Capitolo 9 - Il rumore del passato.

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Il rumore del passato.

Solo gli inquieti sanno com'è difficile sopravvivere

alla tempesta e non poter vivere senza.”

E. Brontë

Poppy si preparò con cura per la première, indossando un elegante tailleur nero e un paio delle sue scarpe preferite. Legò i capelli in una coda di cavallo alta e sistemò le lunghe ciocche dei suoi capelli a sinistra, così che le scendessero fino all'altezza del seno. Avrebbe preferito di gran lunga mettersi un bell'abito lungo, degno di un tappeto rosso che si rispettasse, ma d'altro canto era nell'assolata Los Angeles per lavorare, dunque decise di mettercela tutta per riacquistare anche solo qualche briciola della sua credibilità lavorativa che era stata senza dubbio messa a durissima prova. Cercò di consolarsi sistemandosi il semplice corsetto nero che indossava sotto la giacca, che si intravedeva appena ma che le esaltava il décolleté prosperoso.

«Uno smoking.» Osservò Logan, rientrando in camera da letto dopo essere stato trattenuto in salotto con la sua stylist, Shai, una simpatica e pittoresca donna sulla quarantina che si era occupata per la prima volta di lui. Poppy lo sbirciò attraverso lo specchio e si compiacque nel constatare quanto fosse sexy e selvaggio allo stesso tempo. Shai aveva scelto per lui uno smoking nero, dalle linee moderne, che fasciava alla perfezione il fisico asciutto e metteva in delizioso risalto le spalle larghe e forti. La ringraziò silenziosamente per la scelta del papillon anziché la cravatta, ripensando a quanto adorasse il primo e tollerasse a malapena l'altra.

«Già.» Poppy si girò verso di lui per osservarlo meglio. Magnifico. Non esisteva un'altra parola per definirlo. «Siamo in due, a quanto pare.»

«Rimani a guardare il film? L'after party ci sarà subito dopo, al No Vacancy.»

«Non se ne parla. Detesto quel posto.»

In parte era vero: il No Vacancy era senz'altro un bel locale ma i ricordi che le faceva riaffiorare alla mente non lo erano altrettanto. Inoltre, Poppy detestava rimanere in mezzo a tante persone, figuriamoci ad una festa durante la quale sarebbero corsi fiumi di alcool, che avrebbe visto giovani attricette da quattro soldi cercare di fare colpo su la gente che contava. Al solo pensiero, Poppy non si trattenne dal roteare gli occhi.

«Ci sei già stata?» Lei non fece in tempo ad annuire che Logan le fu accanto. Le fece appoggiare il piegaciglia che aveva in mano e la attirò a sé, baciandola. La guardò negli occhi e il cuore di Poppy mancò un battito. Le prese il volto tra le mani e l'attirò ancora più a sé per regalarle un bacio sulle labbra che la fece tremare. Era stato casto, veloce e delicato, eppure non poté fare a meno di notare quanto fosse stato lascivo. Adorava il suo essere così perverso senza essere mai volgare. «In ogni caso, immagino che l'importante sia con chi ci vai, no?»

«Se per te non è un problema, tornerò qui e lavorerò per mettermi avanti con il lavoro che mi aspetta a casa. Non posso commettere errori con Erika, sono già appesa ad un filo.»

«Nessun problema.» Rispose, seccato, lasciandola andare. Fu evidente che non era la risposta che si aspettava. Prese dalle tasche dei pantaloni che indossava fino a poco prima e le lanciò le chiavi.

«Mi dispiace.»

«Il lavoro è lavoro.» Aprì l'anta dell'armadio e si sistemò il colletto della camicia guardandosi allo specchio interno. Poppy lo guardò e vide comparire chiaramente sul suo volto la frustrazione ed il nervosismo. «A questo proposito, volevo informarti che le riprese del nuovo film cominceranno molto presto. Un paio di settimane, se tutto andrà bene. Gireremo a Seattle.»

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