Capitolo 21 | Veleno

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Arrivo alla casa pignorata più bella che ci sia a Mistick Falls, è un trucco che usano in molti vampiri questo, pensano che gli umani in questo modo non possano trovarli. Personalmente preferisco le case abbandonate. C'è silenzio, un silenzio quasi tombale. All'improvviso sento dei passi. In un secondo mi avvicino alla porta e con un gesto della mano la faccio aprire. Lei che stava giusto passando di lì si blocca vedendomi. In non sembra spaventata anzi sembra sfidarmi con lo sguardo. Non c'è nemmeno odore di paura nell'aria. Mi sfida e non riesce a capire quanto questo le si ritorcerà contro. Varco la soglia e la guardo furiosa, ma con un ghigno sadico nel volto. La farò soffrire per aver attaccato la mia famiglia.
«Davvero una bella casa non c'è che dire!» dico guardandomi intorno.
«La villa pignorata più bella che ci sia in città»
«Sì, tutti i vampiri da sue soldi usano questo trucco.» ops, il suo orgoglio fragile da vampiro è stato intaccato. Si può leggere nei suoi occhi.
«Comunque, lasciamo perdere i convenevoli. Dimmi dov'è Damon!»
«Oh, che dolce, sei venuta qui per lui! Beh, non ho ancora finito di giocarci mi dispiace.» continua a sfidarmi la ragazza. È estremamente stupida. Mi sento quasi offesa dal dovermi confrontare con lui. Non sa riconoscere nemmeno il suo avversario. In un battito di ciglia sono a soli pochi centimetri dal suo volto.
«Non so quanto ti convenga sfidarmi»
«Oddio...» porta teatralmente una mano sul petto facendo una finta faccia spaventata. «... sto per vomitare le mie stesse budella a causa della paura, davvero.» mi viene quasi da ridere. Fa tanto la coraggiosa solo perché ha rinunciato alla sua umanità. La sua voce da gallina è altamente fastidiosa e questo mi fa arrabbiare ancora di più. Inoltre, il suo tono di presa per i fondelli mi dà veramente sui nervi. Il mio cellulare fa uno squillo e poi si stacca. Oh, adesso mi diverto! Adesso posso scaricare una parte della rabbia che provo! Ghigno cattiva a Isobel che mi guarda ancora con la sua aria da perfetta psicopatica figlia di papà. Io punto i miei occhi nei suoi.
«Adesso voglio che accendi i suoi sentimenti. Voglio che tu senta tutta la tua paura.» la soggiogo. Un bagliore gli anima gli occhi. Un bagliore di paura. La sua parte umana sa che di fronte a lei c'è un avversario al di fuori dalla sua portata e che l'ha provocato troppo. Si gira per scappare, ma in un battito di ciglia sono di fronte a lei con le mani sulla sua testa e i pollici sulle sue tempie. Il sangue comincia ad uscire dai suoi occhi e dalle sue orecchie. Lei trema e piange per la paura e urla per il dolore. Se sentissi che è solo una persona persa la lascerei in vita, ma il suo cuore è crudele.
«Lo senti? È il tuo cervello che si scioglie e che frigge! Adesso hai paura, vero? Peccato che sia troppo tardi.» le sue urla riempiono lo spazio. «Questo è per Damon e per la mia famiglia!» mi abbasso sulle ginocchia arrivando alla sua altezza e con la mano sprofondo brutalmente nel suo petto facendola urlare ancora di dolore. Stringo il suo cuore nella mia mano. «Questo è per levarti dai piedi.» glielo strappo con un gesto secco e la guardo mentre la sua pelle diventa grigia e la vita la abbandona. Entro, mi levo la giacca e la appendo. Vado in salotto vedendo i miei fratelli rilassati che bevono sangue.
«Sorella, l'hai fatta soffrire! Abbiamo sentito le grida mentre andavamo via.» Nik mi guarda quasi speranzoso che gli racconti i dettagli, ma non posso parlare in questo momento, ho troppa rabbia dentro e rischierei di prendermela con loro come ho fatto questa mattina. Guardo Elijah, come se mi leggesse nel pensiero mi indica il piano di sopra. Non aspetto un secondo di più e salgo in un batter d'occhio, entro in camera da letto e lui è lì che sta uscendo dal bagno, si è fatto la doccia e si è cambiato. Sulla faccia ha quel suo solito mezzo ghigno e questo mi fa arrabbiare ancora di più. Non lo bacio, non lo abbraccio, non gli parlo nemmeno, mi vado solo a cambiare gli abiti, poi prendo il cellulare e chiamo lo sceriffo.
«Ciao Elena, hai novità?»
«Sì Liz, ho novità. Abbiamo trovato e abbiamo anche eliminato l'elemento che creava disturbo in città. Il cadavere si trova nella villa pignorata ai confini di Mistick Falls, ci puoi pensare tu?» Damon mi guarda fermo e immobile e io lo guardo negli occhi senza nascondere la mia rabbia.
«Ma certo ci penso io e grazie tante per il tuo aiuto, stai facendo tanto per questa città» sorrido come se potesse vedermi.
«Mi fa piacere, quando posso, dare una mano»
«Grazie davvero per l'aiuto che mi dai.» comincio a camminare verso l'uscita della stanza, ma vedo Damon accasciarsi sul letto e stendersi mentre lo guardo vedo inoltre che sta cominciando a sudare e diventare più pallido del solito. Posso anche essere arrabbiata nera con lui, ma rimane l'uomo che amo infinitamente e non potrei ignorare mai i suoi malori.
«Non c'è di che, ma ora la devo salutare sceriffo, a presto» stacco la chiamata e metto il cellulare in tasca, mi avvicino a Damon e lo guardo. Gli alzo il volto verso di me, ha gli occhi un pochino spenti.
«Ma che mi sta succedendo?» non gli rispondo e lo osservo attentamente. Improvvisamente delle specie di piccole vene si muovono per un istante sul suo corpo, come se qualcosa si stesse spandendo in lui.
«Dannazione!» so bene cosa gli sta succedendo. Non potrei non saperlo e questo mi spaventa. Non so cosa fare. Sento la gola annodarsi. Non può succedere!
«Che c'è Elena?» anche la sua voce è affaticata.
«Ti deve aver iniettato veleno di licantropo.» non riesco più a parlare, non so cosa dire, non so nemmeno cosa pensare. Ci deve essere una cura! Qualcosa che può guarirlo! Esco correndo dalla stanza e in un attimo sono al piano di sotto che scaravento in aria ogni cosa mi passi sotto mano. Vedo tutti gli altri arrivare in soggiorno di corsa e guardare scioccati ciò che ho combinato. Odio quando le cose mi sfuggono dal controllo e non parlo solo della rabbia. Non immaginavo che quella psicopatica potesse iniettargli del veleno di licantropo. Avrei dovuto pensarlo. Avrei dovuto leggere la sua mente. Maledico me stessa e i miei principi morali che mi impediscono di invadere i pensieri e violare la privacy altrui.
«Ehi ma che succede?» la bionda guarda sconvolta. Mi appoggio con le mani allo schienale del divano e cerco di calmarmi, respirare e ragionare.
«Succede che ho bisogno di qualcosa Caroline. Ho bisogno di una cura o un incantesimo oppure un unguento. Ho bisogno di qualsiasi cosa che possa salvarlo e mi serve in fretta!»
«Elena spiegati meglio, cosa sta succedendo?» mi giro verso Stefan e nota che ho gli occhi lucidi ormai, non posso perderlo, lui è tutta la mia vita.
«Stefan dobbiamo trovare qualcosa o lo perderemo»
«Cosa intendi, di chi parli?»
«Parlo di Damon. Isobel, quella figlia di una cagna, gli ha iniettato veleno di licantropo. Se non troviamo qualcosa lui...» mi si spezza la voce. Non riesco a parlare oltre. Non riesco a dirlo.
«Lui?» Stefan mi invita a finire la frase, apro la bocca per parlare, ma io non ne ho la forze, non ci riesco. Non posso crederci. Anzi, non voglio crederci.
«Morirà» Kol pronuncia quella parola al posto mio.
«Damon sta per morire?» mi giro verso la voce sottile e flebile che ha appena pronunciato quella parole con immensa tristezza: Belle. Ha gli occhi lucidi anche lei. Si è affezionata molto a Damon. È come un padre per lei. Mi avvicino e prendo il suo dolce viso tra le mie mani.
«No scricciolo, io lo salverò te lo prometto» alzo lo sguardo su Stefan anche lui scioccato dalla questione.
«Te lo prometto Stefan. Lo salverò fosse l'ultima cosa che faccio nella mia misera esistenza. Scusatemi un secondo adesso» salgo lentamente le scale, cercando di placare la rabbia e tutta la tempesta sentimentale che ho dentro. Arrivo davanti alla porta della stanza e la apro un pochettino. Guardo il mio uomo stremato dal veleno che ha in corpo e disteso sul letto. Sembra così debole e fragile in questo momento, come se si potesse facilmente spezzare. In tutti i miei anni di vita non ho mai sentito di una cura per il morso di un licantropo, ma spero di trovarla. Non voglio perderlo, per quanto io sia ancora arrabbiatissima con lui. Entro e mi avvicino al letto, poggio le mani sul materasso e lo guardo mentre si riposa tranquillo. Continua a sudare tanto e diventa sempre più pallido, gli occhi spenti e lucidi come quando si ha la febbre e il respiro corto.
«Non posso vivere senza di te Damon, ma sembra proprio che tu voglia lasciarmi.» gli sposto una ciocca di capelli dalla fronte madida di sudore. «Non lasciarci» le goccioline di sudore cominciano a scivolare sulla sua pelle e bagnare il letto. Prendo dal bagno un asciugamano asciutto, torno da lui e inizio a tamponargli la fronte e le guance. I suoi occhi sono ridotti a due fessure sottili, non riesce a tenerli aperti, il veleno lo sta indebolendo sempre di più e molto velocemente. Vederlo così e non poterlo aiutare è letteralmente straziante. L'uomo che amo, l'uomo con cui ho deciso di unirmi e che ho scelto di amare per l'eternità è tra la vita e la morte e io non so cosa fare per aiutarlo. Il mio cervello è in un momento di totale confusione, ma se c'è qualcosa, qualsiasi cosa io la troverò e la devo trovare in fretta perché gli manca poco tempo. Il veleno se lo sta portando via molto velocemente. Si sta spegnendo sotto i miei occhi e non posso permetterlo. Troverò una cura, ad ogni costo, anche se per trovarla dovessi andare fino all'inferno e farne ritorno.

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