsi e sistemarsi da soli, fino ad avere la pettinatura desiderata: un raccolto a mezza altezza e non troppo stretto.
Guardò un'ultima volta il proprio riflesso con indosso il vestito che Eveline, la madre di Lee, le aveva comprato per il Ballo del Ceppo. Quella donna aveva un gusto davvero ottimo, niente da ridire, nonostante si sentisse agitata in quelle vesti che mai fino a quel momento aveva dovuto indossare. Se proprio doveva essere onesta, poi, la gonna la indossava soltanto perché l'uniforme scolastica lo prevedeva. Stop.
Super Trouper degli ABBA in sottofondo cercava di infonderle un po' di coraggio mentre stirava nuovamente l'abito con fare maniacale. Il color pesca chiaro del tessuto le risaltava la carnagione chiara e i capelli dorati, le avvolgeva perfettamente il busto magro e le evidenziava le forme. Lo scollo a V era coperto da un tulle aderente semi-trasparente che la arrivava fino alla clavicola. Un grazioso nastro le fasciava la vita e la veste ricadeva a campana fino al ginocchio. Ai piedi calzava scarpe col tacco che la slanciavano.
«Ooh, ma sta' zitto.»
Con un colpo di bacchetta spense la musica che iniziò a darle sui nervi, confermando quanto si sentisse agitata per quella serata.
Iniziava pure a parlare da sola? Andiamo bene.
Un ultimo sguardo disperato allo specchio e un'ultima sistemata alle maniche corte in tulle, per poi decidersi a uscire dalla Sala Comune dei Tassorosso. La Sala Grande era il luogo dell'appuntamento che si era data con Ethan e, diamine, era già in ritardo di una manciata di minuti.
Vide che la maggior parte degli studenti si era già raggruppata all'entrata della Sala, divisi tra chi aspettava impaziente e chi aveva già formato dei gruppi per spezzare l'attesa, trovando incredibile come tutti quanti sembravano persone completamente diverse sotto abiti eleganti. In un angolo notò Lee, Fred e George e le loro rispettive compagne: Kati Bell, Angelina e Alicia. Avrebbe fatto volentieri dietrofront, una sensazione di disagio che nacque quando guardò il ragazzo dai capelli rossi e che la paralizzò per un istante. Guardò Alicia e la trovò bellissima con indosso quell'abito blu mare che le risaltava il fisico atletico, i capelli castani raccolti e la frangia che le donava un aspetto elegante.
A confronto si sentiva... Stupida.
Bene. O la va o la spacca, si disse, e si incamminò verso il gruppo.
«Ma che bel gruppo di gentili signori e signore abbiamo qui.»
Richiamò la loro attenzione con tono sarcastico, alzò la mano alla "ehilà" con un sorriso agitato per salutarli. Si erano voltati in coro verso di lei, sentendo il cuore perdere un battito quando il loro sguardo si tramutò in stupore.
«Sapevo che saresti stata benissimo, sei bellissima! Sembri una principessa.»
«O un marshmallow. Ma grazie, Angelina, sei bellissima anche tu.»
Anne ricambiò l'abbraccio dell'amica, salutando le altre ragazze e facendo la conoscenza di Katie Bell.
«E quel vestito dove lo hai preso? Non sembra scollato?»
Tutti guardarono Lee con fare interrogativo.
«Ma se è coperto dal tulle, idiota!» disse Angelina.
«E' stata Eveline a prenderlo...» iniziò a dire Anne.
«E dove è Ethan?!» saltò su George, guardando la ragazza dall'alto con il sopracciglio inarcato.
«Ma cosa avete stasera? Le feste vi danno alla testa?» rispose nuovamente Angelina, prima che Anne potesse aprire bocca e mettendole le mani sulle spalle.
«Ehi, io non ho detto nulla!» saltò su Fred.
«Meglio per te.»
La bionda si sentì confusa, era passata per un saluto e si era ritrovata sotto un interrogatorio di terzo grado. Guardandoli un po' sconsolata e smarrita, si allontanò di qualche passo da loro. Non teneva particolarmente a sentire altre castronerie che l'avrebbero mandata ancor di più in agitazione. Era già andata in paranoia con la frase di Lee e abbassò il viso per controllare che la scollatura fosse a posto, confermando che nulla si sarebbe mai visto perché gli strati di tulle coprivano il necessario. Guardò Angelina che le rivolse uno sguardo dispiaciuto, quasi volesse scusarsi con gli occhi. Si voltò verso le scalinate con un sospiro ansioso, cercando di non badare a loro, quando finalmente adocchiò Ethan in completo elegante blu notte che scendeva i gradini con un gruppo di amici. Anne si rincuorò nel vederlo, preoccupandosi che le avesse dato buca per davvero.
Dopo aver ricevuto qualche pacca di incoraggiamento, Ethan si avvicinò ad Anne e si inchinò leggermente, prendendole la mano per darle un bacio sul dorso.
«Sei bellissima. Mi perdoni per averti fatto aspettare?»
«Grazie, anche tu stai benissimo. E non ti preoccupare per il ritardo.»
«Oh nono, mi farò perdonare, giuro.»
Il suo essere tranquillo contagiò Anne. Lui le porse il braccio e lei lo afferrò, si voltò verso il gruppo di amici e salutò con un po' di incertezza. Le ragazze e Fred ricambiarono con entusiasmo, mentre Lee e George con un cenno del capo. Il pensiero verso quei due si annullò completamente una volta che con Ethan raggiunse la Sala Grande completamente revisionata per il grande evento. Il soffitto incantato per quella sera avrebbe fatto calare fiocchi di neve, i quattro tavoli riservati alle Case avevano lasciato spazio a pini innevati e tavoli tondi per far accomodare tutti quanti. Una pista da ballo al centro della sala aveva fatto raggruppare i partecipanti tutti intorno, sì aprì un varco in mezzo alla folla per dare il benvenuto ai quattro campioni con i rispettivi partner. Si posizionarono in mezzo alla pista e aprirono le danze non appena una melodia iniziò a volteggiare nell'aria. Anne adocchiò Cedric e lo salutò con la mano, nel frattempo che professori e altri studenti presero parte alle danze.
«Vuoi ballare?»
Ethan si era chinato per sussurrare all'orecchio di Anne e lei accettò. Prese la sua mano e lo seguì al centro della pista, ondeggiando insieme al resto degli studenti e ballando all'unisono.
Poco tempo dopo, il professor Vitious fermò le danze per attirare a sé l'attenzione e presentò il gruppo musicale più famoso nel Mondo della Magia: le Weird Sisters avrebbe suonato dal vivo nella scuola. Prima ancora che potesse lanciare un incantesimo per formare un gioco di luci su un aggeggio che sembrava un proiettore antico, una folla di studenti si precipitò verso il palco a pochi passi dalla pista da ballo. I ragazzi erano così euforici che le urla e le grida erano presenti in tutta la prima canzone che la band aveva presentato, Do The Hippogriff.
Anne non avrebbe mai immaginato di vedere un tale evento ad Hogwarts, la band era assolutamente grandiosa e sentire il cantante così coinvolgente le faceva soltanto venir voglia di muoversi a ritmo della musica. Ethan la faceva volteggiare, la riprendeva a sé e la guidava in altre movenze, saltando a passo delle note di tanto in tanto. Soltanto qualche canzone più là decisero di concedersi qualcosa da bere, avvicinandosi al buffet preparato in uno dei lunghi tavoli disposti vicino l'entrata della Sala.
«E' davvero grandiosa questa band! Hai visto il povero professor Vitious come lo hanno trascinato via?»
«E' stato incredibile, penso che non mi toglierò quella scena dalla testa.» rispose Ethan, porgendo un bicchiere di succo ad Anne.
Lei ringraziò con un sorriso girandosi verso la pista da ballo.
«Adoro la musica dal vivo.»
«Immagino che ti stia divertendo, allora.»
«Puoi giurarci.» rispose Anne con un sorriso, prendendo ancora un sorso della bevanda.
Guardava il palco con il viso appena piegato di lato, il piede che si muoveva inconsciamente. Gli occhi caddero sul gruppo di amici di Lee che erano sparsi in mezzo alla folla, lasciandola con un leggero senso di amarezza quando notò il ragazzo dai capelli rossi divertirsi con Alicia.
Anche volendo, alto com'era sarebbe stato impossibile non notarlo e il suo ciuffo rosso richiamava l'attenzione come una bandiera che sventolava al vento.
«So che volevi venire al ballo con lui.»
Ethan notò lo sguardo sconsolato della bionda e, per via del frastuono, poggiò la mano sulla sua spalla minuta per potersi avvicinare e farsi sentire meglio.
«In sua difesa posso dire che invitare la persona che ti interessa è sempre difficile.»
Quando lui si scostò appena, lei si voltò per guardarlo meglio.
«Non penso di interessargli e la stessa cosa vale per me.»
Calò un momento di silenzio, momento in cui Anne guardò il bicchiere semi-vuoto tra le proprie falangi.
Non era di certo offesa per quello che aveva detto lui, ché in qualche modo lo aveva già dato per scontato che non c'era nessun tipo di interesse da parte sua al di fuori dell'amicizia.
«Tu volevi andare al ballo con qualcun altro?»
A quella domanda lui sfoggiò il suo solito sorriso beffardo mentre abbassava il bicchiere, volgendo lo sguardo sugli occhi verdi di Anne. Ethan aveva dimostrato più volte che sapeva cosa voleva e soprattutto con chi e, non a nulla, voci di corridoio raccontavano del suo fascino da libertino, da rubacuori che sapeva di possedere tali capacità senza alzare di troppo un dito. Anne però non badava molto a queste dicerie e finché lui si sarebbe comportato in maniera rispettosa, come in quella sera, non rifiutava la sua compagnia.
«Diciamo che non avevo una persona in particolare, così ho preferito invitare qualcuno con cui ero sicuro di passare una serata divertente.»
La ragazza bionda sorrise in modo spontaneo alla sua risposta, quando un'altra canzone movimentata iniziò a rimbombare in tutta la Sala e lei non ci pensò due volte: poggiò il drink sul tavolo e porse la mano al ragazzo.
«Direi allora di andarci a divertire.»
Lui afferrò la sua mano e la trascinò a ballare. Ormai la pista era quasi vuota, la maggior parte degli studenti era andata a sedersi per riposare i piedi di fuoco o accanto al buffet per mettere un po' di benzina in corpo per il prossimo match.

Lee e il suo gruppo di amici erano seduti a uno dei tavoli rotondi, parlando liberamente e ridendo tra battute e commenti. Cravatte e papillon erano snodati, bicchieri con apparentemente succo di zucca erano davanti a loro. Si voltò per dire qualcosa a George, quando lo sguardo dell'amico contornato dalle sopracciglia increspate lo fece zittire subito.
«Ehi amico, che succede?»
Di riflesso guardò in direzione delle sue pupille, notando Anne e Ethan ballare sotto le note di una canzone soft-rock.
«Niente, ho un po' di mal testa.»
Solitamente erano i gemelli Weasley a far venire il mal di testa e Lee lo guardò come si poteva guardare un'espressione da risolvere. Piano piano però mise i pezzi insieme, pezzi di quando George gli era apparso strano quando parlava di sua sorella, di come sorrideva quando la vedeva e, non meno importante, di quando li aveva beccati nel corridoio settimane prima e lui le aveva preso il polso per fermarla.
Si ritrovò con mille e zero parole da dire a quella giustificazione. Gli poggiò una mano dietro la schiena per dargli una leggera pacca, confermando la propria teoria quando lo sguardo del rosso si posò nuovamente sulla sorella.
Giudicò il suo non dire nulla per evitare possibili imbarazzi. Seppur non trovasse niente di strano nel fatto che provasse interesse verso Anne, nonostante non fosse nei piani, si trovò in bilico sul da farsi: cosa doveva fare un fratello maggiore in questi casi? E come migliore amico?
Era davvero compito suo far qualcosa, o lasciare che il destino facesse da sé?
Vedere l'amico in quelle condizioni lo tormentava parecchio e la situazione lo travolse così d'improvviso che, forse, si lasciò trasportare dalla sua indole del "Sistemo-tutto-io", nonostante la via dell'istinto alle volte non era quella giusta.
La musica si fermò mentre gli studenti scoppiarono in un unico applauso e il cantante presentò la canzone successiva, una cover di una canzone babbana, Can't Take My Eyes Off You.
In un gesto improvviso Lee si alzò dalla sedia e disse a Katie che sarebbe arrivato subito. Andò verso la pista da ballo e si mosse a ritmo della canzone incalzante per potersi fare spazio tra la folla, mentre con lo sguardo cercava la sorella.
Diamine, ma non poteva essere più alta quell'altra?
Quando la vide - finalmente, si avvicinò a lei nel momento in cui Ethan la lasciò volteggiare di lato tenendola con una mano e lì colse l'occasione: afferrò la bionda dal suo polso libero e la portò verso di sé, tirandola leggermente. Anne lo guardò con fare interrogativo e Lee mise una mano sul suo fianco, mentre un sorriso più o meno agitato si fece spazio sul suo volto.
«Scusa amico, mi serve un attimo!» urlò Lee a Ethan, importandogli ben poco di lasciarlo solo in mezzo alla pista.
«Cosa c'è? E' successo qualcosa?»
Con dei passi di danza improvvisati, ignorò la domanda di Anne e la portò via da sguardi indiscreti mentre teneva il passo con la musica.
«Penso ci sia stato un errore.» iniziò Lee, confuso dalle sue stesse parole.
«Di che genere?»
Il ragazzo guardò in direzione di George, abbassò il viso su Anne e si fermò un attimo prima di parlare.
«Merlino, non so nemmeno se è vero, ma penso che George ci sia rimasto male che tu sia al ballo con qualcun altro.»
Fece cenno alla ragazza di guardare in direzione del rosso e notò come il suo sguardo era rivolto verso il povero Ethan al buffet che parlava con un gruppo di Corvonero. Quando George si voltò verso Anne, si girò immediatamente verso Alicia.
«Mi sembra che sia in buona compagnia anche lui.» commentò Anne in modo pacato.
«Ma è possibile che tu non te ne accorga?!»
«Oh, be', allora menomale che ci sei tu per questo!» sbottò lei, iniziando a perdere le staffe.
«Se hai intenzione di rovinarmi la serata allora puoi anche girare a largo. Lascia stare il mio accompagnatore e pensa al tuo!»
Così dicendo si voltò per allontanarsi, ma la mano di Lee la bloccò immediatamente per fermarla.
«Senti, mi dispiace per prima, voglio assicurarmi che tu stia bene.»
«Ma io sto bene, davvero.»
«E non hai visto niente di strano in George in questo periodo?»
«Penso di... no?»
L'immagine del rosso che apriva il ripostiglio delle scope le balenò subito in mente, facendole corrugare le sopracciglia. Si ritrovò a guardarlo dal centro della pista, lo osservava mentre giocava con un tovagliolo e lo stropicciava come se gli avesse fatto qualcosa.
Effettivamente vederlo così poco attivo non era da lui, per quanto Anne potesse conoscerlo.
E perché aveva toni sgarbati, ultimamente?
Lee si allontanò con uno sguardo alla "te-lo-avevo-detto" nel preciso istante in cui Ethan tornò dalla ragazza, chiedendole se tutto andasse bene.
«Sì, certo. Lee è solo... paranoico.»
Ma quella frase non incoraggiò nemmeno sé stessa, ché quel dubbio la perseguitò per la maggior parte della serata. Attese il momento giusto prima di avvicinarsi a George, riuscendo a beccarlo davanti al tavolo delle bevande per potersi prendere qualcosa. Si era tolto la giacca nera, mettendo in mostra la camicia bianca e il gilet marrone, il papillon che penzolava ai lati del colletto.
Anne approfittò dell'attimo in cui Ethan parlava con un paio di compagni per avvicinarsi al rosso, scrollava le mani per allentare la tensione che aumentava ad ogni passo compiuto.
«Ehi, George.»
«Ehi. Hai perso Ethan per caso?»
«Ah, no. Sta solo parlando con un paio di amici. Volevo solo chiederti come andava.»
«Oh, bene, va alla grande. Dovresti andare dal tuo accompagnatore, sai?»
Mentre si voltava con il bicchiere in mano, la faccia del rosso si stropicciò in una smorfia, un tic nervoso che durò un istante. «Ma che ti prende? Ma cosa avete contro Ethan?»
«Oh, be', in primo luogo il modo in cui ti tocca: non lo sai come si comporta con le ragazze? E seconda cosa ti ha fatto pure attendere e tu non sei nemmeno arrabbiata!»
«Ma che stai dicendo? Stai straparlando! Ed è normale che tocchi se dobbiamo ballare!»
«Ah sì?!»
«Ma perché tante storie? Mi ha invitato al ballo in amicizia!»
«Certo! Adesso si chiama "amicizia" voler pomiciare con qualcuno nei corridoi tra una lezione e l'altra!»
«Ma-- George!»
«E perché ha invitato proprio te? Perché uno come lui ha invitato una come te?!»
Calò il silenzio per un istante. Anne rimase impalata a quelle parole, alzando le sopracciglia incredula.
«Scusami?!»
George sembrò prendere atto di ciò che aveva appena detto, delle parole sbagliate scelte per dire ciò che intendeva. Si era bloccato con la fronte corrugata dalla rabbia mentre guardava la ragazza, per poi alzare le sopracciglia e strabuzzare gli occhi dalla sorpresa.
«Aspetta... Non è quello che intendevo dire.»
«Io direi che è stato più che sufficiente!»
Anne fece per voltarsi e andarsene, ma ci ripensò e si voltò per puntare l'indice contro il ragazzo che la guardava sconvolto, gli occhi verdi più brillanti per la furia che le stava nascendo.
«E per la cronaca, una come me sarebbe venuta al ballo con te, se glielo avessi chiesto. O forse non ti andavo bene?!»
George la chiamò nuovamente e lei gli augurò un bel viaggio verso un noto "Quel Paese", raggiungendo Ethan e il gruppo dei suoi amici mentre intrecciava le braccia al petto. Non ascoltò minimamente di che cosa stessero parlando, i pensieri e il nervoso le occupavano la maggior parte della mente, udendo più e più volte quel piccolo litigio senza né capo né coda. La rabbia si aggiungeva al nervoso, si accumulavano creando un minestrone di pasticcio che, soltanto a ripensarci, le mandava a fuoco il volto dalla furia.
George avrebbe voluto andare al ballo con lei? Be', chissenefrega ormai! Che se ne stesse pure per i fatti suoi. Angelina e Lee avrebbero dovuto imparare a farsi gli affari loro anziché metterle in testa strane idee. Il pensiero che George potesse essere interessato a lei, infondo a tutto quel caos di agitazione e ansie, le donava serenità, le smuoveva quel qualcosa nello stomaco che la rendeva piacevolmente agitata. Ma dopo quella sera, quella delizia era finita nella spazzatura.
I Weird Sister suonarono Magic Works come canzone di chiusura e, tra le poche coppie rimaste, due teste rosse e Lee volteggiavano con le loro rispettive compagne. Quando Ethan chiese ad Anne nuovamente di ballare, lei accettò, cercando di godersi l'ultimo ballo di quella serata nonostante niente fosse andato secondo le aspettative.
O almeno in parte.

«Mi spiace se sono sembrata tesa negli ultimi minuti.»
Anne stava camminando con Ethan lungo il corridoio dei sotterranei che portava lungo la Sala Comune dei Tassorosso, tra botte sparse qua e là lungo il muro. Lei sapeva che servivano soltanto come diversivo per chi cercava di trovare la Sala Comune dei Tassi e che, in verità, erano stregate. L'impostore che avesse cercato di aprirne una, sarebbe stato travolto da un'ondata di succo d'acero e, stessa sorte, sarebbe capitata al malaugurato che sbagliava la parola d'ordine dei Tassorosso nonostante azzeccasse la botte giusta.
«Non ti preoccupare. Anzi, dovrei ringraziarti.»
«E per cosa?»
«Per avermi accompagnato al ballo.»
Anne sorrise e poggiò una mano lungo il suo braccio in un gesto di conforto.
«E' stata una serata magnifica, davvero.»
Lei si fermò, decisa a percorrere il resto della via da sola e lui la imitò.
«E' stata molto bella anche per me.»
Si salutarono con un abbraccio che durò qualche secondo, quanto bastava per riuscire a godere del calore umano, e si lasciarono andare via con un ultimo sguardo. Anne si avvicinò a una botte a pochi passi di distanza, con la bacchetta picchiettò sul piccolo rubinetto a ritmo della parola "Tosca Tassorosso". Il barile si spostò, rivelando l'ingresso verso la Sala Comune e andando incontro a quella che sarebbe stata a tutti gli effetti una notte insonne.

The ProtectorsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora