Capitolo Undici.

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Copyright © 2014 by Emma Chase

Sono sicuro di averne già parlato prima, ma mi ripeto a costo di essere pesante. Per me, il lavoro sconfigge il sesso. Ogni volta, sempre.
Tranne il sabato sera. Il sabato sera è dedicato ai locali. Alle serate da maschio. Serate abborda-ragazze-fantastiche-e-scopale-fino-alla-morte. Nonostante il mio rinnovato scrupolo sul lavoro mentre combatto contro Lilith per l'affare Anderson, i miei sabato sera non cambiano. Sono sacri.
Cosa? Per caso volete che impazzisca? Una vita di solo lavoro e niente giochini mi renderebbe scontroso.
Perciò quel sabato sera conosco una brunetta divorziata in un bar che si chiama Rendez-vous. Da un paio di settimane mi ritrovo a gravitare intorno alle brune. Non c'è bisogno di essere Sigmund Freud per interpretare la cosa.
Comunque è una serata fantastica. Le divorziate pullulano di rabbia repressa e frustazioni sepolte che di norma sfogano in scopate lunghe e energiche. È esattamente quello di cui ho bisogno.
Ma per qualche ragione il giorno dopo sono ancora teso, scontroso. Come se avessi ordinato una birra e la cameriera mi avesse portato acqua frizzante. Come se avessi mangiato un panino quando l'unica cosa che volevo era un buon filetto succoso. Sono pieno, ma per niente soddisfatto.
In quel momento non capisco perché mi sento così, ma scommetto che voi lo capite.

Per fare bene il mio lavoro ho bisogno di libri, un sacco di libri. Leggi, codici e regole: sono migliaia, e cambiano di frequente.
Per fortuna, la mia azienda possiede la più dettagliata collezuone di materiali da consultazione della città. Solo la libreria centrale può competere, forse. Ma avete visto quel posto? È un dannato castello. Ci vuole una vita per scoprire dov'è quello che serve, e quando lo trovi, la maggior parte delle volte qualcuno se l'è già preso. La nostra libreria privata è molto meglio.
Perciò, martedì pomeriggio sono alla mia scrivania e lavoro su una delle suddette fonti quando chi mi fa la grazia della sua presenza?
Sì, l'adorabile Lilith Pryms, oggi è particolarmente carina.
Ha un tono incerto. "Ehi, Niall, stavo cercando il numero di quest'anno di Analisi tecninca dei mercati finanziari e non è in libreria. Per caso ce l'hai tu?" Si morde le labbra come fa sempre quando è nervosa.
Il libro in questione è proprio davanti a me. E guarda caso ho quasi finito di consultarlo. Potrei essere un uomo migliore, comportarmi da adulto e darglielo.
Ma non pensate che lo farò davvero, no? Non avete imparato niente dalle nostre conversazioni precedenti?
"Sì, ce l'ho proprio io," rispondo.
Sorride. "Oh, fantastico. E ti manca poco?"
Alzo gli occhi al soffitto con aria assorta. "Non ne sono sicuro. Quattro... forse cinque... settimane."
"Settimane?" Domanda, squadrandomi. È infastidita, so per certo cosa vi frulla per la testa. Se alla fine - dopo che l'intera faccenda Anderson sarà chiusa - ti interessa ballare il tango orizzontale con Lilith, perché non provi a essere un pò più carino con lei? E avete ragione. Ha senso.
Peccato che la faccenda Anderson non sia ancora chiusa, però. E come ho detto prima, questa, amici miei, è guerra. Codice di emergenza, combattimento senza regole, ti schiaccerò anche se sei una femmina. Quel tipo di guerra, insomma.
Non offrireste un proiettile a un cecchino che vi tiene la pistola puntata in fronte, no?
Inoltre, Lilith è troppo sexy quando si arrabbia, e non rinuncerei mai all'occasione di vederla infuriata, anche solo per alimentare il mio contorto piacere. Mentre parlo la guardo con ammirazione, da capo a piedi, prima di offrirle il mio ovvio sorriso da ragazzino a cui nessuna donna può resistere.
Anche se ovviamente Lilith non è una di quelle donne. Figuriamoci.
"Be', supponi che se me lo chiedi per favore... e magari ci infili anche un massaggino alle spalle... forse potresti persuadermi a dartelo anche subito."
La verità è che non pretenderei nulla di simile a un favore sessuale in cambio di qualcosa che abbia a che fare con il lavoro. Ho molti difetti, ma non sono una canaglia.
Il mio ultimo commento potrebbe facilmente essere interpretato come una molestia palese, vecchia scuola. E se Lilith lo raccontasse a mio padre? Gesù, mi licenzierebbe seduta stante, senza mezzi termini. E mi mollerebbe anche un calcio nel sedere.
Sono davvero in bilico, sul filo del rasoio. Eppure, anche se la possibilità esiste, sono sicuro al 99,9 percento che Lilith non farà la spia. Mi somiglia troppo. Vuole vincere, sconfiffermi, e vuole farlo con le proprie forze.
Si porta le mani ai fianchi e apre la bocca per attaccarmi, forse per dirmi dove posso ficcarmi il libro. Mi allungo sulla poltrona con un sorrisetto divertito, pregustandi impazientemente l'esplosione... che però non arriva.
China la testa di lato e dice: "Sai cosa? Non importa." E con queste parole se ne va.
Uh.
Abbastanza deludente, non trovate? L'ho pensato anch'io. Ma abbiate un pò di pazienza.

Qualche ora dopo, scendo in libreria per cercare un volume enorme intitolato Commercial and Investment Banking and the International Credit and Capital Markets. Un solo capitolo di questa rottura di scatole è lungo quanto Harry Potter. Do una scorsa alle pile di libri nel punto in cui dovrebbe trovarsi, ma niente.
Deve averlo preso qualcun altro.
Allora mi concentro su un volume più piccolo ma altrettanto importante: Norme dell'investment management - quarta edizione. E scopro che anche di quello non c'è l'ombra.
Che diavolo!
Non credo nelle coincidenze. Prendo l'ascensore e torno al quarantesimo piano, e avanzo deciso vero la porta aperta di Lilith.
Non la vedo subito.
Questo perché, impilati sopra e intorno alla sua scrivania, in cumoli ordinati alti come grattacieli, ci sono libri. Circa tre dozzine di libri.
Per un attimo mi raggelo, bocca aperta e occhi sbarrati per lo shock. Poi, stupidamente, mi chiedo come cavolo abbia fatto a portarli tutti di sopra. Lilith è una piuma. E nella stanza ci sono chili e chili di pagine.
È allora che la sua testolina nera emerge all'orizzonte. E, di nuovo, mi sorride. Come un gatto con un uccellino in bocca.
E io odio i gatti. Sono perfidi, non trovate? Aspettano solo che ti addormenti per asfissiarti con il loro pelo e pisciarti in un orecchio.
"Ciao, Niall. Hai bisogno?" Mi chiede con falsa gentilezza.
Intanto picchietta ritmicamente le dita su due copertine rigide enormi. "Un aiuto? Un consiglio? Istruzioni per come raggiungere la libreria comunale?"
Incasso la risposta accigliata e le dico: "No, non importa."
"Oh. Okay, fantastico. Ci vediamo, allora." E così scompare di nuovo dietro una montagna di parole.
Pryms: due.
Horan: zero.

Slow. [Niall Horan]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora