Fuga.
“La violenza esercitata su di noi da altri
è spesso meno dolorosa di quella che ci infliggiamo da soli.”
François De La Rochefoucauld
Poppy trasalì violentemente quando sul display del suo smartphone vide apparire il numero di Erika Berstain. La testa la girò vorticosamente, le si seccò la gola e il panico si impadronì di lei. Erano le undici di sera e una telefonata del suo capo a quell'ora significava solo una cosa: guai. Guai enormi, tremendi, che avrebbero avuto ripercussioni per chissà quanto tempo. Non poteva non rispondere. Se non lo avesse fatto, avrebbe dato ad Erika l'ennesimo motivo per odiarla, una nuova opportunità di torturarla o – peggio – l'occasione di licenziarla. Poppy sapeva che il suo gesto, il violento schiaffo ad un attore che doveva intervistare davanti ad una marea di colleghi di riviste rivali, non sarebbe rimasto impunito, eppure non riuscì a non farsi pervadere dal terrore mentre Erika la chiamava. Non fece nemmeno in tempo a rispondere, che lei aveva cominciato ad inveire su di lei.
«Cosa cazzo ti è passato per il cervello, Ellison? Qualunque sia il tuo problema ed è evidente che tu ne abbia molti più di uno, vedi di risolverlo e alla svelta.»
«Erika, mi dispiace.» Riuscì a dire Poppy, avvicinando la bocca al microfono tenendo ben distante il cellulare dall'orecchio. Il suo capo stava urlando così forte, con la voce così isterica che riusciva a provare su se stessa la fitta di dolore alla gola che, sicuramente, stava provando anche lei.
«Me ne fotto se ti dispiace, me ne frego se per farti perdonare striscerai carponi su delle braci ardenti. Quello che hai fatto è inammissibile, imperdonabile e insensato. Cosa diavolo ti ha fatto quel ragazzo? Ti ha sterminato il labrador di famiglia?»
«Non ho scuse.»
«No, infatti.» Erika rimase in silenzio qualche secondo e Poppy intuì che la sfuriata peggiore sarebbe stata quella che le avrebbe fatto abbassando il suo tono tanto da sembrare una semplice chiacchierata informale. «Sai qual è la cosa che mi fa più arrabbiare, Ellison? Dover ammettere che avevo torto su di te, con me stessa. Ci sono poche cose che odio di più di dover tollerare l'idea di aver sbagliato. Una colossale delusione, un abbaglio, ecco cosa sei. Non ti disturbare a tornare.»
A quelle parole, Poppy ebbe un travaso di bile. Il cuore le martellava nel cervello, un'ondata di calore la investì per poi lasciarla congelata a battere i denti. Se avesse perso quell'esiguo residuo di calma che ancora stringeva tra le dita, sarebbe svenuta. Le serviva un piano, un'idea, una scappatoia. Non poteva farsi licenziare, non per quel motivo, non in quel momento. Era la sua occasione e forse l'aveva sputtanata.
«Ho ottenuto un'intervista. Esclusiva.»
«Come hai detto, scusa?»
«Domani sera, senza la sua pubblicista.»
Era una bugia ed era gigantesca. Logan non le aveva concesso un'intervista, ovviamente, e non era sicura che l'avrebbe fatto. Dopo essere tornata a casa, mentre aspettava che Sebastian rincasasse, era entrata nel programma della rivista con le proprie credenziali e aveva cercato il file semivuoto di Logan J. Hunter. Una delle poche informazioni su di lui, oltre ai contatti dei vari pubblicisti, agenti e qualche blanda notizia passata quasi del tutto in sordina, era ben visibile il quasi onnipresente avviso che non vi era alcuna possibilità di ottenere interviste esclusive con riviste non specializzate. In quel momento Poppy non era solo in un guaio. Vi era sommersa e non aveva idea di come fare ad uscirne.
«Fortunata figlia di...» Erika tossì per mascherare l'insulto. Poppy la conosceva abbastanza bene da sapere che l'imprecazione non era rivolta a lei personalmente, sebbene non gradisse che sua madre venisse insultata. Erika aveva l'irritante e sconveniente abitudine di chiamare 'figlio di puttana' chiunque le desse ai nervi e lei era sicuramente una di quelle persone, soprattutto quella sera. «Scusami.» Biascicò, dunque fece una lunga pausa nella quale Poppy, ad occhi chiusi e con il cuore in gola, la immaginò mentre tamburellava la penna sulla sua agenda, intenta a decidere cosa ne avrebbe fatto di lei. Sospirò e bofonchiò indispettita allo stesso tempo. «D'accordo, Ellison. Strike uno. Ci vediamo domani.»

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Effetto Farfalla
ChickLitPoppy era stata senza dubbio un'adolescente con qualche problema di controllo della rabbia, che l'avevano portata a diventare un'adulta consapevole di dover fare ammenda per il proprio passato. L'unica persona che ammette accanto a sé è il fratello...