Capitolo Tre.

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Copyright © 2014 by Emma Chase

Vi ho detto che amo il mio lavoro?

Se la mia azienda fosse nella Major League del baseball, io sare il giocatore dell'anno. Sono partner in una delle più importanti banche d'investimento di New York, specializzata in comunicazioni e tecnologie. Sì, sì, mio padre ha fondato l'azienda insieme a due cari amici. Ma ciò non significa che io non mi sia fatto il culo per arrivare dove sono, perché me lo sono fatto eccome. Non significa nemmeno che non mangi, non respiri e non dorma per guadagnarmi la reputezione che ho, perché lo faccio.

Cos'è un investment baker, vi chiederete? Be', avete predente Pretty Woman, quando Richard Gere dice a Julia Roberts che la sua compagnia compra altre compagnie e le vende smembrandole pezzo per pezzo? Io sono quello che aiuta a vendere. Negozio i dettagli, preparo i contratti, mi occupo delle due diligence, abbozzo accorti e faccio molte altre cose che sono sicuro non vi importi conoscere. Ora forse vi chiederete perché uno come me citi un filmetto da ragazzine come Pretty Woman.

La risposta è semplice: quando ero piccolo, mia madre ci obbligava alle "serate di cinema in famiglia". La Stronza sceglieva la programmazione una settimana sì e una no. Attraverò una fase di ossessione per Julia Roberts, e me la propinò per circa un anno. Potevo recitare le dannate battute parola per parola. Anche se devo ammetterlo: Richard Gere è proprio un figo.

Ora torniamo al lavoro.

La parte migliore è la vertigine che provo quando chiudo un affare, uno davvero buono. È come giocare a blackjack in un casinò di Las Vegas, o essere scelto da Jenna Jameson per recitare nel suo prossimo film porno. Non c'è niente, niente di meglio.

Consiglio le mosse migliori ai clienti. So quali sono le compagnie che non vedono l'ora di essere acquisite, e quelle che invece devono essere acquisite con un certo approccio. Sono l'insider che sa quale magnate dei media sta per gettarsi dal ponte di Brooklyn perchè ha sperperato i profitti della compagnia con qualche battona troppo costosa.

La competizione fra i clienti è feroce. Devi persuaderli, far sì che ti vogliano, fargli vedere che nessun altro possa fare per loro quello che invece puoi fare tu. È quasi come scopare. Ma anzichè ritrovarti a fine giornata con un bel sedere per le mani, io mi ritrovo con un grosso, grasso assegno. Faccio soldi per me e per i clienti, un sacco di soldi.

Anche i figli dei soci di mio padre lavorano qui, Zayn Malik e Liam Payne. Sì, quel Liam Payne: il marito della Stronza. Come i nostri padri, anche noi siamo cresciuti insieme, siamo andati a scuola insieme, e ora lavoriamo nell'azienda insieme. I vecchi ci rifilano il lavoro duro. Ogni tanto buttano l'occhio, per illudersi di essere ancora loro a far funzionare le cose, e poi se ne vanno dritti al country club per passare il pomeriggio a giocare a golf.

Anche Zayn e Liam sono bravi, non fraintendetemi. Ma la vera star sono io. Io sono lo squalo, sono quello che i clienti vogliono e che le compagnie che stanno affondando temono. Loro lo sanno, e lo so anch'io.

Lunedì mattina arrivo in uffico alle nove, come al solito. La mia segretaria - una fumatrice biondina dale poppe graziose - è già qui, con in mano i miei appuntamenti del giorno, i messaggi del fine settimana e con la migliore tazza di caffè di tutta New York e dintorni.

No, non me la sono fatta.

Non che l'idea mi disgusti. Credetemi, se non lavorasse per me ci andrei giù forte come Mohammed Ali.

Ma ho delle regole, un codice, diciamo. La prima è di non infilarlo dove capita in ufficio. Non sputo nel piatto in cui mangio, non scopo dove lavoro. Per non parlare delle potenziali accuse di molestia che rischierei di beccarmi: non va bene, no. Non sarebbe professionale.

Quindi, dato che Erin è l'unica donna che oltre alle mie parenti di sangue con la quale ho solo scambi platonici, è anche la sola esponente del sesso opposto che io abbia mai considerato un'amica.

E al lavoro andiamo d'accordissimo. Erin è... incredibile. Ecco un'altra ragione per la quale non me la farei nemmeno se la trovassi a gambe spalancate sulla mia scrivania, implorante.

Che ci crediate o no, una buona segretaria -una buona davvero- è difficile da trovare. Molte delle ragazze che hanno lavorato con me erano più stupide di una scimmia. Altre pensavano che fosse sufficiente darsi un gran daffare, ma in altri sensi. Quelle ragazze che voglio incontrare in un bar la sera, non le persone che voglio mettano il naso nella mia agenda e mi passino le telefonate il lunedì mattina.

Ora che avete un'idea generale, torniamo alla mia discesa verso l'inferno.

"Il tuo pranzo dell'una con Mecha è diventato un incontro alle quattro, così come era previsto all'inizio", dice Erik mentre mi allunga una pila di messaggi.
Merda.

Mecha Communications è un conglomerato multimillionario dei media. Sono mesi che lavoro sulla loro aquisizione di un network via cavo in lingua spagnila, e il CEO, Radolpho Scucini, è sempre più ricettivo a pancia piena.

"Perché?".

Mi passa una cartelletta. "Oggi pranzo nella sala conferenze. Tuo padre ti presenterà il nuovo associato. Sai com'è in queste cose".

Avete visto Christmas Carol? Certo che sì - c'è sempre una versione del film su qualche canale, da qualche parte, ogni giorno prima di Natale. Be', avete presente la scena in cui il Fantasma del Natale passato riporta Scrooge indietro nel tempo, quando era giovane e felice? E aveva quel capo, Fezziwig, il grassone che dava sempre feste?

Già, quel tipo. Quello è mio padre.

Papà ama questa azienda e considera tutti i suoi dipendenti come una famiglia allargata. È sempre in cerca di una scusa per una festa in ufficio. Feste di compleanno, feste per i nascituri, pranzi per il Ringraziamento, buffet per il President Day, cene per il Columbus Day... insomma, devo continuare?

È un miracolo che qui si concluda qualcosa.

E il Natale? Non parliamone. Le sue feste di Natale sono leggendarie. Tutti se ne tornano a casa ubriachi fradici. Alcuni, a dire il vero, a casa non ci tornano neanche. L'anno scorso abbiamo beccato dieci dipendenti di una banca d'affari concorrente che cercavano di imbucarsi. E queste feste fantastiche hanno lo scopo di creare l'atmosfera - la vibrazione - che mio padre vuole per la sua azienda.

Adora i suoi dipendenti, e loro ricambiano. Devozione e fedeltà scorrono a fiumi. Sono parte dei motivi per cui siamo i migliori. Perché chi lavora qui sacrificherrbbe anche il suo primogenito per il mio vecchio.

Eppure, ci sino giorni - come oggi, quando avrei bisogno di tempo per fare la corte a un cliente - in cui le sue celebrazioni possono essere un gran rompimento di palle. Ma non c'è modo di scampare.

//Salve a tutti,
Volevo scusarmi se questo capitolo è noioso.
Dal prossimo in poi le cose inizieranno a farsi più interessanti, prometto.

Slow. [Niall Horan]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora