Capitolo Due.

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Copyright © 2014 by Emma Chase

Quattro mesi prima..

«Cazzo, sì. In questo modo. Oh sì, proprio così.»

Vedete quel tipo con l'abito nero, dannatamente affascinante? Già, il tipo che si sta facendo fare un pompino in un bagno di un locale da una sensuale testa rossa? Sono io. Il vero me.

«Gesù, piccola, sto per venire».

Congeliamo un attimo la scena, okay?

Per le donne che stanno leggendo, lasciate che vi dia un consiglio: se un ragazzo che avete appena incontrato in un locale vi chiama piccola, tesoro, angelo, o con un altro generico vezzeggiativo, non fate l'errore di pensare che vi abbia dato un nomigliolo perchè è interessato a voi. Vi chiama in quel modo solo perchè non riesce a ricordare il vostro vero nome. O non gli interessa minimamente.

E a nessuna ragazza va di essere chiamata con il nome sbagliato mentre è inginocchiata a succhiarvelo nel bagno degli uomini. Così, per sicurezza, ho optato per piccola. Il suo nome? Ha davvero importanza?

«Cazzo piccola. Sto venendo».

Si stacca con uno specchio, e raccoglie il liquido che le schizzo in mano con fare esperto. Mi sposto verso uno dei rubinetti per pulirmi, poi mi tiro su la cerniera. Testa Rossa mi sorride mentre si risciacqua la bocca con una bottiglietta di colluttorio che teneva nella borsa. Affascinante.

«Che ne dici di un drink?», mi chiede cercando di avere una voce sensuale.

Un'informazione per voi: quando ho finito, ho finito. Non sono il tipo di uomo che sale sulle montagne russe due volte. Una va più che bene. Anche perchè poi l'eccitazione della prima volta in cui si sale inizia a svanire e così anche l'interesse.

Ma mia madre mi ha cresciuto da vero gentiluomo, che a volte so essere. «Certo. Tu vai a cercare un tavolo, io vado al bancone per ordinare qualcosa da bere».

Infondo se l'è meritato, si è impegnata.

Esce dal bagno senza aggiungere altro per andare in cerca di un tavolo in cui sederci. E io, invece, mi dirigo verso il bar fin troppo affollato.

Vi ho già detto che è sabato sera, vero? E bhe, questo è il Rem. No, non REM il gruppo. Capito? Io dico Rem il locale.

È il locale più IN di tutta New York. O almeno lo è per questa sera. Dalla prossima settimana cambia nome, ma il luogo non conta poi così tanto. Il copione rimane sempre lo stesso. Ogni fine settimana io e i miei amici veniamo qui tutti insieme, poi ce ne andiamo separatamente, ognuno con la propria compagnia. Sempre.

Ehy, non guardatemi male. Io non sono un cattivo ragazzo. Cerco solo di divertirmi - per una notte - e lo metto in chiaro fin da subito. Sono migliore del novanta percento dei ragazzi qui dentro, credetemi. E la maggior parte delle persone cerca quello che cerco io.

Okay, forse non proprio. Ma non è colpa mia se mi conoscono, vengono a letto con me e poi all'improvviso vogliono mettere su famiglia con me e andare ad abitare in fattoria. Non è di certo un problema mio. Io dico le cose come stanno, li faccio divertire e pago la corsa in taxi. Grazie, buonanotte. Non chiamarmi, perchè sicuro come l'oro io non ti chiamerò. E fine della storia. Se devo esser sincero, con i ragazzi è tutto più semplice; capiscono al volo, un saluto al volo, ed ognuno per la sua strada.

Quando sono al bancone ordino due drink. Mi approfitto del tempo per squadrare i corpi che si dimenano, contorcono e fondono gli uni negli altri sulla pista da ballo mentre la musica vibra nell'aria che li circonda. E poi la vedo, a meno di cinque metri lontana da me, che aspetta paziente cercando di attirare l'attenzione del barista mentre sventola bigliettoni e brama alcol.

Slow. [Niall Horan]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora