Capitolo Cinque.

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Copyright © 2014 by Emma Chase

Sono un tipo molto determinato. Volontà. Controllo. Sono io a scegliere da che parte va la mia vita. Decido io fallimenti e successi. Fanculo al fato. Il destino può anche baciarmi le chiappe. Se voglio qualcosa con tutto me stesso, posso averla. Se mi concentro, mi sacrifico, posso fare qualunque cosa.
Perché questo atteggiamento, chiedete? Perché sembro il relatore a una convention di qualche gruppo di sostegno? Cosa sto cercando di dire con esattezza?
In poche parole: sono io che controllo il mio pisello. Non è il mio pisello che controlla me. O almeno, questo è ciò che mi ripeto da un'ora e mezza. Mi vedete, lì alla mia scrivania, che balbetto come uno schizofrenico senza le sue pillole?
Sono io, che ripeto a me stesso i miei principi, le sacre convinzioni che mi hanno accompagnato fino a questo punto della vita. Che mi hanno reso un uomo dal successo incontestabile, a letto e in ufficio. Le convinzioni che non mi hanno mai deluso, quelle che muoiono dalla voglia di gettare dalla dannata finestra. Tutto per colpa della donna che ora si trova nell'ufficio in fondo al corridoio.
Lilith Margaret Chiamatemi-Tutti-Lily Brooks.
A proposito di palle deviate.
Per come la vedo, posso ancora aspirare alla medaglia d'oro. Tecnicamente parlando, non ho incontrato Lilith al lavoro: l'ho incontrata in un bar. Quindi potrebbe anche sacrificare l'etichetta 'collega' e mantenere lo status di 'incontro casuale' che le era stato inizialmente appioppato. Cosa? Sono un uomo d'affari. Trovare scappatoie è il mio lavoro.
Perciò, almeno in teoria, potrei anche inchiodarla senza mettere a repentaglio le mie regole personali. Il problema di questa strategia è, ovviamente, quel che potrebbe succedere dopo.
Sguardi pieni di desiderio, occhi traboccanti di speranza, patetici tentativi di farmi ingelosire. Gli icontri 'accidentali', le domande sui miei programmi per la giornata, le passeggiate all'apparenza casuali davanti alla porta del mio ufficio. E il tutto finirebbe inevitabilmente per ingigantirsi, trasformandola in una pericolosa stalker.
Certe donne non hanno problemi con gli incontri di una notte. Altre no. E con quest'ultime non vado per niente d'accordo.
Non è carino.
Perciò vedete, non importa quanto lo voglia, non importa con che determinazione la piccola testa fra le mie gambe stia cercando di portarmi sulla cattiva strada: questo non è il tipo di situazione che voglio nel mio ufficio. Il mio santuario, la mia seconda casa.
Non succederà. Punto.
Ecco tutto, fine della discussuone.
Caso chiuso.
Lilith Margaret Pryms è ufficialmente cancellata dalla mia lista di possibilità. È proibita, intoccabile, un non-s'ha-da-fare. Proprio come le ex ragazze dei miei amici, la figlia del capo e le migliori amiche di mia sorella.
Bè, l'ultima categoria è un'area abbastanza grigia. Quando avevo diciotto anni, la migliore amica di Alexandra, Chery Phillips, passò l'estate a casa nostra. Che Dio la benedica: quella ragaza ha la bocca di un aspirapolvere Hoover. Per mia fortuna, la Stronza non venne mai a conoscenza delle sue visite nella mia camera da letto alle due del mattino. Altrimenti avrei passato le pene dell'inferno, e parlo di punizioni nel fuoco eterno di proporzioni apocallitiche.
Comunque, dov'eravamo rimasti?
Ah, giusto. Stavo spiegandovi che ero giunto alla conclusione inequivocabile che il sedere di Lilith Pryms, tristemente, fa parte di quelli a cui non avrò mai accesso. E mi va bene. Davvero.
E quasi mi convinco.
Almeno finché non compare sulla mia porta.

Slow. [Niall Horan]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora