Capitolo Uno.

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Copyright © 2014 by Emma Chase

Niall's pov.

Riuscite a vedere quell'ammasso sul divano, sudicio e irsuto? Il ragazzo con una maglia nera e sporca e un vecchio paio di pantaloni della Nike?

Be', gente, sono io. Niall Horan.

In realtà non sono proprio così. Cioè, quello che vedete non è il vero Niall.

Nella vita reale sono uno che si cura e che si rasa alla perfezione quel poco di peluria che ha, e porto sempre i capelli ben pettinati all'indietro, che mi danno un'aria -o almeno così mi dicono- aggressiva e sexy ma professionale. Indosso solo abiti fatti su misura e delle scarpe che, sicuramente, costano più del vostro affitto.

L'appartamento in cui mi trovo adesso? Le tende sono abbassate ed impediscono alla luce del sole di entrare mentre i mobili riflettono il bagliore blu della televisione. I tavoli e il pavimento sono disseminati di bottiglie di birra, cartoni della pizza e vaschette vuote di gelato.

Questo non é il mio vero appartamento. Il posto in cui vivo io è immacolato e ben pulito da una donna che viene due volte alla settimana. E ha tutte le comodità moderne, tutti i giocattoli che potete immaginare: un mega impianto con audio sorround, casse satellitari ed un enorme schermo al plasma che farebbe cadere in ginocchio qualsiasi uomo su questa terra. Roba incredibile, insomma. L'arradamento è moderno - acciaio nero inossidabile a volontá - e chiunque varchi la soglia di casa mia capisce subito che lì è un uomo che ci vive.

Perciò, come ho già detto prima, il tipo che vedete non sono davvero io.Sono malato. Ho una strana influenza.

Avete mai notato che alcune delle malattie peggiori hanno un suono lirico? Parole come malaria, colera, diarrea.. Lo faranno di proposito? Come per incitarti a prendere una pillola o medicina disgustosa?

Influenza. Ha davvero un bel suono, provate a ripeterlo.

Comunque sono quasi sicuro che si tratti di influenza. Sono rimasto chiuso nel mio appartamento per un'intera settimana; ho spento il telefono e mi sono alzato dal divano solo per andare in bagno o per aprire a quel tizio delle consegne.

Ma quanto durerà l'influenza?

Dieci giorni? Un mese?

La mia è iniziata sette giorni fa. La sveglia è suonata alle cinque del mattino, come sempre d'altronde, ma invece di alzarmi dal letto e prepararmi per andare in ufficio, dove sono una star, ho scagliato l'orologio in aria, dritto dritto sulla parete opposta della stanza. Poi mi sono voltato dall'altra parte e ho ricominciato a dormire. Quando mi sono convinto a trascinare il mio fondoschiena fuori dal letto ero debole e avevo la nausea. Mi faceva male il petto, la testa. Insomma, è influenza, vero? Non sono riuscito più ad addormentarmi perciò ho deciso di piantarmi qui, sul divano dove mi vedete adesso.

Ora stanno trasmettendo un film, Anchorman. The legend of Ron Burgundy. Oggi l'ho visto tre volte e non sono riuscito a ridere in nessuna di esse. Neanche un ah è uscito fuori dalle mie labbra.

Qualcuno bussa alla porta.

Maledetto portiere. Che diavolo vuole? Potete scommetterci tutti il culo che quando riceverà la mia mancia a Natale se ne pentirà.

Ignoro i colpi che intanto continuano. Ancora.

«Niall! Niall, so che ci sei! Apri questa dannata porta!»
Oh, no. E' la Stronza, o meglio conosciuta come Darianna, mia sorella.

Quando uso la parola stronza lo faccio nel modo più affettuoso possibile, giuro. Ma è quello che è. Insistente, presuntuosa, implacabile. Ricordatemi di uccidere il portiere dopo per averla fatta entrare.

Slow. [Niall Horan]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora