Capitolo 4 - Invadi il mio spazio

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Da un certo punto in avanti non c'è più modo di tornare indietro.

È quello il punto al quale si deve arrivare.”

Franz Kafka

«Perché? Lascia perdere quello che avevo detto a quella festa. Avresti potuto braccarmi in mille modi diversi accendendo allo stesso modo il mio interesse.»

«Ti ho dato la caccia perché sapevo che volevi essere catturata, gattina.»

Poppy trasalì quando si rese conto della fedele veridicità delle sue parole. Ogni parola, a quel punto, sarebbe stata vana. In piedi, tra le sue gambe aperte, completamente nuda ad eccezione delle scarpe e delle mutandine ancora ai suoi piedi, si chinò a baciarlo. Appoggiò i gomiti sulle sue spalle, finché lui non l'attirò a sé. Fu lei a dar via a quel bacio, ma fu senza dubbio Logan a condurlo, prendendo il mento di Poppy tra le dita e costringendola a muoversi secondo il ritmo che a lui aggradava, che a lui piaceva e dal quale lui traeva soddisfazione. Non le lasciava alcuna scelta ma ben presto Poppy scoprì che era quello che voleva. Soddisfarlo, dargli piacere, assecondare ogni suo desiderio. Era così che sapeva di poter trarre maggiore soddisfazione anche per sé, mentre lui desiderava il contrario. Due perfette metà di una mela. Poppy annusò il pericolo nella poca aria che li separava e avrebbe voluto avere il coraggio di fermarlo e ribadirgli quanto avesse avuto bisogno di parlarne con lui, stabilire qualche limite, tracciare qualche confine, ma Logan non sembrava affatto dello stesso avviso e, infine, si lasciò andare a lui. La trascinò con ferma delicatezza sul letto di cuscini e la fece inginocchiare, rimanendole di spalle.

«Respira, Poppy.»

«Lo sto facendo.» Mentì. Lo faceva a fatica. Guardava il suo petto alzarsi e scendere ad una velocità innaturale, mentre aspettava la sua prossima mossa. Era un salto nel vuoto, adrenalinico, eccitante.

«Non parlare.»

Poppy rabbrividì per l'eccitazione che le provocò quell'ordine ma si girò comunque per rivolgergli un'occhiataccia, alzando il sopracciglio per fargli intendere che una cosa simile, per lei, era inammissibile. Lo era, nella vita reale, ma in quel momento, in quella circostanza... il suo era solo un tentativo per costringersi a non perdere di vista il suo prepotente ego. Per Poppy, la sfida – qualsiasi sfida – era il pane quotidiano con il quale si nutriva con avidità. Non ce l'avrebbe fatta nemmeno se lo avesse davvero voluto a reprimere il suo istinto di difendere la propria integrità. Lui non sembrò affatto colpito dal suo piccolo moto di ribellione ma, anzi, ne sembrò soddisfatto. In fondo lei stava ubbidendo e lui impartendole comandi ai quali lei rispondeva con prontezza: le regole di quel gioco erano rispettate da entrambi. La fece girare di nuovo, inginocchiandosi dietro di lei per poi spostarle i lunghi capelli di lato e tracciare una scia di baci dal collo alla spalla. Le accarezzò le braccia più volte, finché non le strinse i polsi tra le mani e glieli unì insieme dietro la schiena, con un gesto inaspettatamente brusco che la fece barcollare. Era già cominciato il loro gioco, ma fu lampante il momento in cui Logan entrò totalmente nella sua parte e allo stesso modo lo fece Poppy, che nello spazio di un istante si ritrovò a sentirsi disarmata e sotto la sua volontà. Logan impiegò appena una manciata di secondi ad annodare il scivoloso laccio di seta intorno ai suoi polsi, che prontamente si chinò a baciare e dunque ad accarezzare con i polpastrelli. Logan era senza dubbio dominante, intransigente e meticoloso nelle sue azioni, ma era anche più che innegabilmente delicato e rassicurante nei suoi confronti. Poppy trasalì comunque, ma amava la psicologia di quei gesti e il significato che attribuiva loro. Questo, però, non le impedì di sentirsi profondamente a disagio, soprattutto perché dalla sua fessura avvertì distintamente un rivolo di umori scenderle lungo la pelle sensibile delle cosce, sfiorata dal vento umido della sera. Pensando al momento nel quale lui se ne sarebbe accorto, e sarebbe successo, Poppy arrossì violentemente, sentendosi una dodicenne al primo scambio di sguardi con il ragazzo che le piace. Sospirò sonoramente, gemendo frustrata per via di come non riuscisse in alcun modo a gestire né il proprio corpo, né tanto meno le proprie emozioni.

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