Mr.Blue Sky.
«Tu hai una mente svitata.»
Lee teneva in mano i VHS che la ragazza aveva preso, guardando in maniera torva le copertine.
The Shining, IT, Ghostbuster. Ecco i tre prescelti della ragazza.
Alzò il viso su di lei che, in risposta, gli sorrise con fare innocente.
«Non mi hai detto di non prendere film horror. E poi, guarda, "Ghostbuster" è un film piacevole e non fa paura.» lei si giustificò, mentre beveva un sorso d'acqua dal bicchiere che reggeva in mano.
«Questa sembra nostra madre quando viene a sgridarci in camera.» disse uno dei gemelli osservando la copertina di "The Shining", con tanto di Jack Nicholson nei panni del pazzo protagonista che s'affacciava da una porta rotta.
«O Percy.» disse l'altro.
«Sì, è più da Percy.»
«Va bene, vada per Ghostbuster.» sentenziò Lee, ritirando le altre VHS nel sacchetto con un finto gemito di terrore, «ma mi sono dimenticato di chiederti se potevi andare a prendere degli snack.»
«Ma non potevi controllare prima?!» Anne lo guardò sconvolta.
«Mi sono dimenticato!»
«Se vuoi vengo io con te, così ti aiuto.»
Lei sbuffò dal naso, voltandosi verso uno dei gemelli che aveva appena parlato.
Non sapeva chi dei due fosse, ma accettò la proposta. Fulminò Lee e prese il sacchetto per tirare fuori una videocassetta.
«Il Karma ti punirà e avrà questa faccia e si chiamerà Pennywise! Ricordalo!»
«PIANTALA E METTI VIA QUEL COSO!»
La bionda scoppiò a ridere andando a indossare le Vans nere e bianche che aveva lasciato vicino al giardino accanto alla porta, voltando lo sguardo verso il gemello che avrebbe dovuto accompagnarla.
«Sai andare in bicicletta?»
«Cosa? Perché?»
«Faremo più in fretta in bici, altrimenti ci metteremo troppo...»
Il gemello ancora non identificato alzò le sopracciglia. Sventolò appena la mano, non sapendo cosa dire.
«Non è che non ci so andare... ma non ci vado da tempo.»
«Oh. Va bene allora, andiamo.»
«A piedi?»
«No,» Anne uscì di casa e camminò verso il box, «andremo in bici e salirai dietro.»
Non era la prima volta che caricava qualcuno sul sedile posteriore della bici, ma c'era una grande differenza tra Lee e uno dei gemelli Weasley. All'iniziò sbandò appena, dovette caricare tutta la forza sulle gambe per prendere velocità e, una volta fatto, tutto venne da sé.
«Chi sei tu?»
«Sono George! George Weasley. E in questo momento mi sento le gambe atrofizzate.» rise di ciò, dovendo tenere le gambe lunghe più piegate di altri.
Anne ricambiò la risata, scusandosi, e iniziò a pedalare più veloce per riuscire a raggiungere il mini-market il prima possibile. All'andata non dissero granché, forse era per l'imbarazzo o perché non si sapeva cosa dire, ma quel silenzio non era affatto sgradito.
Al mini-market Anne parcheggiò la bici al muro accanto all'entrata, chiudendola con il lucchetto ed entrò nel negozio assieme al rosso. Salutarono il cassiere annoiato e che ruminava un chewing gum dietro al banco e presero un cestello in ferro a testa. Alla radio davano "Mr. Blue Sky" e la ragazza apprezzò in silenzio.
«Cosa dobbiamo prendere?»
«Snack.» rispose lei, voltandosi e assottigliando lo sguardo, «Snack di ogni tipo.»
Il suo finto tono melodrammatico fece sorridere George e fu così che iniziò la caccia alle peggio schifezze, riempiendo il cestino di patatine, biscotti, e altro ancora.
«Cos'è questo?»
Anne guardò George impalato davanti a uno scaffale. Si avvicinò e si allungò in punta di piedi per guardare meglio.
«Non saprei... Sembra un prodotto da cucina ma non l'ho mai visto.»
«Ha una forma strana.»
Commentarono l'oggetto fino a quando George, per scherzo, non lo imitò: si portò le braccia sopra la testa piegandole in modo strano e facendo ridere la ragazza. Lui la guardò e sorrise di riflesso mentre la osservava andare nel ripiano accanto, prendere uno spruzzino e sorreggerlo in mano come se lo stesse esponendo.
«E' una sfida?»
E lei annuì.
George si guardò attorno prima di decidere come posizionarsi per riprodurre la bottiglietta di plastica e, in pochi secondi, si aprì una piccola battaglia su chi emulava al meglio i lineamenti dell'oggetto preso. Girarono tutti gli scaffali come se niente fosse tra altre persone che facevano la spesa, attirando lo sguardo di una vecchietta che faceva finta di leggere l'etichetta di una salsa. Ormai il loro cestino era stracolmo eppure tra spray, spazzolini, spugne e ogni possibile oggetto, i due adolescenti avevano trovato un piccolo divertimento in una situazione così monotona e comune.
George allungò una mano verso un'altra vittima, quando Anne si precipitò verso di lui e gli prese la mano alla svelta.
«NO! Okay, è il caso di finirla qui e andare via.»
«Perché? Cosa ha che non va!?»
«Perché quelle sono cose da donna.»
Lui non disse niente, Anne guardò la sua espressione imbarazzata e lo trascinò via per mano verso il banco. Il cassiere li stava aspettando con un sopracciglio alzato e la gomma da masticare tra i denti. Più Anne si avvicinava e più sentiva il masticare rumoroso di quel tizio, una colonna sonora poco gradita e che le fece venire il disgusto.
Che lama, pensò.
Attese il sacchetto della spesa e, finalmente, pagò il conto.
«E' un miracolo che il cassiere non sia venuto a cacciarci.» disse George una volta fuori.
«Oh eddai... Eravamo spiritosi e forse anche lui si stava facendo due risate.»
Questa risposta fece sorridere George, mentre guardava Anne togliere il lucchetto dalla bici.
«Vuoi che pedali io, adesso? Non devo essere molto leggero da portare. Se non dovessi riuscire in caso vai davanti ancora tu.»
La bionda lo guardò per un istante, alzandosi in piedi. Poi sorrise.
«Certo, mi va benissimo.»
Caricate le borse sul cestino davanti la bici, salì dietro la sella e, non sapendo inizialmente dove mettere le mani, le fermò per aria per qualche istante mentre osservava la piccola ringhiera su dove era seduta: tenersi lì sarebbe andato benissimo, ci avrebbe scommesso. In qualche modo si sentiva in imbarazzo all'idea di dover poggiar le mani ai fianchi del giovane. Quei pensieri si arrestarono d'improvviso quando ebbe la sensazione di cadere di lato e poggiò di riflesso il piede destro in terra, trattenendo il respiro.
«Oh Merlino, scusami! Stavo perdendo l'equilibrio.»
«Sicuro che te la senti?» disse e soffocò una piccola risata.
E dopo che il rosso annuì, la seconda volta parve quella giusta per partire, sfrecciando sull'asfalto grigio in direzione verso casa.
«Non ti ho ancora chiesto di che casa sei ad Hogwarts.»
Anne alzò il sopracciglio non capendo se stesse scherzando o meno, nonostante avessero anche delle lezioni assieme.
E, poi, solo lei non si era scordata di quel pasticcio al secondo anno?
«Dici davvero? Davvero non ti ricordi di me?» chiese lei, sporgendosi di poco per guardare il ragazzo.
«No...»
Sembrò quasi in imbarazzo a dare quella risposta, ma la ragazza scosse il capo e sorrise tra sé. Decise di non rispondere e di lasciare il fascino del dubbio. Giudicò quella sua dimenticanza normale: tutti conoscevano lui e suo fratello e altrettanto loro due avevano fatto scherzi di tutti i tipi ad ogni compagno di scuola, inaugurando anche le povere prime classi. Per non parlare poi del numero immenso degli studenti. Hogwarts contava quasi trecento adolescenti dagli undici ai diciotto anni, tutti suddivisi in quattro casate che rappresentavano una o più loro caratteristiche.
Fred, George e Lee erano Grifondoro, la casata dei coraggiosi, audaci e dei nobili d'animo. Serpeverde era la casa che ospitava gli ambiziosi, astuti, l'intraprendenza e, soprattutto, i purosangue. Si diceva anche che la maggior parte dei Mangiamorte - seguaci del Signore Oscuro, appartenesse proprio a quella casa. I Corvonero apprezzano l'intelligenza, la curiosità e l'arguzia. Pare che per accedere alla loro Sala Comune debbano risolvere un indovinello, anziché dare una parola d'ordine come le altre case. E poi i Tassorosso che, per quanto venissero considerati i più inutili e venivano un po' sbeffeggiati, erano la casata più completa: grandi lavoratori, leali, gentili e pazienti.
La giovane ragazza trovava impressionante come tutti venissero smistati grazie al Cappello Parlante, un vero e proprio cappello magico che al sol sfiorare della nuca del neo-studente, sapeva in quale casata apparteneva. Nonostante questa sciccheria, trovava molto selettiva quella suddivisione. Aveva visto ragazzini pregare di finire in una casata piuttosto che un'altra per non deludere i genitori e non interrompere così la dinastia.
Ma, in fondo, che importanza aveva?
Anne proveniva da una famiglia perlopiù babbana e certe cose faticava ancora a comprenderle: solo la madre era una strega, ma non fece in tempo ad integrarla al suo mondo.
A lei poco importava se qualcuno era Grifondoro, Serpeverde o Vattelapesca. Era come giudicare un libro dalla copertina senza sapere nemmeno il titolo.
Il viaggio verso casa sembrò ad Anne più corto, anche troppo. La brezza del vento che le accarezzava il viso in quella giornata calda le stava piacendo, come il cielo azzurro con qualche spruzzo di nuvola qua e là. Le spalle larghe del ragazzo le coprivano metà panorama, ma si sentiva così in pace che, per una volta, stare con una persona appena conosciuta non la mandava in soggezione.
Parcheggiata la bici nel box, entrambi rientrarono dalla cucina sul retro e poggiarono i sacchetti sulla penisola al centro della stanza. Dei passi corsero verso di loro e Anne alzò il viso in direzione di essi.
«Dove siete stati? Ci avete messo un sacco.» la voce di Lee raggiunse la cucina in battibaleno.
Anne e George si guardarono per un secondo, alzando entrambi le spalle.
«Al mini-market. Abbiamo perso tempo tra gli scaffali.»
Lee socchiuse gli occhi nocciola, guardandoli in un finto tono minaccioso.
«Avete la roba?»
«Ogni genere di roba.» rispose George, imitando il suo tono.
Fred arrivò alle spalle di Lee, lo sorpassò e andò a vedere la merce appena presa. Prese un sacchetto di patatine ed esclamò «buoni questi!». Con un occhiolino svelto verso suo fratello e la ragazza, si allontanò, quando George si voltò verso di lei.
«So che è imbarazzante quando non ti ricordi di qualcuno, ma non mi hai più risposto. Di che casata sei?»
Ancora una volta il silenzio piombò e tutti si fermarono ad aspettare una risposta. Si udì soltanto lo stropicciare della carta che Anne stava scartando mentre prendeva un biscotto.
«Serpeverde.» scherzò su con un tono molto realistico, mordendo la merendina e alzando le sopracciglia per un secondo.
Come non poteva fare una cosa del genere? Grifondoro e Serpeverde erano in conflitto da secoli, da quanto ne poteva sapere. Alcuni giustificavano quell'odio per principio, ma Anne iniziò a pensare che nemmeno loro sapevano da dove nascesse.
«COSA?!»
Entrambi i gemelli urlarono, in sottofondo Lee si stava per strozzare con una patatina andata di traverso per colpa delle risate che stava trattenendo.
«Allora, guardiamo il film o no?»
E poco dopo che Anne porse quella domanda con nonchalance, prese le buste e andò in salotto.Il pomeriggio trascorse tranquillamente. Per fortuna di Anne il film venne apprezzato, ridendo tutti alla vista di Lee che urlava "Ghostbuster" a ritmo della canzone. Per la giovane ragazza sarebbe stata un'altra condanna, ma era contenta di vederlo così felice nonostante non potesse andare alla Coppa Mondiale di Quidditch.
A fine film riordinarono il macello creato disponendosi a coppie: Lee e Fred erano in salotto, Anne e George in cucina a buttare carta e cartine, riponendo bicchieri ormai vuoti dentro al lavello.
«Ti trovi bene qui?»
Anne si voltò, notando il tono incerto del ragazzo. Per un momento corrugò le sopracciglia, quando si ricordò il motivo di quell'emozione: pensava ancora fosse Serpeverde.
Si chiese se fosse così davvero importante, quando per lei non avrebbe fatto tanto differenza.
«Sì, mi trovo molto bene con Lee. Sua madre è adorabile e sia lei che lui sono stati molto gentili con me. E poi papà è felice e questo va bene.»
«E tu?»
«Che cosa?»
«Be', non hai detto se sei felice o no. Tra il trovarsi bene e essere felici c'è differenza.»
Anne dal basso lo guardò con occhi sottili e si ritrovò confusa in un primo momento, prendendo aria dalla bocca socchiusa e poi la chiuse.
Era felice?
«Non puoi essere Serpeverde, per la barba di Merlino!»
La bionda e il rosso si voltarono, guardando Fred spuntare d'improvviso con alle spalle Lee che lo fissava un po' incredulo.
«Ma non hai pensato ad altro durante al film?»
«Certo che ho guardato il film!» tentennò un secondo, il rosso, guardandola con le sopracciglia corrugate, «Ma ho pensato anche a questo.»
Anne alzò gli occhi al cielo divertita, pensando a quanto fosse assurda quella situazione.
«Be', mettiamola così... If it's something weird and it don't look good... Who you gonna call?»
«Ghostbusters!» rispose Lee, con così tanto entusiasmo che tutti si voltarono a guardarlo.La visita dei gemelli Weasley si concluse con risate grazie a quella ciliegina sulla torta. Anne conobbe il signor Weasley, Arthur, un uomo adorabile e simpatico.
«Allora ragazzi, vi siete divertiti?»
«Sì... anche se la nuova sorella di Lee è Serpeverde.» rispose Fred sconsolato, guadagnandosi uno scappellotto da parte di George.
«Serpeverde?» l'uomo guardò la più giovane, stupito, «Ah... E' un piacere fare la tua conoscenza.»
«Il piacere è mio, signor Weasley.» rispose Anne con un sorriso e tono cordiale.
Forse era l'abitudine, forse ormai aveva l'istinto di captare le balle che qualcuno diceva grazie agli innumerevoli figli che doveva tenere a bada, ma rivolse un sorriso alla giovane.
«I burli che si fanno imbrogliare. Buona questa.»
«Cosa?!» urlarono un paio di voci più in là.
«Ora andiamo ragazzi, dobbiamo andare o vostra madre ci farà mangiare fuori.
Lee, ringrazia tua madre da parte nostra. Ci vediamo il primo settembre.»
Il signor Weasley andò verso i ragazzi, il tempo di poggiare le mani sulle loro spalle e si smaterializzarono in un battito di ciglia.
L'ultima cosa che Anne sentì, fu un «Lo sapevo!» interrotto.
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The Protectors
FantasíaAnne Evans alla fine del quinto anno della scuola di Hogwarts si ritroverà inaspettatamente più vicina a un giovane Grifondoro, Lee Jordan, in quanto i rispettivi genitori, dopo un anno di frequenza, hanno deciso di unire le due famiglie. Anne incon...