CAPITOLO 91

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"Non possiamo, è impossibile e non ci riesce. Noi siamo bravi così, a parlare. Ecco quello ci riesce anche troppo bene. Almeno io sono imbattibile in quello."

Non sto respirando e nessuna parte del mio corpo si sta muovendo. Sono letteralmente pietrificata.

Jacopo mi guarda e non proferisce parola. Io sto cercando di convincere entrambi che non possiamo avere altra relazione se non questa. Perché l'ho deciso. Ho scelto di non ascoltare tutte le personalità nella mia testa che in questo momento stanno urlando di tutto e tutte insieme.

E come spesso accade ultimamente nella mia vita, un fattore esterno mi scuote. In questo caso lo fa il mio telefono squillando insistentemente come un matto.

Guardo il display, Niccolò. Cazzo. Cazzissimo. Stramaledettamente cazzo.

Scusate.

Respiro, caccio un urlo a tutte le mie condomine, e rispondo.

"Ehi, ciao." Mi esce un miagolio falsissimo.

"Ehi tutto bene?"

No.

"Più o meno, come ti anticipavo è stata una partita molto movimentata." Molto movimentata non rende lontanamente l'idea.

"L'ho capito perché non ti ho sentita – è calmo Niccolò, il suo tono pacato come sempre mi rassicura – ma l'importante è che non ci siano morti." E ride.

"Morti no, ma feriti sì."

"Mi dispiace, niente di grave?"

"No, ma mi sono spaventata." Il che è vero. Io sono abbastanza spaventevole.

"E mi dispiace anche di questo. Ma soprattutto mi dispiace essermi dimenticato una cosa."

"Dimmi."

"Stasera avevo fissato coi miei amici, sai la serata giochi."

Maschi e competizione, un binomio inscindibile.

"Nessun problema. Divertiti."

"Non sei arrabbiata?"

"Assolutamente no. I nostri amici sono importanti e noi possiamo vederci anche domani."

E poi stare sola mi aiuterà stasera. Anzi chiamo Sabrina che quella mi deve ancora raccontare di Tommaso.

"No noi ci sentiamo più tardi."

"Va bene."

Rimetto il telefono in borsa più calma. Ma dura poco perché sento qualcosa che mi spia. Non qualcosa. Qualcuno.

Jacopo.

"E così il tuo impegno per cena è saltato?"

"No, il mio impegno per cena c'è sempre." Sabrina se non mi reggi il gioco ti uccido.

"Mi sembrava di aver capito il contrario."

"E ti sembrava male."

"Sei sulla difensiva, quindi ho ragione."

"No – SI! Condominio silenzio o vi bombardo – sono seduta ed inizio ad avere fame."

"Non ti riesce proprio dire le bugie." E ride. Cosa ci sarà di cosi divertente?

"Non è una bugia." Quasi. A metà. Ok tre quarti.

"Ah no?"

"No!"

Ha gli occhi fissi sui miei e sorride. Smetti di sorridere. Sei maledettamente irresistibile quando sorridi.

"Allora facciamo una scommessa. Restiamo qui fino all'ora di cena, se non ti chiama nessuno resti a cena con me. Altrimenti ti porto dove devi andare? Ci stai?"

"Mi sa un po' di ricatto ma ci sto."

"Ricatto?"

Si finge offeso.

"Sì, ricatto, sono in macchina con te. Devi per forza riportarmi a casa."

"Certo che ti porto a casa. Ma non ti ho detto quando."

"Ah, quindi è un rapimento?"

"Ricatto, rapimento. Che brutte parole. Io sto solo dimostrandoti che ho ragione, perché il tuo impegno per cena non c'è più. Quindi puoi cenare e continuare a chiacchierare con me."

Detto questo, beve un lungo sorso di birra mentre mi guarda con occhi scintillanti di trionfo dall'alto del bordo vetrato del bicchiere.

Sono ufficialmente nella merda.

Dai, gioca con meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora