Copyright © 2014 by Emma Chase
Il mio lunedì mattina è pieno, quindi vado alla scrivania e mi rimbocco le maniche.
Poi, prima di un battito di ciglia, è già l'una e mi dirigo alla sala conferenze. Individuo una testa familiare dai capelli castani attaccata ad un corpo non troppo alto ma magro. Louis Tomlinson. Louis ha iniziato a lavorare in azienda sei anni fa, come me. È un bravo ragazzo, compagno di molti weekend. Accanto a lui c'è Zayn, che parla animatamente mentre si passa una manona fra i capelli scuri.
Prendo un boccone dal buffet e raggiungo il loro tavolo proprio quando Zayn sta facendo il resoconto del suo sabato sera. "Insomma, tira fuori manette e frustino. Un cazzo di frustino! Pensavo mi si sarebbe ammosciato all'istante, giuro su Dio. Insomma... è stata in convento... ha studiato per diventare suora, ti rendi conto!"
"Te l'ho detto, quelle con l'aria tranquilla sono sempre le più pervertite", aggiunge Louis con una risata.
Zayn guarda Liam con i suoi occhi nocciola e dice: "Sul serio, amico, devi uscire con noi. Solo una volta, ti scongiuro".
Faccio un ghigno, perché so cosa sta per succedere.
"Scusa, hai già conosciuto mia moglie?", chiede Liam, sopracciglia inarcate, disorientato.
"Non fare lo stronzo", lo prende in giro Louis. "Non so, inventati che vai a giocare a carte. Goditela un pò".
Liam si toglie gli occhiali e passa un tovagliolo sulle lenti mentre sembra prendere in considerazione la proposta.
"Giuuuusto. E quando lo scopre -e Darianna lo scoprirebbe, ve lo assicuro- mi servirà le mie stesse palle su un piatto d'argento. Con una deliziosa salsina all'aglio per contorno, e un buon Chianti".
Emmette un rumoroso slurp a la Hannibal Lecter che mi fa spanciare dal ridere.
"Inoltre", si compiace, rimettendosi gli occhiali e sfiorandosi il mento con una mano, "a casa ho un bel filetto di mignon, ragazzi. Non mi interessano gli hamburger".
"Mezza sega", ride Zayn, scuotendo la testa e biasimando mio cognato. "Anche un filetto stufa, se lo mangi tutti i giorni".
"No", si difende Liam, "non se lo cucini in modo diverso ogni volta. La mia piccola sa come mantenere i piatti piccanti".
"Per favore. Ti prego piantala", imploro alzando le mani. Ci sono immagini che proprio non voglio avere in testa. Mai.
"E tu che mi dici, Niall? Ho visto che te ne sei andato con quelle gemelle. Erano rosse autentiche?" Chiede Louis.
Un sorriso di soddisfazione mi si allarga sul viso. "Oh, sì. Autentiche". E poi continuo a descrivere il mio selvaggio sabato sera con dettagli vividi e succosi.
Okay, mi fermo perché vedo gli sguardi di disapprovazione sulle vostre facce. E riesco anche a sentire i commenti striduli: Che stronzo. Ha fatto sesso con una ragazza -be', in questo caso due - e ora racconta tutto agli amici. È cosìììì irrispettoso.
Prima di tutto, se una pupa vuole che io la rispetti, deve comportarsi come qualcuno che merita rispetto. In secondo luogo, non sto affatto cercando di essere stronzo. Sono solamente un ragazzo. E tutti i ragazzi parlano di sesso con gli amici.
Lasciatemelo ripetete, in caso non abbiate sentito: TUTTI I RAGAZZI PARLANO DI SESSO CON GLI AMICI.
Nega di farlo? Scaricatelo, perché vi sta mentendo.
E un'altra cosa: ho sentito che anche mia sorella e le sue amichette si fanno le loro chiaccherate. Alcune delle cose che escono dalle loro bocche farebbero arrossire persino Larry Fottuto Flynt. Perciò non fate le santarelline che non parlano di queste cose, come noi maschi... Perché so per certo che non è così.
Dopo aver esposto i più delicati dettagli del mio fine settimana, la chiaccherata volge al football e all'efficacia degli attacchi di Manning. Sullo sfondo, sento la voce di mio padre, in piedi fuori dalla stanza, che elenca gli incredibili risultati della nostra nuova associata, di cui non mi sono neanche preoccupato di aprire il dossier durante la mattinata. Wharton School all'Università della Pennsylvania, prima nel suo corso, stage alla Credit Suisse... bla bla bla.
Le chiacchere sfumano mentre i miei pensieri si concentrano sulla parte del mio sabato sera di cui non ho ancora parlato con gli amici: l'interazione con quella bruna. Vedo ancora quegli occhi scuri e grandi nella mia testa, le labbra sensuali e i capelli lucenti, troppo lucenti... Non è la prima volta nell'ultimo giorno e mezzo che l'immagine di lei mi si palesa in testa, spontaneamente. In effetti, più o meno ogni ora mi torna in mente un fotogramma di qualche parte di lei, e mi domando cosa le sia successo. O, per meglio dire, cosa poteva succedere se fossimo rimasti insieme o l'avessi seguita.
È strano. Non sono il tipo che si abbandona ai ricordi degli incontri casuali del fine settimana. Di solito scompaiono dai miei pensieri nell'attimo stesso in cui esco dai loro letti. Ma in quella ragazza c'era qualcosa. Forse è perché mi ha rifiutato. Forse è perché non sono riuscito a sapere il suo nome. O forse è colpa di quel sedere tonico e perfetto, che mi faceva venire voglia di agguantarlo e non lasciarlo più.
Mentre le immagini si focalizzano su quella particolare caratteristica, uno stimolo familiare prende vita nelle regioni più a sud. Cerco di darmi una scossa. È da quando ho dodici anni che non mi capita un'erezione spontanea. Perché succede adesso?
Pare che dovrò chiamare quella sventola che mi ha fatto scivolare in mano il suo numero stamattina alla caffetteria. Di solito riservo quelle attività, al fine settimana, ma sembra che il mio pene abbia voglia di fare un'eccezione.
Ora mi ritrovo all'ingresso della sala conferenze, in fila per la solita stretta di mano di benvenuto a tutti i nuovi dipendenti. Mentre mi avvicino all'inizio della fila, mio padre mi vede e viene a salutarmi con una calorosa pacca sulla schiena.
"Sono contento che tu ce l'abbia fatta, Drew. Questa nuova ragazza ha un grande potenziale. Vorrei che tu la prendessi personalmente sotto la tua ala, che la aiutassi a sporcarsi le mani. Fallo, figlio mio, e ti garantisco che spiccherà il volo e ci renderà tutti molto orgogliosi."
"Certo papà. Nessun problema."
Fantastico. Come se non avessi già il mio lavoro di cui occuparmi. Ora devo tenere la mano a una novellina mentre naviga nell'oscuro, spaventoso mondo delle Corporazioni Americane. Perfetto.
Grazie, papà.
Alla fine, è il mio turno. Lei è voltata di spalle. Noto subito i lucidi capelli neri raccolti in uno chignon basso, e la struttura minuta. I miei occhi vagano sulla sua schiena mentre è impegnata a conversare con qualcuno di fronte a lei. D'istinto le si incollano al sedere e... un attimo.
Aspetta un attimo.
Ho già visto quel sedere.
Non ci credo, cazzo.
Si volta.
Cazzo.
Quando i nostri sguardi si incontrano, mi sorride. Occhi infiniti, luminosi, che non ricordavo di aver sognato, fino a quel momento. Alza un sopracciglio: mi ha riconosciuti. E allunga una mano. "Mr Horan."
La mia bocca si apre e chiude, ma non esce neanche una parola. Lo shock di rivederla - proprio lì, poi - deve aver momentaneamente congelato la parte del cervello che controlla il linguaggio. Quando le sinapsi riprendono a funzionare, sento mio padre che dice: "...Pryms. Lilith Pryms. Avrà successo, figliolo, e con il tuo aiuto ci porterà tutti con lei."
Lilith Pryms.
La ragazza del bar. La ragazza che mi sono lasciato sfuggire. La ragazza le cui labbra desidero disperatamente intorno al mio uccello.
E lavora con me, nel mio ufficio, dove ho giurato che mai, mai avrei combinato danni. Le sue mani calde e morbide scivolano alla perfezione nelle mie, e due pensieri mi colgono simultaneamente.
Il primo: Dio, mi odia. Il secondo: sono stato un ragazzo cattivo, molto cattivo per la maggior parte della mia vita, e questa è una vendetta. E sapete cosa si dice della vendetta, giusto?
Già. È una perfida stronza.
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Slow. [Niall Horan]
FanfictionNiall Horan, 23 anni. É bello e arrogante, fa affari multimillionari nella società di famiglia e seduce le donne più belle di New York con un semplice sorriso. Allora perché è stato per sette giorni con le imposte chiuse nel suo appartamento, trist...