Capitolo Sette.

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Copyright © 2014 by Emma Chase

Lei mi piace.
"No, non tratto tutte le mie dipendenti così. Mai. Solo una, a cui non ho smesso di pensare da sabato sera."
Okay, forse non pensavo a lei mentre le gemelle mi marcavano doppio. Però in parte è vero.
"Sei incorreggibile." E da come lo dice capisco che mi trova carino.
Sono un sacco di cose, piccola. Carino è una di quelle.
"Se desidero una cosa, faccio il possibile per averla. E di solito ci riesco."
Niente di più vero su di me. Ora però mettiamo un minuto il racconto in pausa, okay? Così posso fornirvi un quadro enerale.
Vedete, mia madre Maura aveva sempre desiderato una famiglia numerosa: cinque, forse sei figli. Ma Alexandra ha cinque anni più di me. Cinque anni potrebbero non sembrarvi molti, ma per mia madre su un'eternintà. La storia è che, dopo Alexandra, non riuscì più a rimanere incinta, e non era perché non ci provasse abbastanza. "Infertilità secondaria", la chiamarono. Quando mia sorella aveva cinque anni, mia madre si era quasi rassegnata a non avere più bambini.
E indovinate? Sono arrivato iom
Sorpresa.
Io ero il bambino del miracolo. Il suo prezioso angioletto mandato da Dio. Il desiderio che si realizza. La preghiera esaudita. E non era l'unica a pensarlo. Mio padre era al settimo cielo, altrettanto grato di avere un secondo figlio. Un maschio, poi. Anche Alexandra - nei suoi anni da pre-Stronza - era felicissima: avrebbe avuto un fratellino.
Ero ciò che la mia famiglia aveva voluto e atteso per cinque anni. Il piccolo principe. Non potevo sbagliare. Avevo tutto quello che desideravo. Ero il più bello, il più brillante. Nessuno era più dolce, più tenero di me. Le parole non bastavano a descrivere quanto ero amato, quanto stravedevano e si prendevano cura di me.
Quindi, se pensate che io sia arrogante, egoista e viziato, probabilmente avete ragione. Ma non arrabbiatevi con me. Non è colpa mia. Sono il risultato vivente della mia educazione.
Adesso che ho messo tutte le carte in tavola, torniamo in ufficio. Ora arriva la roba grossa.
"E penso che tu dovresti saperlo. Ti voglio, Lilith."
Ed ecco il rossore sulle sue guance, lo notate? Lo sguardo sorpreso sul suo viso? Vedete come si fa sera e abbassa gli occhi?
Sono a buon punto. Anche lei mi desidera. Sta combattendo contro se stessa. Ma è lì. Potrei averla. Potrei accompagnarla propriò dove vuole essere portata.
Ora che ne sono consapevole, a malapena trattengo un gemito di soddisfazione mentre il ragazzone laggiù reagisce con la sua vendetta. Voglio prenderla e baciarla finché non potrà più resistermi. Voglio infilarle la lingua fra quelle labbra rigogliose finché non le verranno meno le ginocchia. Voglio afferrarla, bloccarle le gambe intorno alla mia vita, appoggiarla contro il muro e...
"Ehi, Niall. C'è un ingorgo sulla Cinquantatreesima. Se vuoi arrivare puntuale all'appuntamento delle quattro, ti conviene sbrigarti."
Grazie, Erin. Ottimo modo di uccidere l'idillio. Fantastica segretaria, pessimo tempismo.
Lilith si alza dalla sedia, spalle rigide, schiena dritta. Si incammina verso la porta ed evita di guardarmi negli occhi. "Grazie per il tempo che mi ha dedicato, Mr Horan. Ah... mi cerchi... quando vuole."
Faccio uno sguardo allusivo. Adoro che si sia scomposta, e di essere stato io a provocare scompiglio.
Evita ancora il contatto visivo, e sorride impercettibilmente. "Riguardo a Alphacom e Genesis. Mi faccia sapere cosa devo fare... cosa vuole che faccia... cosa... oh, sa cosa intendo "
Prima che possa uscire, la mia voce la ferma. "Lily?"
Si volta con sguardo interrogativo. "Chiamami Niall."
Sorride. Si ricompone, e nei suoi occhi comincio a rivedere la sicurezza di quando era entrata.
"Giusto. Ci vediamo, Niall."
Appena esce, mi dico: Oh, sì, ci vediamo eccome.
Mentre controllo la ventiquattrore e mi appresto ad andare all'appuntamento, mi rendo conto che questa attrazione - no, non è una parola abbastanza forte - qursto bisogno che ho di Lilith Margaret Pryms non svanirà tanto facilmente. Posso provare a combatterlo, ma sono solo un uomo, per l'amor di Dio. Se non assecondato, il desiderio di lei potrebbe trasformare il mio ufficio, luogo che amo, in una stanza della tortura per la mia fruatazione sessuale.
Non posso far sì che questo accada.
Perciò ho tre opzioni: posso andarmene. Posso obbligare Lilith ad andarsene. Oppure posso persuarderla a condividere una notte di piacere infinito con me. In modo da toglierci reciprocamente dalla testa, e chi se ne frega delle conseguenze.
Indovinate quale opzione sceglierò?

[Ciao ragazzi! Sono davvero mortificata, non ho pubblicato per un sacco di tempo! Vedrò di farmi perdonare, promesso!❤]

Slow. [Niall Horan]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora