Capitolo XII

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Passare dal non vedere Omi se non al lavoro, fino a poterlo ammirare raggomitolato sul sedile del passeggero della sua auto, ribollente di chissà cosa, era strano.

Aveva la maschera ancora in alto sulla bocca, anche se l'aveva abbassata sotto il naso per poter sbuffare tranquillamente ad intermittenza e renderlo partecipe di tutto il suo malumore. Questo andava avanti da quando si erano avvicinati allo sportello e gli aveva ordinato di sciacquarsi la bocca con l'acqua di Komori per "Tutto lo schifo di sangue che avevi in bocca, Dio, Miya, è igiene di base.", ficcandogli una manciata di mentine in gola non appena aveva abbassato la guardia.

Lo sguardo era stretto e scuro e poteva vederlo scoccare occhiate seccate al taglio che aveva sul labbro, che stava ancora tamponando, praticamente obbligato, con l'ammasso di fazzoletti macchiato di sangue slavato ormai più umido che bagnato, e all'interezza della sua squisita persona. Almeno quell'ultima cosa rappresentava la normalità.

"Non è niente di grave, ha smesso di sanguinare." Ripeté Atsumu per la milionesima volta, guardando le ultime punte di colore sbiadito che sporcavano il tovagliolo. Lo sentì sbuffare piano, controllandogli la bocca con occhi severi. L'aveva costretto a sedersi e a premere sulla ferita fermo e costante, stavolta con il naso libero di respirare, lanciando maledizioni borbottate sulla mancanza di acqua ossigenata nel bagno di Tobio-kun, apostrofando il setter degli Adlers come un assoluto selvaggio sia davanti la sua faccia fumante, frutto di un incontro fortuito mentre se ne stavano andando, che dietro le sue spalle.

Atsumu era un po' a disagio al pensiero che se la prendesse con Tobio-kun, non era neanche colpa sua tutto quel casino, ma Shou-kun serviva ancora alla squadra ed era meglio che gli insulti di Omi fossero indirizzati a qualcuno ben più sacrificabile. "Davvero, aveva ragione Sunarin, ho avuto di peggio pestandomi con Samu. Guarda, è anche guarito!"

"Sta diventando livido." Sibilò Omi contrariato. Atsumu roteò gli occhi. "Ti stai preoccupando troppo." Tolse il fazzoletto dal labbro e si controllò nello specchietto retrovisore.

Poteva ammetterlo, faceva un po' senso. Il sangue si era coagulato bene e alla svelta, nonostante stesse sempre toccandosi la bocca con quella robaccia umida, ma era stata una bella botta non preventivata ed era stato preso con la guardia decisamente abbassata e le difese a terra. Che testa di marmo si ritrovava Shou-kun? "Non mi hanno dato un pugno, non sta diventando livido." Provò a dire, la voce incerta alle sue stesse orecchie.

Omi quasi ringhiò. "Sta diventando livido e si sta gonfiando." Insistette e Atsumu era arrivato ad un punto in cui non poteva più inventarsi nulla. "Se avessi trovato la cucina avrei preso del ghiaccio."

"Ti sei perso anche tu, eh?" Atsumu sorrise saputo, un attimo prima di sibilare dal dolore per il taglio fresco stirato. "Cazzo, fa male." Omi lo guardò con un sopracciglio alzato, evidentemente soddisfatto. "Non fare quella faccia, l'avevo dimenticato."

"I tagli sulle labbra dopo delle percosse sono dovute al contatto con i denti, nella maggior parte dei casi." Mormorò, allungando la testa per controllare il fazzoletto. Atsumu lo guardava battendo le palpebre. "È stato un trauma improvviso, al pari di un pugno. Hinata ha una testa enorme e poca delicatezza, quindi sta diventando livido e gonfio e non voglio più sentire stronzate. Ti serve il ghiaccio."

"Cosa sei, il cazzo di WikiHow?"

"Se non vuoi un pugno vero dammi quel tovagliolo, vado a prenderti qualcosa di meglio." Atsumu lo strinse tra le dita, allontanandolo dalla mano protesa di Omi.

"È macchiato." Spiegò cauto e Omi sospirò in modo stanco. "Non mi importa, dammi quella schifezza così la butto."

"Omi, non mi si deformerà la faccia se ci fermiamo dieci minuti, calmati."

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