Capitolo 10 - Domino

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"Ti faccio spazio dentro di me,
in questo incrocio di sguardi
che riassume milioni di attimi e di parole."

- Pablo Neruda

Poppy rimase a lungo ferma a guardare sua madre mentre finiva la sua giornaliera lezione di yoga. Snella, alta ed incredibilmente soda per la sua età, Theresa sembrava concentratissima nell'eseguire ogni figura. Solo quando ebbe finito e dopo aver salutato il suo maestro personale, si avvicinò a Poppy e si stese al suo fianco su una sdraio di legno.

«Ho guardato il video della tua intervista sul sito della rivista, Bill mi ha finalmente mostrato come si usa quel dannato tablet. Ho fatto anche qualche foto.»

«Abbiamo un hacker in famiglia, allora.»

«Sembravi davvero molto professionale.»

«Grazie.» Rispose Poppy, fingendo di non notare nelle parole di sua madre una certa sorpresa, come se fosse stupita e meravigliata dal fatto che sua figlia avesse un lavoro vero.

«Lui ti guarda come se volesse mangiarti.»

«Mamma!» Poppy si irrigidì e un brivido le percorse la schiena malgrado fosse un serata calda, il tramonto imporporava il cielo e tutto il paesaggio che si estendeva a perdita d'occhio intorno alla tenuta degli Ellison nel Connecticut, residenza dove sua madre preferiva passare il proprio tempo durante le afose giornate estive, lo stesso luogo che Poppy aveva odiato più di ogni altro. «Come mai siamo qui stasera?»

Poppy se lo era domandato più volte da quando sua madre l'aveva invitata a cena con così poco preavviso. Di solito Theresa invitava lei e Sebastian con un anticipo di almeno una settimana per essere sicura che accettassero, ma quella volta non fu così. Poppy aveva accettato e garantito la sua presenza, stranamente di buonumore. Aveva indossato un vestito bianco, accollato, abbastanza casto da farle ricevere dalla madre un sorriso compiaciuto, che si trasformò in orgoglio quando notò gli orecchini di perle che Poppy aveva scelto tra la sua collezione, tutti regali di Theresa.

«Sebastian non è ancora arrivato. Ha detto che tarderà.» Poppy controllò per l'ennesima volta il cellulare, invano. Suo fratello era sempre più distante da lei e il dubbio circa il perché di questo suo improvviso e anomalo cambiamento le strinse lo stomaco. Alzò le spalle per non allarmare anche Theresa, ma Poppy era certa che fosse nei pasticci. Lo sentiva nel sangue che le pulsava nelle vene ad ogni battito del suo cuore. «Non vi vedo mai. Avevo voglia di passare un po' di tempo con i miei figli, è tanto strano?»

«No.»

Poppy si scoprì stranamente accondiscendente quella sera. Sua madre le aveva fornito già diverse volte l'occasione di controbattere, ma aveva lasciato correre. Non voleva che niente le rovinasse il ricordo vivido di ciò che aveva vissuto con Logan meno di un giorno prima. Al solo pensiero, rabbrividì di nuovo e sentì il bisogno di accavallare le gambe. Non aveva mai vissuto niente del genere prima di allora, nemmeno lontanamente equiparabile a ciò che lui le aveva dato e, soprattutto, ciò che lui le aveva permesso di dare. Pensò ai suoi baci, alle loro dita intrecciate, alla sensazione della sua pelle contro la propria. Chiuse gli occhi e sorrise. Quello che lei e Logan avevano fatto era stato molto simile al fare l'amore. O almeno così pensava.

«Tesoro?» La voce squillante di Theresa interruppe la sua piccola parentesi beata.

«Scusa. Pensavo a una cosa. Dicevi?»

«Logan. Parlavo di Logan. Ti tratta come si deve?»

«Sì, certo.»

«Dimmi di lui. È gentile con te? È galante?» Poppy guardò sua madre per cercare di indovinare dove stesse cercando di andare a parare. In realtà, lo sospettava, ma sperava di sbagliarsi. Ovviamente, non fu esaudita. «Ti rispetta?»

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