CAPITOLO 17

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Faccio un respiro, sorseggio il vino e comincio.

"E' un mandala. Nasce per coprire uno sgorbio che mi sono tatuata quando avevo 20 anni. Lì per lì mi piaceva, mi sembrava bellissimo, poi col tempo mi sono accorta che faceva veramente pena. Allora sono andata dal mio tatuatore di fiducia e gli ho detto ti prego coprilo in qualche modo. Lui l'ha guardato e ci ha disegnato sopra questo. E secondo me adesso è bellissimo."

"Ma il primo tatuaggio cosa significava?"

"Era un tribale, all'epoca andavano di moda quelli." Mi scappa una risata a ripensare alle mode terrificanti che ho attraversato. I capelli come parrucche, le spalline a maglie e giacche, la frangia liscia su riccioli di permanente. Mamma mia che orrore!

"Perché ridi?" Mi chiede il mio bel tenebroso.

"Perché stavo pensando alle mode assurde di quegli anni." Lo guardo, è ancora a torso nudo, poggiato sull'angolo del divano io su quello opposto per avere una distanza di sicurezza.

"E quindi sei andata da lui e gli hai detto coprilo e lui ha fatto questo disegno a mano libera?"

"Sì Massimo ha una mano magica, precisa e delicata al contempo. Ha creato questo fiore di loto spettacolare."

"E non hai sentito male? Mai? Neanche per un momento? Eppure, mi sembra che scenda sull'osso." Si avvicina pericolosamente.

"Sì, arriva sull'osso ma non mi ha fatto male. Ho solo sentito un leggero fastidio per un momento ma è passato subito." Mi sale l'agitazione.

"E non ti sei vergognata di spogliarti di fronte a lui?" E sulla faccia gli spunta un sorrisetto malizioso.

"A parte che non mi sono spogliata, ma poi di che dovrei vergognarmi scusa? Ah, intendi della bruttezza del tatuaggio originario? Sì, un po'; ma che ci potevo fare?" Contraccambio la malizia.

"A guardare la posizione del disegno hai lasciato scoperto parte del tuo corpo per diverso tempo, alla mercé di uno sconosciuto senza vergogna."

I nostri visi sono quasi appiccicati, sento il calore della sua pelle ed il suo odore. Dio che buon profumo! Cerco di non respirarlo ma è praticamente impossibile, il cuore mi batte talmente forte che ho paura mi esca dal petto. Due pozze cerulee mi fissano, non capisco cosa abbia in mente ma è drammaticamente eccitante tutto questo. Improvvisamente mi gira e mi trovo pancia sotto con Niccolò seduto quasi sopra di me, le sue mani sopra il bracciolo del divano e la sua bocca al mio orecchio.

"Voglio vedere se riesco a trovare il disegno vecchio. Ti prego fammi dare un'occhiata." Parla piano mentre il mio corpo è scosso da brividi potenti.

"Va bene ma che vuoi fare?" Non sono parole, sono sussurri con una punta di terrore. Ho fatto tilt un'altra volta.

"Voglio solo guardare, tranquilla." Risponde con voce morbida.

Sento scendere l'elastico dei pantaloncini fino a metà mela, poi le sue dita che passano delicatamente sul disegno. Credo di avere i brividi anche sulla cute. Mi morbo il labbro per non emettere alcun suono. Ma quando sento cingermi i fianchi dalle sue mani non riesco a trattenere un gemito.

Lui noncurante della mia reazione a questa piacevole tortura alza anche la canottiera per guardare tutto il tatuaggio nell'insieme. Sento che sorride beato dell'effetto che ha su di me. Poi torna a parlarmi all'orecchio lasciando scoperta quella parte di corpo e sfacendola aderire al suo.

"Hai ragione è un bel tatuaggio, fatto molto bene."

Lo sento sorridere mentre passa il suo naso dietro il mio orecchio ed il calore della sua pelle si fonde al mio. Non capisco più nulla, ho solo voglia di risentire il suo sapore, mi volto e siamo nuovamente faccia contro faccia mi avvento sulla sua bocca.

Le sue mani salgono lungo i miei fianchi mentre mi sfila la canottiera; il contatto col suo corpo è divino, il suo corpo è divino. Forte, muscoloso, mi stacco da quella bocca stupenda per baciargli il collo e scendere sui pettorali mantenendo il contatto del mio seno su di lui. Lo sento gemere il mio nome mentre le sue mani scendo verso i pantaloncini.

Si ferma un attimo, mi Guarda cercando il mio consenso e per tutta risposta gli porto la mano sopra la poca stoffa che mi è rimasta addosso.

Ed è proprio in quel preciso istante che il suo stramaledettissimo telefono inizia a squillare e non con una suoneria normale. No. Lui è un artista, lui non ha una suoneria, no, lui ha un'orchestra intera dentro quel dannatissimo telefono.

"Ti prego spengi altrimenti svegli tutti fino a Roma."

Si allunga per prendere il giubbotto che si porta dietro anche la sedia sulla quale era ben riposto, la quale si schianta in terra con un tonfo.



Dai, gioca con meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora