Capitolo 14 | Felice

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Mi giro e vedo la streghetta, con molta facilità levo il polso dalla sua presa, la prendo per il collo e comincio leggermente a stringere, la guardo dritta negli occhi senza celare la rabbia furente che sto provando al momento. Non immagina nemmeno con chi ha a che fare. Forse è meglio se evita di sfidarmi, potrebbe concludere molto male la sua vita da strega, mi basta solo una piccola pressione in più. Non dovrebbe scherzare con me.
«Tenterò di essere chiara una volta per tutte! Non voglio farti del male, tu non sai io chi sono, lì dentro c'è mia figlia e se provi di nuovo a fermarmi dal riaverla al mio fianco, solo un'altra volta, io ti schiaccerò il cranio tra le mani fino a farlo scoppiare come un palloncino! Ti è chiaro adesso?» terrorizzata annuisce e io mollo la presa dal suo collo, cade a terra con la mano sul collo e il respiro corto. Mi guarda spaventata e anche arrabbiata, ma non mi tocca per niente e non ho tempo per lei. Poggio il palmo della mano sulla superfice rocciosa e finisco il mio lavoro. Con un gesto del dito faccio sfilare la porta, mi giro verso Damon che ha in mano la sacca di sangue per rimettere in forze Belle, punto la mano e la richiamo, essa si sfila dalla sua mano e finisce nella mia. Mi fa un sorriso sincero e un occhiolino. Il cuore sembra sul punto di scoppiarmi nel petto per quanto sono felice in questo momento. Senza pensarci troppo entro, corro per i cunicoli di questo posto che per un semplice umano può buio tetro, ma dove io ci vedo benissimo, fino a quando non la trovo. Rannicchiata per terra tutta essiccata, stappo la sacca di sangue e la porto alle sue labbra. Rimane immobile per qualche secondo poi però comincia a bere. In qualche minuto riprende forma e colorito, mi guarda e appena mi vede mi abbraccia piangendo.
«Mamma!» non riesco a trattenere le lacrime di gioia e la stringo tra le braccia.
«Oh, bambina mia, non puoi sapere quanto tu mi sia mancata.» le prendo il volto tra le mani e le bacio la fronte cercando di trattenere le altre lacrime che salgono agli occhi pronte a scivolare sulle mie guance. «Perdonami, perdonami se non sono riuscita a trovarti. Io credevo... credevo tu fossi morta.»
«Non ho niente da perdonarti mamma. Mi sei mancata anche tu.» le accarezzo la guancia spostando indietro i capelli.
«Andiamo a casa bimba mia!» la prendo in braccio ed esco velocemente dalla cripta. Lei tiene nascosto il volto nell'incavo del mio collo stringendosi a me. Damon mi guarda sorridendo così come il resto della mia famiglia. Hanno fatto questo per me e non troverò mai le parole giuste per ringraziarli. Saliamo in superfice e guardando nel fosso vediamo apparire i vampiri che erano chiusi nella cripta ormai diventati scheletri ambulanti.
«Immagino tu sia contenta adesso.» fastidiosa la streghetta. Gli faccio segno di stare in silenzio e guardo i vampiri che tentano di salire, con ben pochi risultati visto che sono troppo deboli. Con uno schiocco di dita li blocco, guardo la streghetta negli occhi, apro la mano e la chiudo di scatto facendoli così esplodere dall'interno in mille pezzettini. Deve capire chi ha davanti. Rimane allibita e io sorrido crudele. Adesso lo sa. Sa che non le conviene mettersi contro di me. Stringo fra le mie braccia Belle e comincio a camminare verso casa insieme agli altri. Le bacio la fronte e le canto una vecchia ninna nanna, la nostra. Si addormenta beata tra le mie braccia e sorrido guardandola.
«Sorella» i miei occhi abbandonano il volto di Belle e si posano su quello di Elijah. «noi accompagniamo la strega a casa e poi andiamo a casa. Immagino abbiate bisogno di riposo, ma non temere veniamo domani!» li saluto tutti con un caloroso bacio sulla guancia e poi insieme ai fratelli Salvatore torno a casa. Porto Belle in una stanza e la corico delicatamente, mi sembra così fragile in questo momento che ho quasi paura di romperla anche con una carezza. Le poso un bacio delicato sulla fronte e mi corico alle sue spalle abbracciandola dolcemente. Le accarezzo i capelli, impolverati, ma sempre stupendi, domani ci vuole una doccia. Sento un corpo coricarsi dietro la mia schiena e riconosco subito Damon. Il mio moro con gli occhi di ghiaccio, mi avvolge la vita con un braccio incrociando poi le dita delle nostre mani e dopo anche lui comincia ad accarezzare i miei capelli dolcemente e lentamente.
«Damon.» lo chiamo con voce flebile spingendomi ancora di più contro di lui.
«Dimmi cerbiatta.» poggia il naso contro la mia testa.
«Grazie.» lo sento sorridere e fare un sospiro di sconfitta.
«Ti amo Elena e per te farei di tutto!» il mio cuore sembra scoppiare appena pronuncia quelle splendide parole.
«Damon, cosa hai detto?»
«Che per te farei di tutto!» fa il finto tonto, ma sa cosa intendo. Gli do uno schiaffetto scherzoso sulla spalla e lo sento ridere.
«Ti amo stupido!» mentre pronuncio queste parole sento dentro di me quanto siano vere, sincere e profonde.
«Le aspettavo da tempo queste parole e ora che abbiamo recuperato questa bellissima bambina siamo una famiglia a tutti gli effetti!» ora posso dire di essere completamente felice, ci addormentiamo anche noi qui con la piccola Belle. Una suoneria fastidiosa si fa strada nel mio sonno, un cellulare suona! Belle sentendo quel suono nuovo raggiungere le sue orecchie scatta in piedi e io le sono subito accanto.
«Scricciolo tranquilla è tutto ok!» le faccio una carezza sulla testa e le bacio la fronte. «Damon ti squilla il cellulare!» lo prende dalla tasca dei pantaloni con gli occhi ancora chiusi, accetta la chiamata e porta il telefono all'orecchio.
«Pronto» ha ancora la voce impastata dal sonno, ascolta quello che dice l'altro interlocutore e poi sgrana gli occhi guardandomi. «Ehm, richiama più tardi, adesso non posso parlare!» parla mentre mi guarda. mille domande mi sorgono nella mente. Chi è al telefono? Una donna? Un'amante? Cosa sta combinando? Mi tradisce? Perché non può parlare con questa persona in mia presenza? Mi esce un basso ringhio di frustrazione dalla gola. Stacca la chiamata e mi guarda, sta per parlare, ma io sono troppo arrabbiata in questo momento per dargli ascolto lo guardo e poi prendo per mano Belle e le sorrido.
«Andiamo a fare colazione scricciolo?»
«Sì, volentieri madre!» usciamo dalla stanza e sbatto la porta chiudendola alle mie spalle, mentre scendiamo le scale guardo mia figlia, riaverla al mio fianco mi rende la persona più felice al mondo, chino un po' il busto e le poso un delicato bacio fra i capelli. La faccio sedere a tavola in cucina, le preparo un po' di latte caldo, mentre aspetto che si riscaldi prendo un vassoio, metto una tazza su di esso con accanto dei biscotti, un pugno di cereali e il cucchiaio, spengo il fuoco e verso il latte nella tazza, metto lo zucchero e le porto il vassoio davanti.
«Mangia prima questa colazione e poi ti darò l'altra, va bene?» lo faccio sin da quando si è trasformata. Anche le piccole cose ti tengono legata alla tua umanità e poi non volevo che diventasse dipendente dal sangue umano. Ci dobbiamo nutrire, lo bramiamo, ma diventarne drogati è tutta un'altra questione.
«Va bene mamma!» lei comincia a mangiare, mentre io in un secondo scendo in cantina e prendo due sacche di sangue una AB- per me e una 0+ per Belle. In cucina e trovo la mia piccola che mangia ancora, le sorrido, prendo due bicchieri e verso all'interno di ognuno una sacca, li prendo e appena Belle ha finito la colazione umana, la raggiungo. Siedo accanto a lei e le porgo la colazione da vampiro. Lei prende il bicchiere all'istante, il suo volto si trasforma e comincia a berlo velocemente, la blocco all'istante e lei mi guarda.
«Belle so che hai fame, ma berlo così velocemente non ti sazierà di più» le faccio una dolce carezza.
«Hai ragione mamma, scusa!»
«Non ti scusare, so cosa si prova. Comunque Belle ascoltami, a Mistick Falls ci sono persone che cacciano i vampiri e li uccidono, noi siamo immuni, ho stretto un patto con lo sceriffo, lei non dice la nostra identità, non ci caccia e noi in cambio non cacciamo gli abitanti di questa cittadina.»
«Va bene.»
«Per una settimana circa starai a casa per ambientarti con le cose del nuovo secolo, va bene?» lei annuisce dolcemente. Entrano in cucina i tre restanti abitanti della casa: Caroline, Stefan e Damon.
«Buon giorno El!» lo guardo e gli sorrido, cerco di nascondere il bicchiere, ma lui mi fa segno di stare tranquilla. Oh, nuova reazione. Ricordo che qualche settimana fa non tollerava la presenza di sangue umano nella sua stessa stanza.
«Buon giorno Stefan, il caffè è pronto! Belle» lei si gira guardarmi, leccandosi le labbra dopo aver finito il suo bicchiere di sangue, un rivolo di esso le cola dall'angolo della bocca, sorrido, prendo il tovagliolo e la pulisco. «lui è zio Stefan è il migliore amico che io abbia mai avuto!» lei sorride a Stef che beve il suo caffè in piedi accanto all'isola della cucina. Sembra leggermente intimidita, ma imparerà a conoscere il dolce Stefan.
«La bellissima ragazza bionda, è zia Caroline.» volta lo sguardo su di lei che le sorride sincera e la studia da capo a piedi come se le stesse facendo i raggi-x, poi si alza e l'abbraccia. «Ti ha presa in simpatia!» dico ridendo dopo aver letto i pensieri di mia figlia.
«Aw, che dolce!» la bionda la stringe in un abbraccio sincero con il suo solito sorriso luminoso sulle labbra.
«Ah, Caroline, tesoro, in frigo c'è la tua prima razione di sangue del giorno.» annuisce sorridendomi grata. Belle corre da me e si siede sulle mie gambe.
«Io niente presentazioni?» il mio sguardo scatta sull'uomo che amo poggiato allo stipite della porta con una spalla. Dannazione quanto è sexy ed eccitante in questo momento! Perché deve essere sempre così bello? Rende più difficile restare arrabbiati con lui se ti guarda con quei suoi occhi da favola e il suo sorriso malizioso.
«Damon Salvatore.» glielo indico e poi la faccio alzare dalle mie gambe. Mi alzo anche io e la prendo per mano, bevo ciò che è rimasto della mia colazione e poi usciamo dalla cucina e saliamo in camera.
Andiamo in bagno, apro il rubinetto della vasca e la faccio riempire. Belle nel frattempo si spoglia e si mette l'accappatoio che le passo, so che ha 16 anni e non è più una bambina, ma si deve ancora abituare al nuovo secolo.
«Che cosa le hai fatto Damon?» le voci dei ragazzi al piano di sotto mi arrivano alle orecchie mentre aspetto che Belle finisca di farsi il bagno. Le sto preparando i vestiti che può indossare dopo e non avevo intenzione di origliare, ma questo significa essere me: sentire anche quando non stai ascoltando.
«È una lunga storia!» è furbo il mio uomo.
«Possibile che tu non sappia stare dieci minuti senza farla infuriare?» mi immagino Caroline alzare gli occhi al cielo come al suo solito.
«Barbie, non ti arrabbiare anche tu per favore.»
«Damon, Caroline ha ragione!»
«Sentite non posso dirvelo di sicuro qui, lei ascolta anche se non vorrebbe ascoltare, i suoi sensi sono molto più sviluppati!» sbuffo perché ha ragione e anche perché mi conosce alla perfezione, forse anche meglio di me stessa.
«Eccomi mamma.» le sorrido e le mostro i vestiti che ho messo sul letto.
«Allora, vuoi indossare qualcosa di moderno oppure di antiquato?»
«Preferirei qualcosa di moderno per abituarmi più velocemente al nuovo secolo»
«Va bene, allora tieni questo.» le passo il completino che avevo comprato un paio di giorni fa e lei lo indossa. Mi sorride e appena è definitivamente pronta scendiamo al piano di sotto, mi lascia mano e la vedo correre verso la porta d'uscita, la guardo sorridente per il modo veloce in cui si sta riprendendo, ma poi guardo la sua mano e non possiede più il suo anello solare.
«Belle no!» in un secondo arrivo davanti a lei e le chiudo la porta. Le prendo la mano e gliela mostro.
«Cara dov'è il tuo anello solare ?»
«Oh, non me n'ero accorta, non lo so, ora che ci penso non ho nemmeno più la mia bacchetta.»
«Va bene, risolveremo! Tanto devo incantare un anello anche per Caroline!» le faccio una carezza e le bacio la fronte.
«Ho sentito il mio nome!» arriva Caroline dal salotto.
«Si tesoro, ho detto che devo farti un anello solare, è arrivato il momento!» sentendo le mie parole sorride felice ed entusiasta.

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