Il cellulare vibrò sul comodino e Atsumu aprì l'occhio libero dal cuscino di qualche millimetro, vedendo leggermente appannato. La luce del giorno entrava nella camera in maniera soffusa e morbida, le tende oscuranti facevano il loro lavoro, ma era ancora fastidiosa. Schiacciò l'intera faccia sulla federa, mugugnando suoni inarticolati contro tutto ciò che c'era di sbagliato nelle mattine, strofinandosi la nuca con dita pigre.
Avvertiva con fastidio la bava secca lungo il mento e sembrava che dei topi avessero scelto di morirgli in bocca. Passò la lingua sul palato, sentendolo come foderato da roba immonda e fece una smorfia, schifato.
Alzò la faccia, chiuse gli occhi e cercò di fare il punto della situazione.
Erano a Hiroshima. Avevano festeggiato la vittoria contro i Green Rockets. Aveva visto Bokkun abbracciarsi con Kiryuu e brindare ai bei vecchi tempi andati, cercando di afferrare Omi e infilarlo tra di loro senza successo. Aveva bevuto. Non tanto, no, non gli piaceva perdere il controllo e non era una buona cosa per il suo corpo. Ricordava solo un bicchiere e tanto bastava per disgustarlo e lasciargli un sapore cattivo in bocca. Non doveva vomitare. Non aveva mal di testa, solo un cerchio leggero, niente che una bella bottiglia d'acqua non avrebbe fatto sparire presto. Si sentiva sciolto, rilassato e non aveva partite in programma per il breve periodo. Solo un viaggio di quattro ore in pullman, ma si era già organizzato per dormire per la maggior parte del tempo. Una vittoria su tutti i fronti.
Gemendo con tono lamentoso scelse di girarsi, avvertendo per la prima volta il rumore della doccia accesa. La parte di lenzuolo accanto a lui era sgualcita, le coperte buttate verso il centro e sul cuscino c'era l'impronta raggrinzita di una testa. Guardò per terra e sì, vestiti. Un sacco, tutti intorno al letto. Aveva veramente scopato, dopotutto.
Si alzò a sedere, massaggiandosi il collo con pigrizia, constatando che era nudo. La doccia si spense e, dopo alcuni secondi, la porta si aprì.
Quasi non si aspettava di vedere Omi. Non era stata un'allucinazione particolarmente realistica, quindi.
Era morbido, bagnato, caldo e coperto dall'accappatoio dell'hotel. Sembrava accessibile e alla portata del mondo e voleva davvero davvero toccarlo. Sentì qualcosa muoversi sotto le coperte, al livello dell'inguine e decise che no, non se ne parlava, doveva starsene buono.
"Sei sveglio, finalmente." Borbottò Omi con la sua consueta piacevolezza, rovinando l'aura da Biancaneve tutto attorno e strofinandosi i capelli con un asciugamano con scatti ponderati. L'accappatoio si aprì un po' con il movimento e vide il collo e il petto bianco pieno di segni rossi, cattivi e stranamente appaganti. Sentì un moto di soddisfazione completamente immotivato.
Omi sbuffò secco e Atsumu si accorse di non avergli risposto. "Uh?" Mormorò quindi utilmente, gli occhi fissi su quel corpo come se avesse scritto il suo nome ovunque. Se ricordava bene era andata proprio così.
Incontrò lentamente lo sguardo di Omi, che aveva un'espressione così severa che fu sorpreso che le palle non gli si ritrassero di propria iniziativa. Sembrava sondargli l'anima con quegli occhi scuri come la morte e la sua faccia giudicante lo stava informando che era perfettamente consapevole che si stava crogiolando nell'autocompiacimento e che doveva vergognarsi. "Russi." Lo rimproverò con tono secco e Atsumu sospirò più tranquillo. Sembrava che i poteri paranormali di Omi non si fossero ancora evoluti nella lettura del pensiero e la cosa gli faceva enormemente piacere.
"Non è vero." Borbottò però accorato. Lui non russava. Ne era certo al 90%.
Lo sguardo di Omi si fece più stretto. Ok, forse 80%.
"Come faresti a saperlo?" Domandò quindi aggressivo. "Sei crollato dopo il terzo round, neanche il tempo di due chiacchiere." Omi fece un verso di scherno e Atsumu decise che quella era una cosa da analizzare più approfonditamente. "Credevo fossi vergine." Aggiunse, sbattendo le palpebre stranito. Lo aveva creduto veramente, lo avevano creduto tutti, per tutta la questione della pulizia, del non toccare senza permesso, della personalità amabile come quella di un'oca selvatica. Quindi era vero: potevi essere stupendo come un Dio greco e stronzo come un chihuahua idrofobo e l'avresti passata liscia comunque. Buono a sapersi.
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Theorem
FanfictionTeorema - Dal lat. tardo theorema, dal gr. theṓrēma 'meditazione', der. di theōréō 'vedo, osservo' • sec. XVI. Due dimostrazioni, una conseguenza e un'applicazione pratica avevano convinto Sakusa che uno dei capisaldi dei sentimenti, in tutte le sue...