CAPITOLO 98

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Se anche Giacomo si è accorto di qualcosa evidentemente la situazione mi è sfuggita di mano.

Certo che ti è sfuggita di mano avevi la lingua in bocca di Jacopo ieri.

Vabbè ma poi l'ho bloccato.

No ti ha salvata Giacomo.

Santo subito. Sì però io gli ho detto no.

Sempre il telefono.

Condominio, cortesemente la smettiamo di litigare, che devo andare a casa di Francesco e mi devo concentrare sulla strada, sennò chissà dove arrivo? Grazie.

Venti minuti dopo sono a parlare col mio paziente acciaccato.

"Te ringrazia che ti hanno dato tre settimane di prognosi sennò venivo qui a menarti."

"No Doc, per favore. Anche lei no! Già ci sono quegli altri due che mi hanno massacrato anche quando ero all'ospedale, almeno lei abbia pietà."

"Certo che ho pietà altrimenti ti farei piangere." Sorrido.

"Come ha fatto con Monica e la sua amica?"

Touché.

"Beccata – ammetto – Non le ho fatte piangere, ma sì, esattamente in quel modo. Senza pietà. Eppure mi sembrava di essere stata chiara con te."

"Ha ragione su tutto, infatti la devo ringraziare. Io non lo so ma lei è riuscita a farmi capire la realtà della cosa e lo ha fatto senza darmi alcun giudizio. Tutti gli altri a sindacare e a giudicare. Lei invece si è limitata ad ascoltare e soprattutto a farmi capire cosa volevo."

"Grazie ma è il mio dovere quello di ascoltare prima di tutto – cioè farmi i fatti tuoi. Condominio silenzio. – Poi devo aiutarvi nelle decisioni cioè darvi gli strumenti per decidere ma non farlo al posto vostro. Però santiddio Francesco, ti dovevi far cazzottare per capirlo?"

"Vabbè ma questo è uno scontro di gioco. Niente di grave."

"Per te! Io c'ho perso dieci anni di vita. E tendo ad avere brutte reazioni quando mi spavento, sappilo."

"Non mi faccia ridere che mi fa male tutto."

"Ti sta bene. Però adesso riposati. Sono solo venuta a vedere come stai e a farti un saluto, non voglio che tu ti stanchi, ti aspetto in studio appena riuscirai a muoverti meglio."

Faccio per alzarmi per dargli un bacio in fronte quando vedo il volto del giovane convalescente incupirsi.

"Cosa c'è che non va?"

"Senta Doc, può aspettare ad andarsene?"

"Perché?"

"Perché sta per arrivare Merlo, il secondo allenatore, che mi cazzierà di sicuro, ma se c'è lei mi sento più tranquillo."

Merlo.

Jacopo.

Dannazione.

Te di sicuro sarai più tranquillo, io mi sento svenire. Mi è arrivata una vampata di calore improvvisa mi sembra di stare ai tropici. Devo sedermi.

Sono gli ormoni. Le inquiline porche stanno suonando la carica.

"Occhei – mormoro – resto qui e se ti dice qualcosa ci penso io a lui." Che mi ha pure tirato un bidone manco fossi il raccatta sudicio del comune.

"Grazie Doc, lei è un mito." Mi sorride grato.

"E tu sei un adorabile ruffiano." Non è vero l'ho detto per smorzare la mia agitazione.

Perché sono agitata. Molto agitata. Il mio condominio è impazzito. Le condomine esaurite sono uscite a fare le pulizie di primavera, spolverano e rassettano tutto. Le porche hanno iniziato a smuovere tutti i ferormoni e gli ormoni, infatti ho un caldo che fra poco mi liquefaccio, le razionali stanno litigando con le porche affinché richiamino gli ormoni, condomine vi prego calmatevi che io qui ci tiro il calzino.

In tutto questo caos mentale il campanello ci avvisa che qualcuno sta per arrivare. Non qualcuno. Jacopo.

Ed esattamente come su un ring, al suono della campanella tutte le mie inquiline mentali si preparano ad incrociare i guantoni.

Jacopo varca la porta della stanza che improvvisamente mi sembra piccola e stretta. Io cerco di dissimulare l'agitazione ostentando tranquillità. Lui sfodera quel suo sorriso bellissimo e bastardo.

È veramente sexy e bello da morì. Sembra di stare a Thoiry fa la rima tutto il mio condominio mentale. Buone voi, mi ci manca il condominio remixato da Achille Lauro.

Occhei Rossella, calmati, sei stata brava ieri, ma ora devi essere bravissima. Perciò respira sorridi e ricorda che potete collaborare tranquillamente.

"Ciao Rossella."

"Ciao Jacopo."

"Bombo noto con piacere che sei tutto intero. Così posso romperti un ossicino io."

Ecco è partito.

"Buono te. Non cominciare, è convalescente ed ha già preso botte a sufficienza."

Forse sono un po' troppo protettiva o forse è l'effetto Jacopo, ma le consulenze non saranno solo per i giocatori, se necessario, anche lo staff sarà servito.

E qui è necessario ora.

"Non mi risulta che sia stato picchiato. Ha subito solo un brutto fallo di gioco."

"Dettato da un deficit neuronale e da un surplus di testosterone. Voi maschi dovete smettere di fare a chi piscia più lontano."

Ecco lo sapevo mi si è bloccato nuovamente il filtro bocca/cervello e adesso ho due paia di occhi che mi guardano stupiti. Poi improvvisamente Francesco inizia a ridere tenendosi il fianco.

"Doc, la prego mi fa male tutto."

Rido anch'io e, miracolo dei miracoli, ride pure Jacopo.

"Va bene, mi arrendo. Non ti rompo nulla prometto. Ma spero tu abbia imparato la lezione."

"Sì Merlo l'ho imparata. E non solo sulle ragazze, anche su amici e allenatori."

Tiè, piglia e porta a casa.

"E cos'hai imparato sugli allenatori?"

"Che hanno un modo di preoccuparsi tutto loro e lo comunicano in una lingua particolare."

Bravo Francy.

"Quindi imparerai ad ascoltarli?"

"Sì, certamente. Ma loro dovranno imparare a non giudicare la persona e neanche a processarla."

Il mio condominio è in tripudio. Due colloqui e mezzo con questo ragazzo e ha capito più cose di me. Sono estasiata.

Jacopo, al contrario, è ko. Che faccio intervengo?

"Vedi Jacopo, il punto non è dire ad una persona, chiunque essa sia, cosa fare o non fare. Il punto è darle gli strumenti per capire. Oltre a delle regole." Mi sono salvata sul finale.

Jacopo tace e non acconsente, ma rimugina e alla fine il suo volto si distende in un sorriso.

"Bombo è il motivo per cui abbiamo ingaggiato una delle più brave consulenti su piazza."

Mi guarda e continua a sorridere. Smettila subito. Che mi vergogno.

"Lo so Merlo, ed ingaggiarla è stata una delle cose migliori che potevate fare."

Ok è il caso di intervenire.

"Veramente è stato Giacomo ad ingaggiarmi, su consiglio di Riccardo." Precisiamo.

"Già se quella sera non vi foste incontrati chissà."

"Ma c'eri anche te al ristorante?"

"Certo Doc, che c'ero anch'io."

Mi rassegno, quella sera, in uno dei momenti più bassi della mia vita, nella mia trattoria preferita, c'era mezzo mondo a farsi i fatti miei.

Mezzo mondo dentro ed uno fuori a spiare.

Niccolò.

Dai, gioca con meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora