CAPITOLO 147 (Jacopo)

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"Nel paese delle meraviglie." Delle meravigliose schifezze.

"No, dai lì no. Ti danno solo schifezze." Ecco ora l'ho detto.

"Taci Merlo, tu e la tua fissa del cibo sano. Questo è confort food. E adesso ce ne serve un bel po'."

Lo so io cosa mi servirebbe adesso. Restare qui con lei, pensare alla sua caviglia, a farla mangiare, poi baciare quella bocca meravigliosa che sempre, prima di parlare, prende la forma a cuore o si fa tonda quando è stupita, come adesso che non sa di cosa si stia parlando.

"Scusate di cosa state parlando?" Ecco appunto.

"Di McDonald. Andiamo al Mac, a quello aperto h24 così prendiamo il cibo."

"Chiamalo cibo." Meglio ribadire.

"Lo chiamo cibo, lo vado a prendere e lo mangio. Voi cosa volete?"

"Patatine fritte, e Mac qualche cosa." Ci manca solo quest'altro a darle man forte.

E ora cosa fanno? Ma si stanno vestendo? No dai davvero volete andare lì?

"Torniamo subito."

Boia così tanta fame. No, aspetta. Serena ti amo!

No, però un attimo, fammi capire che devo fare, sì ora mi dice qualcosa.

Non vorrai mica lasciarmi qui.

Da solo.

Con Rossella.

La porta si chiude, loro sono usciti e io sono in camera sua, da solo.

Anzi no, con Rossella.

Il posto più bello del mondo.

Lei è bellissima. Dio quanto mi sei mancata. Non te lo so spiegare. No, aspetta, vediamo di non fare minchiate questa volta. Respira Jacopo e stai calmo.

"Adesso puoi dirmi come mai sei così in difficoltà?"

Mi sta guardando tra il disperato ed il curioso.

"Merlin, mi pare ovvio."

"Pare ovvio solo a te. Ancora non rispondi."

"Ti sei dimenticato come ci siamo salutati la scorsa settimana? Io no. E adesso siamo qui, in camera mia." Ed è tutto bellissimo.

"Ci siamo perché ti sei scavigliata, pardon, infortunata la caviglia – grazie a cielo – ed hai bisogno di cure. Ecco perché siamo qui."

Anche se io vorrei stare con te sempre.

"Grazie Merlin." E si butta giù sdraiata supina sul letto.

"Avevamo detto basta con i grazie." Mi avvicino a lei.

"No, sciocchino, grazie per aver capito la situazione." No, io non ho capito proprio nulla. Non capisco nulla quando sono con te. Anche senza di te, forse senza è anche peggio. Se non fosse per Serena non sarei neanche qui.

"Sono un dottore, intervenire in questi casi è doveroso. Non posso esimermi dal prestare soccorso. Poi soccorro gli sconosciuti, figuriamoci con le persone conosciute." Figuriamoci con la persona che amo.

"Beh, io ho attraversato entrambe le categorie. Mi hai soccorsa da sconosciuta con cane Berto e da conosciuta con la caviglia acciaccata. A proposito mi spieghi cos'ha di preciso la mia caviglia?"

Si volta su un fianco per guardarmi poggiandosi sul braccio destro, mentre io mi sdraio accanto a lei trovandomi di fronte ai suoi occhi scuri. Molto di fronte e molto vicino. Il suo profumo mi avvolge.

"Niente di grave, solo una tendinopatia." Non riesco a staccarmi dai suoi occhi.

"Che io conosco perfettamente. Traduci Merlin per favore."

Mi scappa da ridere.

"Cosa c'è di così divertente?"

"Sei proprio una paziente atipica. Hai un'infiammazione al tendine della caviglia che te lo indebolisce, motivo per cui non ti dà sostegno, perciò hai la sensazione di cadere."

"Non è una sensazione, sono cascata per davvero. Spalmata in terra tipo pelle d'orso."

"Non ti posso lasciare sola un attimo ragazza."

"Grazie per il ragazza, ma non ero sola."

"Perché non sei una ragazza? Ed evidentemente chi era con te non è poi così affidabile. Io non ti avrei fatto cadere."

"Merlin per favore non ricominciare."

"O no, comincio e finisco." E questa volta non mi interromperai.

Ma lei mi guarda con occhi divertiti, non mi guardare così. Cazzo Merlo concentrati!

"Dimmi allora."

"Odio avere sempre ragione e dire te l'avevo detto ma."

"Allora non lo dire. Che poi sempre. Parliamone." Mi interrompe sarcastica.

"Stavo dicendo, e non mi interrompere, che se ci fossi stato io non ti sarebbe successo niente."

"Ma per favore! Ti ricordo che l'ultima volta che ci siamo visti mi sei sfilato davanti con la tua morosa, come dite voi, addosso come un cappotto di Armani."

"Veramente, l'ultima volta che ci siamo visti ci siamo beccati un cazziatone da Giacomo. Poi tu sei scappata."

"Non mi ci far pensare che non so se vergognarmi ancora o picchiarti. Anzi, prima ti picchio, poi mi vergogno."

"Perché dovresti picchiarmi?"

"Perché è colpa tua se ci siamo beccati un cazziatone da Giacomo."

"Mia?"

"Certo! Chi è stato il primo ad alzare la voce? E a farmi arrabbiare? Te!"

"Ma se ti ho chiesto scusa!"

"Urlando come un'aquila."

È incredibile, non è arrabbiata, direi molto divertita. Mi sa che Serena le ha dato qualche antidolorifico magico.

"Io non urlo come un'aquila."

"Ok, non come un'aquila ma come uno scimmione sì." E ride. Quanto sei bella quando ridi.

"Senti ragazzina, te lo do io lo scimmione." Ed istintivamente le faccio il solletico.

Rossella inizia a ridere contorcendosi e divincolandosi, ma io la tengo ferma con le mani. E non so come mi trovo sopra di lei col cuore a mille e il fiato corto.

La sua risata cessa di colpo. Il silenzio ci avvolge ed io mi sento sospeso per aria. I suoi occhi fissi nei miei e la sua bocca ancora distesa.

Voglio quella bocca e voglio te Rossella.

Dai, gioca con meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora